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CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

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natura stessa di particelle come gli elettroni, che si comportano tanto come onde<br />

che come corpuscoli, dando origine a manifestazioni che sono incomprensibili<br />

se analizzate con il linguaggio e con i metodi usati per il mondo macroscopico.<br />

Con tutto ciò si arrivava alla dissoluzione del determinismo causale di Laplace<br />

Come è noto, Laplace postulava la possibilità di un demone onnisciente in grado<br />

di calcolare in linea di principio tutte le qualità degli eventi passati e futuri<br />

conoscendo in modo completo lo stato di cose presente. Il caso è semplicemente,<br />

in questa prospettiva, l’ignoranza delle cause. Dopo Heisenberg invece il caso<br />

diventa un ingrediente ineliminabile della realtà stessa. In tutte le scienze<br />

emergenti, dalla sociologia alla biologia molecolare, leggi probabilistiche e<br />

statistiche sostituivano le leggi deterministiche, che si potevano in ogni caso<br />

presentare come casi limite delle prime.<br />

A quasi un secolo di distanza da quella che pareva una crisi irreversibile<br />

siamo in grado di fare un quadro della situazione piuttosto diverso da quello<br />

pronosticato da Russell e condiviso dai neopositivisti. Da un lato l’ attuazione<br />

del programma fiscalista sembra oggi addirittura più remota di quanto fosse ai<br />

tempi di Russell, e questo soprattutto per l’enorme rilievo che hanno assunto le<br />

scienze umano­sociali. Dall’altro è un fatto che gli scienziati, fisici compresi,<br />

non hanno certo abbandonato il linguaggio causale nell’ attività di ricerca e<br />

dell’esposizione ufficiale dei loro risultati. I medici continuano a parlare di<br />

eziologia delle malattie, e a fare della ricerca della cause di queste il loro<br />

obiettivo fondamentale (una buona diagnosi è per tutti una questione di vita o di<br />

morte) e anche i fisici usano un gergo causale, anche se in modo più implicito<br />

che esplicito. Si pensi infatti che la maggior parte dei verbi transitivi attivi<br />

(“urtare”,”espellere”, “distruggere” ecc.) sono essenzialmente verbi di<br />

causazione in quanto descrivono un determinato rapporto tra evento causante ed<br />

evento causato. Anche nell’ipotesi che si possa eliminare il gergo causale dalla

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