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CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

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mappe, cioè rappresentazioni non­linguistiche della realtà. Si tratta sempre di<br />

un allontanamento dalla concezione neopositivista in quanto le teorie e le leggi<br />

cessano di essere entità linguistiche e la spiegazione cessa di essere un tipo<br />

particolare di ragionamento. L’epistemologo ora non si occupa di ricostruire<br />

razionalmente entro un linguaggio ideale i risultati della scienza, ma si occupa<br />

del modo effettivo in cui gli scienziati giocano il gioco della scienza. è chiaro<br />

allora che anche la dicotomia tra contesto della scoperta e contesto della<br />

giustificazione viene sostanzialmente superata, e parallelamente viene meno la<br />

distinzione (cara soprattutto a Popper) tra metodologia descrittiva e metodologia<br />

normativa. Cade la distinzione netta tra epistemologia, psicologia della scoperta,<br />

storia della scienza e sociologia della scienza.<br />

Questo diverso orientamento, che era minoritario negli anni ‘50, guadagnò<br />

lentamente terreno, fino a diventare dominante negli anni ‘70 e ‘80. In mancanza<br />

di un termine preciso, lo si è chiamato postpositivismo o, meno bene, “nuova<br />

filosofia della scienza”. La popolarità arrivò sull’onda di un fortunato libro,<br />

“La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, il cui autore, Thomas Kuhn, era,<br />

significativamente, uno storico della scienza prestato alla filosofia. Kuhn aveva<br />

studiato per anni la rivoluzione copernica e si era convinto che il modo in cui si è<br />

passati dalla concezione tolemaica del mondo a quella copernicana<br />

esemplificava uno schema di sviluppo che si applicava allo sviluppo di tutte le<br />

scienze indistintamente . Lo schema di sviluppo consiste in questo. La comunità<br />

scientifica normalmente condivide in modo più o meno conscio un linguaggio<br />

(inteso come insieme di regole per l’uso dei termini) e un insieme di pregiudizi,<br />

dogmi, opinioni ereditate, che Kuhn non chiama teoria ma paradigma. L’attività<br />

ordinaria degli scienziati consiste nella soluzione di rompicapi (puzzles) che<br />

vengono generati dall’ impiego del paradigma stesso. Questa attività è chiamata<br />

da Kuhn scienza normale.

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