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CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

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II. LA SVOLTA RELATIVISTICA E IL PROBLEMA DEL REALISMO.<br />

§1. Negli anni ’50 il positivismo logico dominava incontrastato le università di<br />

tutti i paesi di lingua inglese. Allo stesso modo in cui si usa indicare per il<br />

neopositivismo una data di nascita si potrebbe indicare una data di morte: in tal<br />

caso una scelta appropriata sarebbe il 1970 (anno della scomparsa di Carnap). La<br />

verità è che il neopositivismo non è morto perché è stato superato da altre<br />

correnti più agguerrite o perché è”passato di moda”, come accaduto p.es. al<br />

marxismo o all’esistenzialismo. Il fatto è che per svariati motivi i suoi stessi<br />

esponenti hanno smesso di accettare per sé questa etichetta. Ricordiamo che per<br />

i neopositivisti la filosofia non è un sistema di idee ma un’attività, e che tale<br />

attività portava i neopositivisti a rimettere in discussione spregiudicatamente i<br />

presupposti di base. Alla fine le divergenze su questi presupposti erano divenute<br />

troppo ampie perché si potesse parlare di un movimento di pensiero unitario,<br />

anche se estremamente articolato.<br />

Alcuni di questi presupposti condivisi sono già stati indicati in alcune di quelle<br />

opposizioni concettuali a cui si è già accennato e che venivano accettate come, in<br />

un certo senso, autoevidenti: la distinzione analitico­sintetico, la distinzione<br />

osservativo­teorico, la distinzione tra contesto della scoperta e contesto della<br />

giustificazione. Per quanto riguarda la prima va osservato che W.v.O.Quine in<br />

“Due dogmi dell’empirsimo” (1946), pur ponendosi come il collega Nelson<br />

Goodman nel solco del neopositivismo, criticava l’adesione dei positivisti logici<br />

a due “non empirici dogmi dell’empirismo”: questi dogmi erano il riduzionismo<br />

(la tesi per cui ciò che è significante è riconducibile a qualcosa che deriva

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