CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 20102011
CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 20102011
CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 20102011
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capire i fenomeni umanosociali senza una certa dose di empatia (il “mettersi nei<br />
panni degli altri”). A questo punto però si può fare a meno della spiegazione<br />
mediante leggi e puntare esclusivamente sulla comprensione dei fenomeni<br />
(Verstehen contrapposto a Erklaren).<br />
Nell’800 la distinzione tra spiegazione mediante leggi e comprensione è stata<br />
più volte teorizzata insieme alla distinzione tra scienze nomotetiche (come le<br />
scienze naturali) e scienze idiografiche (come la storiografia) che hanno come<br />
obiettivo la descrizione esauriente di fatti, o complessi di fatti, che hanno una<br />
loro fisionomia irripetibile e pertanto non possono essere soggetti a leggi. Se è<br />
difficile trovare due individui che hanno malattie simili in circostanze simili (si<br />
pensi che ci sono malattie, p.es. allergie rarissime, che colpiscono solo poche<br />
persone al mondo) a maggior ragione sarà difficile trovare situazioni storiche<br />
simili in cui accadono eventi simili (p.es. guerre o rivoluzioni). Si è a volte detto<br />
che la Rivoluzione Russa del '900 è simile a quella Francese del '700, ma è più<br />
facile trovare delle differenze tra i due fenomeni che non dei tratti comuni. Se<br />
poi dico, per esempio, “Luigi XIV morì impopolare perché fece una politica<br />
nociva per gli interessi nazionali” dove si può trovare una legge che funziona<br />
come spiegazione del fatto che Luigi XIV morì impopolare? Dovrei trovare casi<br />
simili nella storia, ma di fatto di simile a Luigi XIV c’è solo Luigi XIV.<br />
Secondo il filosofo della storia W.Dray lo schema di Hempel non si applica alle<br />
scienze umane: a suo giudizio una certa azione umana o politica si spiega solo<br />
facendo vedere che nelle date circostanze era la cosa più razionale da fare.<br />
G.H. Von Wright ha pure insistito sul fatto che il comportamento intenzionale<br />
o finalistico va compreso con metodi diversi da quelli che fanno ricorso a leggi<br />
associative o causali. Quello che von Wright chiama “sillogismo pratico” (non<br />
riducibile a schemi di ragionamento deduttivo o induttivo) ha questa forma:<br />
x intende provocare E<br />
x ritiene di non poter provocare E se non fa l’azione A<br />
x si dispone a fare A<br />
Secondo von Wright la conclusione descrive un fatto che si può conoscere solo<br />
comprendendo le intenzioni di x , e questo non si può conseguire con la semplice