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Imp. Di Guardo

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non aveva mai saputo chi fosse suo padre. La nonna e i parenti<br />

che vivevano a Misterbianco avevano fatto di tutto per tenerlo<br />

lontano da quel mondo e garantirgli una vita serena. La sua<br />

vita scorreva uguale in tutto e per tutto a quella dei suoi coetanei:<br />

la scuola, il lavoro, una fidanzatina, gli amici e qualche<br />

serata in discoteca.<br />

La sera del 16 febbraio Giuseppe era in piazza assieme ai<br />

suoi amici. D’improvviso arrivò un’auto con un lampeggiatore<br />

sul tettuccio. A bordo c’erano alcuni uomini. Brutte facce, avrebbero<br />

detto poi gli amici di Giuseppe. Saltavano giù dalla vettura,<br />

dirigendosi verso il gruppetto di ragazzi. Avevano modi sin<br />

troppo spicci. Chiesero i documenti: “Siamo poliziotti – dicono<br />

– questo è un controllo. Dateci i documenti se no va a finir<br />

male…” Quando ebbero in mano la carta d’identità di Giuseppe,<br />

si fermarono di colpo. Chiamarono il ragazzo, che si avvicinò<br />

senza sospettare nulla. In un attimo lo caricarono in macchina<br />

e partirono sgommando. Fu l’ultima volta che qualcuno vide<br />

Giuseppe Torre.<br />

Il rapimento di Giuseppe scosse il paese; una settimana dopo,<br />

a Misterbianco, accadde ciò che sino a poco tempo prima nessuno<br />

avrebbe previsto.<br />

Dopo la catena di delitti che aveva insanguinato il paese e<br />

dopo il rapimento di Giuseppe Torre, andai in televisione.<br />

“Misterbianco è ormai diventata una macelleria umana – dissi<br />

ai microfoni di Teletna – nessuno può più far finta di niente e<br />

restare a guardare”.<br />

Le stesse cose cominciava a dirle il parroco Giovanni Condorelli.<br />

Non entravo da tantissimi anni in parrocchia. Ci andai una<br />

sera, dopo un colloquio telefonico con padre Condorelli. Da<br />

quell’incontro uscimmo entrambi col convincimento che bisognava<br />

tentare quello che sembrava impossibile: chiedere ai<br />

misterbianchesi di scendere in piazza.<br />

La prima risposta arrivò subito dai giovani. La rassegnazione,<br />

l’abulia e la paura vennero spazzate via d’un sol colpo.<br />

La sera del 22 febbraio quattromila persone scesero in piaz-<br />

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