Imp. Di Guardo

ma come si fa ad amministrare una città di 50 mila abitanti con
degli analfabeti? Io gli ho detto: oggi fare il consigliere comunale
non è un servizio civile, ma una professione. Chi lo fa “pensa
alla famiglia”, non al comune. Tutti a Misterbianco si sono adattati
a pensare alla famiglia. È la regola principe: fatti gli affari
tuoi. Il bene pubblico proprio è uno sconosciuto. Meglio obbedire
a chi può fare il bello e il cattivo tempo”.
“E a Misterbianco chi è che ha fatto il bello e il cattivo
tempo?”
“Lo faceva il segretario della democrazia cristiana Paolo
Arena. Il sindaco Saglimbene contava niente. Era Arena a piazzare
i suoi uomini nei posti chiave: capo dei vigili urbani, assessore
all’istruzione, allo sviluppo economico”.
“Lo sviluppo economico. E quale sviluppo economico c’è
in una delle province più depresse d’Italia?”
“Come si vede che lei delle nostre faccende ne sa proprio
poco. L’assessore allo sviluppo economico controlla le licenze
commerciali e industriali e la zona industriale di Misterbianco
non è uno scherzo, vi circolano migliaia di miliardi. Abbiamo
nove banche a Misterbianco. Quanto al capo dei vigili urbani,
si disinteressa totalmente del traffico, dell’igiene, ma può controllare
gli ambulanti, concedere l’uso del suolo pubblico ai
privati, chiudere un occhio sui sopralzi delle case, non vedere
che in un mercatino la gente fa i bisogni nei sacchetti di plastica.
L’amministrazione non amministra ma cerca voti per poter
fare affari. E così è arrivata al quaranta per cento ai democristiani
e al quarantotto con i socialisti”.
“Lei dice che si guadagnano voti con il malgoverno?”
“Sì. Con il malgoverno che però produce clientele. Per esempio
si mettono in lista cinque medici di quelli che hanno dai
1.500 ai 2.000 clienti. Vogliono far carriera nelle USL? Procurino
i voti. Non è poi così difficile: chi è l’assistito che nega il
voto al suo medico? E dove non bastano le clientele interviene
la mafia”.
“Lei dice che nell’amministrazione c’erano dei mafiosi?”
“Mi lasci andare con ordine. Le dicevo che l’amministra-
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