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Imp. Di Guardo

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frendo improbabili accordi di tipo consociativo. Una situazione<br />

che, se non fosse stata tragica, sarebbe potuta apparire grottesca.<br />

Presi la parola. L’aula ammutolì improvvisamente. La tensione<br />

salì alle stelle.<br />

“Avevo definito Paolo Arena una sorta di apprendista stregone<br />

– dissi – Avevo detto che le posizioni e i giudizi espressi<br />

dall’on. Nino Drago erano un tentativo cinico di speculazione<br />

su un fatto drammaticamente inquietante. Un pentito ci fa sapere<br />

adesso che la situazione di Misterbianco è molto più grave.<br />

Non si parla più di rapporti poco chiari, di atti di malgoverno,<br />

Saitta ci dice che Paolo Arena era addirittura un uomo politico<br />

‘vicino’ al potente capomafia Giuseppe Pulvirenti… altro<br />

che vittima della mafia”.<br />

“Non abbiamo partecipato ai funerali del segretario della<br />

Dc – dissi – perché volevamo alzare un argine, elevare una<br />

linea di demarcazione con il vecchio sistema. Volevamo dare<br />

un segnale preciso per dimostrare che una parte di Misterbianco<br />

era consapevole che il comune era ormai divenuto ostaggio<br />

della mafia e non voleva far finta di nulla”.<br />

Denunciai anche i metodi di gestione sui quali si reggeva il<br />

“comitato d’affari” e alcuni casi scandalosi.<br />

<strong>Di</strong> fronte all’enorme pioggia di miliardi che la regione faceva<br />

confluire su Misterbianco, il comune si rivolgeva sempre<br />

allo stesso indirizzo per la stesura dei progetti: lo studio dell’ingegnere<br />

Giovanni Micale, fratello di un ex sindaco democristiano<br />

di Catania, legato a doppio filo alla corrente di Drago.<br />

Nello studio Micale arrivavano progetti per miliardi che<br />

fruttavano parcelle dorate.<br />

Le scuole del paese erano spesso preda del fuoco e dei vandali.<br />

Ripetuti gli incendi alla scuola media Don Milani con scritte<br />

minacciose sui muri. Finì tutto quando il comune decise di<br />

affidarne la sorveglianza alla Vigilnot Trinacria, un istituto di<br />

vigilanza privata che, per il servizio, incassava un milione al<br />

giorno. La Vigilnot Trinacria era una ditta alla quale, evidentemente,<br />

portava una gran fortuna l’assessore Giuseppe Zappalà.<br />

Dopo l’attentato alla Don Milani, assumeva il servizio di vigi-<br />

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