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Imp. Di Guardo

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Era il mese di febbraio. Mio padre era venuto ad informarsi<br />

sul mio rendimento. Ci avevano assegnato una piccola versione<br />

dal latino, ma prima di entrare in classe la mia penna si era<br />

rotta e l’inchiostro si era versato imbrattando l’interno della<br />

tasca e le mani. Quando il professore mi chiese di portare il<br />

compito per mostrarlo a mio padre, il foglio era occupato da<br />

una enorme macchia. Venni umiliato davanti a tutta la classe,<br />

ma, cosa peggiore, davanti a mio padre. Tornai a casa e dissi a<br />

mia madre – cercando di prevenire la collera di mio padre –<br />

che dal giorno seguente non avrei più messo piede a scuola.<br />

Quando la notizia arrivò alle orecchie di mio padre, devo<br />

dire che non sembrò molto contrariato. Aveva un’azienda agricola,<br />

vedeva un futuro nel lavoro in agricoltura e sono certo<br />

che fu ben felice di dirmi che dal giorno seguente sarei andato<br />

a lavorare nei campi con lui. Gli altri miei fratelli proseguirono<br />

gli studi, io invece iniziai la mia nuova attività.<br />

Il mio primo incarico fu quello di aiutare mio padre a travasare<br />

il vino dalle botti. Avevo poco più di dieci anni. Quel giorno<br />

non si chiuse solo la mia esperienza scolastica, ma si chiuse<br />

definitivamente la mia infanzia.<br />

In campagna non si può giocare, non si può scherzare. Se<br />

non si lavora con serietà, anche sulle piccole cose, la famiglia<br />

può subire danni anche gravi. Vale sempre il principio di fondo<br />

che prima si lavora e poi si mangia.<br />

A metà degli anni Cinquanta Misterbianco era ancora un<br />

centro agricolo. Non c’erano le grandi aziende giù nella vallata.<br />

Dove oggi sorgono i grandi capannoni delle imprese commerciali<br />

vi erano solo campi e vigneti.<br />

La stessa struttura delle case era diversa da quella che siamo<br />

abituati a vedere oggi. La casa era un centro del tutto autosufficiente.<br />

Ogni abitazione aveva un proprio forno per cuocere il<br />

pane, un pollaio e una stalla che serviva a ricoverare non solo i<br />

muli e i cavalli, ma spesso anche la capra per il latte e il maiale<br />

che veniva poi macellato a fine anno. Il pollaio produceva le<br />

uova e il pollame per la famiglia, le eccedenze venivano vendute.<br />

Si allevavano i tacchini, le anatre e i maiali che venivano poi<br />

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