Imp. Di Guardo

iuscita con la candidatura del professore Caudullo, riuscì a
pieno nella campagna elettorale del ’90. La Dc presentò nelle
sue liste cinque giovani medici, che spopolarono grazie al voto
dei loro assistiti: un episodio che la dice lunga su come fosse
cambiata la coscienza di questo paese.
In quegli anni il Pci a Misterbianco, come ad Adrano e
Biancavilla (il cosiddetto “triangolo rosso” della provincia di
Catania), governava quasi da solo. Alle elezioni sfiorava il 60
per cento dei consensi. Una percentuale che permetteva oltre
che la guida delle amministrazioni locali, l’elezione di un
Senatore.
Una forza d’urto che non si traduceva, però, in capacità
amministrativa. Il governo del comune non serviva tanto ad
amministrare quanto a fare forte il Pci “avanguardia dei lavoratori”.
Migliorare la qualità della vita quotidiana, offrire i
servizi ai cittadini erano problemi secondari.
Paradossalmente era proprio la minoranza di centrodestra
a rimproverare all’amministrazione la sua incapacità a governare
la città.
L’illuminazione pubblica era carente (sarebbe stata completata
solo nel 1980). Non vi erano scuole, le fognature inesistenti,
gran parte delle vie del paese erano a fondo naturale,
verranno sistemate solo alla fine degli anni Sessanta grazie ai
“cantieri scuola”.
Quando, nel corso di una seduta, un consigliere di opposizione
si alzò per denunciare questi problemi drammatici, la
risposta dell’amministrazione, per bocca di un anziano mezzadro,
fu netta e folle al tempo stesso: “potete parlare quanto
volete. Siamo forti e forti resteremo…”
Bisogna ricordare che il livello del personale politico in
consiglio comunale era assai basso. Il Pci aveva selezionato un
gruppo di uomini certamente onesti, dotati di una fortissima
carica morale, ma assolutamente sprovvisti di strumenti culturali
e amministrativi. Il risultato finale fu l’affidarsi per ogni
cosa ad un piccolo burocrate che, in breve tempo, divenne un
personaggio potentissimo in paese.
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