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Imp. Di Guardo

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LO STATO A MISTERBIANCO<br />

Il 17 novembre, a due giorni dall’incontro con Bocca, il<br />

telefono squillò di buon mattino. All’altro capo il mio amico<br />

Carmelo D’Urso, vicesindaco di Riposto. “Sei su ‘La Repubblica’<br />

– mi gridò – c’è la tua intervista a Giorgio Bocca… L’ho<br />

sentito alla radio stamattina”.<br />

Andai di corsa dal giornalaio sotto casa. “Non date del martire<br />

a quel Dc assassinato”. Era il titolo dell’intervista di Giorgio<br />

Bocca che “La Repubblica” pubblicava quel giorno su un’intera<br />

pagina.<br />

Restai allibito.<br />

Lessi la pagina tutto d’un fiato. Raccontati come solo un<br />

grande giornalista sa fare, ritrovavo le parole, le considerazioni,<br />

i fatti che confusamente avevo riferito a Bocca nel suo studio<br />

a Milano.<br />

Con quell’intervista diventai “famoso”. I giornalisti delle<br />

testate locali, che prima mi avevano snobbato, fecero a gara<br />

per intervistarmi. Ricevetti telefonate dalle redazioni di quotidiani<br />

e settimanali nazionali. Vennero a trovarmi Bianca<br />

Stancanelli di “Panorama”, Sandro Acciari de “L’Espresso”,<br />

Michele Gambino di “Avvenimenti”. Conobbi Sandro Ruotolo<br />

e l’equipe di Samarcanda che realizzarono, lavorando per una<br />

settimana, un’intera puntata su Misterbianco.<br />

Misterbianco divenne un caso nazionale.<br />

Cinque giorni dopo, il prefetto di Catania Domenico Salazar<br />

firmava il decreto di sospensione del consiglio comunale di<br />

Misterbianco e nominava i tre commissari che dovevano gestire<br />

il comune per 18 mesi.<br />

Era un provvedimento atteso e temuto. La manovra, portata<br />

avanti dalla Dc e dal Psi, per cercare di ricondurre tutto ad una<br />

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