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Imp. Di Guardo

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UN ANNO SULLA POLTRONA DI SINDACO<br />

Mi limito alle cose essenziali:<br />

la libertà per essere uomo<br />

la povertà per essere libero.<br />

Pedro Maria Casaldaliga<br />

Nel 1988 fui eletto sindaco. Dopo anni di dura opposizione,<br />

ora toccava a noi.<br />

Il centrosinistra, bloccato da interessi personali e da una serie<br />

di veti incrociati, non riusciva più a tirare avanti: il gruppo<br />

socialista, continuamente spaccato per l’insaziabile fame di<br />

potere dei consiglieri, diventava sempre più inaffidabile; quello<br />

democristiano, altrettanto rissoso, restava unito solo grazie<br />

alla forza del suo segretario politico.<br />

Prima ancora di nascere, le giunte entravano in crisi. Si era<br />

giunti all’assoluta paralisi.<br />

La presenza dell’agguerrita opposizione comunista costituiva<br />

un ulteriore elemento di grave disturbo. Fu anche per questo<br />

che la Dc decise di allargare al Pci la maggioranza nella<br />

speranza di coinvolgerlo e di far tacere quella voce troppo fragorosa.<br />

Ciò non sarebbe accaduto e, di conseguenza, la mia giunta<br />

avrebbe avuto una vita breve e difficile.<br />

Alla fine dell’87 arrivò, da parte del segretario della Dc Paolo<br />

Arena, la proposta di un’alleanza di governo. La prima reazione<br />

fu quella di respingerla in blocco. Eravamo ancora scottati<br />

dall’esperienza del 1985, quando il mancato rispetto degli accordi<br />

da parte della Dc aveva portato al fallimento della<br />

sindacatura della compagna Josè Calabrò.<br />

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