Imp. Di Guardo
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In sezione, in breve, però, l’orientamento mio e della maggioranza<br />
dei compagni si spostò verso un atteggiamento favorevole<br />
a verificare la possibilità di entrare in giunta su un preciso<br />
programma di governo.<br />
L’orientamento nazionale era quello di realizzare giunte e<br />
governi di programma; vi era poi una sorta di senso di responsabilità<br />
nei confronti della cittadinanza che nelle ultime elezioni<br />
dell’85 aveva portato il Pci ad essere il partito di maggioranza<br />
relativa. “Non possiamo abdicare al ruolo che la gente ci<br />
ha assegnato votandoci”, dicevamo in sezione. Infine la convinzione<br />
che bastasse entrare a far parte di un’amministrazione<br />
per risolvere in modo quasi taumaturgico i problemi del paese<br />
e affermare, nel contempo, esigenze di cambiamento.<br />
Avanzammo la proposta di una giunta di “salute pubblica”<br />
che vedesse insieme tutte le forze democratiche su un programma<br />
che doveva affrontare le tre principali emergenze del comune:<br />
la mancanza d’acqua, il blocco dei progetti davanti alla<br />
commissione edilizia e la carenza del servizio di nettezza urbana.<br />
Chiedemmo anche la guida del comune.<br />
Il Psi, capeggiato da Filippo Santoro, al quale in precedenza<br />
la Dc aveva promesso la sindacatura, si chiamò fuori.<br />
La votazione per l’elezione del sindaco, tenutasi la sera del<br />
26 febbraio, fu strana. Una sorta di plebiscito. Votarono per me<br />
non solo i consiglieri della maggioranza, ma anche quelli del<br />
Psi.<br />
Credo di essere stato il sindaco eletto con più voti nella storia<br />
del consiglio comunale di Misterbianco.<br />
Il primo impatto fu traumatico. Al mio insediamento trovai<br />
ad attendermi una situazione al limite dell’incredibile.<br />
L’ufficio del sindaco era la rappresentazione fisica di cosa<br />
fosse la politica nel paese di Misterbianco. Un grande stanzone<br />
al piano rialzato. Un locale squallido, le pareti sporche. L’arredamento<br />
era costituito da una scrivania traballante e da alcune<br />
sedie di finta pelle che pendeva a brandelli lasciando libera<br />
l’imbottitura. In un angolo un vecchio tavolo che doveva servire<br />
ad ospitare le riunioni della giunta. La stanza poteva appa-<br />
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