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Imp. Di Guardo

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momento. <strong>Di</strong> fronte alla morte ciascuno di noi è dominato da<br />

un sentimento di rispetto. Quando mi alzai sapevo bene che<br />

avrei ferito delle persone, ma non potevo fare diversamente<br />

dopo aver visto cosa stava accadendo, dopo aver letto le dichiarazioni<br />

di Drago. Sulla morte di Paolo Arena la Dc aveva<br />

innescato un’operazione assolutamente priva di scrupoli che<br />

non poteva passare sotto silenzio.<br />

Mi trovai ad un bivio. Dovevo scegliere se accettare di ritirarmi<br />

all’interno del coro o parlare, andando incontro a tutte le<br />

conseguenze, anche le più estreme.<br />

Prima di alzarmi per prendere la parola ero già in un bagno<br />

di sudore. Avevo una grande paura. Sapevo che avrei parlato<br />

da solo e che avrei avuto tutti contro, che sarei stato accusato<br />

di essere un profanatore, un essere spregevole che non aveva<br />

pietà neppure dei morti. Avevo paura, ma parlai lo stesso. “Le<br />

dichiarazioni che ho letto sui giornali e quelle che ho sentito in<br />

aula – dissi – sono una vera e propria mistificazione. Non è<br />

questa la verità, il mio paese ha bisogno invece di verità…”<br />

<strong>Di</strong>ssi che Paolo Arena non si era opposto alla criminalità organizzata<br />

e alla mafia. Anzi, con il suo comportamento politico,<br />

aveva diffuso l’humus sul quale si era sviluppata la presenza<br />

mafiosa. Non era un caso che l’infiltrazione mafiosa a Misterbianco<br />

fosse stata direttamente proporzionale alla crescita del<br />

peso politico della Democrazia Cristiana, guidata proprio da<br />

Paolo Arena e che, nel momento in cui il potere della Dc, alimentato<br />

da oltre 9.000 voti, era al culmine, la mafia mostrava<br />

la sua forza.<br />

Subito dopo le ultime elezioni amministrative avevo denunciato<br />

da quegli stessi banchi che la mafia aveva ormai eletto<br />

suoi esponenti nel consiglio comunale. Adesso il delitto Arena<br />

era la tragica prova di questa presenza. <strong>Di</strong>ssi che il sistema di<br />

potere guidato da Paolo Arena si era reso responsabile di una<br />

serie di atti di criminalità amministrativa che avevano aperto<br />

le porte alla mafia. “Cosa Nostra è come un avvoltoio”, spiegai,<br />

“che volteggia su una pianura e scende in picchiata solo<br />

quando scorge una carcassa in putrefazione”. Arena e i suoi<br />

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