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ispirato all’idea di Rubbia, hanno realizzato i primi<br />

impianti termodinamici e prodotto dei<br />

rivestimenti, a base di f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>i, da impiegare in<br />

qualità di assorbitori di radiazione solare a bassa<br />

emissività e capaci di resistere ad alta temperatura.<br />

Questi coating ricoprono <strong>il</strong> tubo ricevitore degli<br />

impianti solari a concentrazione parabolica in cui<br />

circola <strong>il</strong> fluido termovettore che, grazie a tali<br />

rivestimenti, raggiunge una temperature di 550 °C,<br />

una caratteristica unica del brevetto italiano nel<br />

settore. La tecnologia messa punto dall’Enea è<br />

stata successivamente trasferita sul mercato grazie<br />

ad Archimede Solar Energy (Ase), azienda del<br />

Gruppo Angelantoni, unico produttore al mondo di<br />

tubi ricevitori solari a sali fusi per le centrali del<br />

solare termodinamico. Questa collaborazione<br />

pubblico‐privato, esempio di efficiente<br />

trasferimento tecnologico dal mondo della ricerca<br />

a quello industriale, sta avendo ottimi riscontri<br />

anche sul piano internazionale, come dimostra <strong>il</strong><br />

recente accordo fra la Siemens e <strong>il</strong> gruppo<br />

Angelantoni. Il colosso tedesco, leader nella<br />

produzione di turbine a vapore per centrali solari a<br />

concentrazione, ha infatti deciso di puntare sul<br />

know how made in italy, acquistando <strong>il</strong> 28% del<br />

capitale di Ase. Combinando le due tecnologie,<br />

quella tedesca e quella italiana, sarà possib<strong>il</strong>e<br />

aumentare l'efficienza degli impianti<br />

termodinamici, riducendo al contempo i costi di<br />

produzione. L’accordo prevede, entro <strong>il</strong> 2009, la<br />

costruzione di uno stab<strong>il</strong>imento per la produzione<br />

di tubi solari che entrerà in funzione nel 2010.<br />

Il nostro Paese è anche impegnato nella ricerca di<br />

alternative all'ut<strong>il</strong>izzo del s<strong>il</strong>icio come componente<br />

delle celle fotovoltaiche. La grande maggioranza<br />

dei dispositivi fotovoltaici presenti oggi sul mercato<br />

sono costituiti da un insieme di celle di s<strong>il</strong>icio <strong>il</strong> cui<br />

costo rimane eccessivo per una serie di motivi: le<br />

alte temperature di fusione del metallo, la<br />

necessità di lavorarlo in assenza di ossigeno, un<br />

assemblaggio poco automatizzab<strong>il</strong>e, scarsa<br />

disponib<strong>il</strong>ità della materia prima.<br />

Presso l'Università di Ferrara, <strong>il</strong> professor Giuliano<br />

Martinelli, coordinatore del Gruppo Sensori e<br />

Semiconduttori del Dipartimento di Fisica, ha<br />

ottenuto notevoli risultati nel campo dei dispositivi<br />

solari fotovoltaici a concentrazione, fra cui un<br />

sistema costituito da una grande superficie di<br />

specchi concavi (o lenti) orientati in modo da<br />

concentrare la luce solare su una ridotta superficie<br />

di celle fotovoltaiche ad elevata efficienza. Questo<br />

tipo di sistema, proprio perché necessita di un<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 104<br />

numero inferiore di celle fotovoltaiche al s<strong>il</strong>icio,<br />

consente di realizzare economie di scala non<br />

possib<strong>il</strong>i con i sistemi a pannelli piani. Da questo<br />

f<strong>il</strong>one di studi è nata, nel 2006, la CPower srl,<br />

società spin‐off dell'Università di Ferrara, che ha<br />

realizzato due impianti fotovoltaici a<br />

concentrazione ut<strong>il</strong>izzando i moduli “rondine”:<br />

sistemi a concentrazione, sv<strong>il</strong>uppati dalla stessa<br />

azienda, con celle al s<strong>il</strong>icio monocristallino e una<br />

struttura ottica modulare a riflessione. Con questa<br />

tipo di pannello, si riduce di circa 20 volte la<br />

quantità di s<strong>il</strong>icio impiegato, a parità di potenza<br />

nominale installata. La tecnologia mostra notevoli<br />

potenzialità, tanto da aver attratto partner del<br />

calibro di STMicroeletronics, Eni, Enel, altre piccole<br />

e medie imprese italiane, tra cui Angelantoni,<br />

Arcotronics .<br />

La nuova frontiera delle energie rinnovab<strong>il</strong>i passa<br />

anche dal Dipartimento di Fisica dell’Università di<br />

Parma impegnato nella realizzazione e nello studio<br />

di dispositivi a f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>i, in particolare dispositivi<br />

fotovoltaici. Il laboratorio nasce agli anni settanta,<br />

con l'inizio della ricerca, allora pionieristica, sulle<br />

celle solari basate su materiali alternativi al s<strong>il</strong>icio ‐<br />

tellururo di cadmio (CdTe). Il laboratorio, diretto<br />

dal professor Nicola Romeo, ha ottenuto<br />

importanti risultati che semplificano <strong>il</strong> processo di<br />

produzione della cella fotovoltaica a CdTe e ne<br />

garantiscono un'ottima efficienza e riproducib<strong>il</strong>ità.<br />

Questi risultati sono protetti da quattro brevetti<br />

internazionali, e hanno portato alla creazione di<br />

una società, la Solar Systems and Equipments srl<br />

(Sse) con l'obiettivo di effettuare <strong>il</strong> trasferimento<br />

tecnologico verso la linea di produzione industriale.<br />

Recentemente la Sse è stata inglobata nella società<br />

Arendi srl, del gruppo Marcegaglia, specializzata<br />

nella produzione di moduli a f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>e a base di<br />

CdTe.<br />

Un’altra linea di ricerca interessante è quella<br />

condotta nei Laboratori del Polo Solare Organico<br />

del Lazio che ospitano una linea p<strong>il</strong>ota per la<br />

produzione di celle solari organiche. Il Polo, nato<br />

dalla volontà della Regione Lazio e del<br />

Dipartimento di Ingegneria Elettronica<br />

dell'Università di Roma Tor Vergata, è uno dei tre<br />

centri d'eccellenza a livello mondiale, insieme a<br />

quelli del Giappone e della Germania, per la ricerca<br />

e l’industrializzazione di queste nuove celle solari<br />

fotovoltaiche. Questa tecnologia, che si ispira alla<br />

sintesi clorof<strong>il</strong>liana, ut<strong>il</strong>izza una miscela di materiali<br />

in cui un pigmento assorbe la radiazione solare e gli

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