Scarica il documento - Fondazione toscana sostenibile
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La tecnologia è funzionale alla risoluzione di<br />
criticità che da lungo tempo limitano <strong>il</strong> pieno<br />
sv<strong>il</strong>uppo del settore culturale. Il ricorso a<br />
innovazioni tecnologiche, adeguatamente<br />
sv<strong>il</strong>uppate e applicate, può fac<strong>il</strong>itare la fruizione e<br />
l’accesso ai beni e ai contenuti culturali, a<br />
vantaggio di un numero<br />
crescente di cittadini. Lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo tecnologico costituisce<br />
un potente mezzo attraverso<br />
cui accrescere i benefici relativi<br />
alla fondamentale funzione di<br />
capacitazione della cultura<br />
nella società, sia in termini di<br />
aumento degli strumenti di<br />
conoscenza a disposizione dei<br />
cittadini, che di incremento dei ritorni economici<br />
generati dalla piena valorizzazione del patrimonio<br />
storico e artistico a favore dell’intera comunità.<br />
Nel paragrafo dedicato al patrimonio, si affronterà<br />
<strong>il</strong> tema relativo all’eccessiva concentrazione dei<br />
visitatori in un ridotto numero di strutture museali<br />
e siti archeologici del territorio nazionale. I dati che<br />
descrivono questa tendenza, parlano di un 50% dei<br />
visitatori che si affollano nelle sale di soli 9 musei;<br />
ciò significa che i restanti 393 musei statali italiani<br />
si dividono l’altro 50%. 132 A questi, si aggiungono i<br />
dati relativi alla permanenza media di un visitatore<br />
davanti alle opere esposte, <strong>il</strong> cui valore è di un solo<br />
minuto secondo, rispetto a quanto riportato da<br />
una ricerca condotta sul campo nel 2005‐2006 sui<br />
visitatori dei Musei Vaticani 133 .<br />
Tutto questo porta a pensare che la scelta delle<br />
destinazioni culturali spesso dipende da tutta una<br />
serie di fattori che esulano dall’offerta<br />
contenutistica del museo. Oggi sembra quanto mai<br />
opportuno smettere per un attimo di ragionare sui<br />
numeri per concentrare l’attenzione sulla qualità<br />
dell’offerta museale e sulla sua capacità di<br />
esercitare una funzione che sia davvero culturale.<br />
Davanti al fenomeno di massificazione della<br />
domanda di beni culturali e artistici, tipico della<br />
società contemporanea, è necessario confrontarsi<br />
sulle modalità più efficaci che le strutture museali<br />
hanno a disposizione per lo svolgimento di quella<br />
che anche oggi rimane la loro funzione primaria: la<br />
comprensione delle opere delle loro collezioni. I<br />
132 Francesco Antinucci, Musei virtuali, Laterza, 2007, pag, 20. I dati<br />
ripostati provengono dal SISTAN (Sistema Statistico Nazionale),<br />
Ufficio Statistico del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.<br />
133 Francesco Antinucci, Musei virtuali, Laterza, 2007, pag, 35. La<br />
ricerca fa parte di una tesi di dottorato presso l’Università di Siviglia<br />
della dott.ssa Veronica Martin Lopez, che per la realizzazione<br />
dell’analisi sul campo si è avvalsa di interviste e osservazione diretta.<br />
Lo sv<strong>il</strong>uppo tecnologico<br />
costituisce un potente mezzo<br />
attraverso cui accrescere i<br />
benefici relativi alla<br />
fondamentale funzione di<br />
capacitazione della cultura<br />
nella società<br />
“<br />
”<br />
ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 124<br />
linguaggi e le modalità espositive ut<strong>il</strong>izzate devono<br />
quindi essere ripensate e adattate ad un pubblico<br />
ampio e diversificato, composto non più da soli<br />
esperti e ricercatori, ma anche e soprattutto da<br />
non addetti ai lavori. Questo processo di<br />
rinnovamento passa attraverso <strong>il</strong> ristab<strong>il</strong>imento per<br />
<strong>il</strong> pubblico di visitatori di due<br />
condizioni fondamentali per<br />
la comprensione dei beni<br />
culturali: la conoscenza del<br />
codice ut<strong>il</strong>izzato dall’artista e<br />
la condivisione del contesto<br />
che l’autore dell’opera<br />
presuppone. È proprio per<br />
colmare questo vuoto, per<br />
sperimentare nuove strategie<br />
e tecniche per attirare <strong>il</strong> grande pubblico attuale e<br />
potenziale che la tecnologia può rivelarsi uno<br />
strumento indispensab<strong>il</strong>e. “Il museo virtuale è la<br />
proiezione comunicativa a tutto campo del museo<br />
reale” 134 . Per ristab<strong>il</strong>ire le condizioni di codice e<br />
contesto e riattivare <strong>il</strong> circuito comunicativo delle<br />
opere fondamentali di un museo reale, <strong>il</strong> racconto<br />
visivo, realizzato con l’aus<strong>il</strong>io delle più sofisticate<br />
innovazioni tecnologiche, sembra essere <strong>il</strong><br />
linguaggio più funzionale, sia dal punto di vista<br />
cognitivo che motivazionale. Il museo virtuale<br />
funziona secondo un processo di “intensione” 135<br />
del visitatore nell’opera e nel mondo da cui essa<br />
proviene, piuttosto che di estensione, tipica<br />
dell’approccio analitico del museo tradizionale.<br />
Orientato in questa direzione è <strong>il</strong> lavoro svolto<br />
dall’ITABC ‐ Istituto per le Tecnologie Applicate ai<br />
Beni Culturali del Cnr, nato nel 1981. Un ruolo<br />
chiave all'interno della struttura è quello ricoperto<br />
dal Virtual Heritage Lab, diretto da Maurizio Forte,<br />
che in passato ha realizzato le piattaforme di realtà<br />
virtuale per la Cappella degli Scrovegni a Padova e<br />
per la via Appia Antica a Roma. In questi anni<br />
l’Istituto si è affermato come vera e propria<br />
interfaccia di dialogo, di consulenza e di<br />
comunicazione, fra scienziati, amministrazioni<br />
pubbliche, università, centri di ricerca e di<br />
formazione, nell’ambito delle scienze e tecnologie<br />
applicate ai beni culturali. Tra i progetti più recenti<br />
troviamo la realizzazione del primo caso europeo di<br />
museo virtuale archeologico multi‐utente,<br />
inaugurato nel gennaio 2008 presso <strong>il</strong> Museo<br />
Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano,<br />
dedicata alla Flaminia Antica. Quattro postazioni<br />
134 Ibidem, pag. 115.<br />
135 Ibidem, pag.117.