Scarica il documento - Fondazione toscana sostenibile
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dei prodotti realizzati. Viceversa, come anche Aldo<br />
Bonomi mette in luce, designer professionisti<br />
necessitano di un contesto artigianale in grado di<br />
favorire la trasformazione di idee in progetti,<br />
attraverso processi informali in cui concretezza<br />
delle maestranze e dei subfornitori artigiani ed<br />
estetica immateriale convergono e dialogano. 85<br />
Dall’altra, lo sv<strong>il</strong>uppo di aziende specializzate<br />
nell’offerta esclusiva di servizi di design si inserisce<br />
anch’esso all’interno di questo processo di<br />
estensione della nozione di design. Nel tessuto<br />
economico italiano cresce lo spazio riservato a<br />
quell’accezione sv<strong>il</strong>uppatasi originariamente nel<br />
mondo anglosassone, legata a tutto quello che<br />
ruota attorno alla cultura della progettazione: dallo<br />
sv<strong>il</strong>uppo di un progetto/servizio coerente con i<br />
bisogni, i modelli di fruizione e le aspettative<br />
simbolico/emozionali degli ut<strong>il</strong>izzatori,<br />
all’attenzione rivolta ai processi e ai costi di<br />
produzione e, più di recente, alle nuove tematiche<br />
ambientali. Questa visione estesa, che va ald<strong>il</strong>à<br />
della componente puramente estetica del design, è<br />
comune a diversi rapporti realizzati di recente, sia a<br />
livello internazionale che nazionale. Per citarne<br />
solo alcuni, <strong>il</strong> rapporto Jan Figel elaborato dalla<br />
Commissione Europea, così come <strong>il</strong> primo<br />
Rapporto sul Design redatto da UnionCamere 86 .<br />
Entrambi gli studi sottolineano come <strong>il</strong> design sia<br />
oggi un importante fattore di competitività, per la<br />
sua capacità di produrre effetti non solo<br />
sull’aspetto estetico finale del prodotto, ma anche<br />
sull’intero processo di produzione.<br />
Storicamente, la particolare sinergia tra<br />
componente estetica del design e piccola‐media<br />
impresa italiana ha trovato nel settore produttivo<br />
della moda (fashion design), dell’<strong>il</strong>luminotecnica e,<br />
più di recente, dell’industria del gusto (food<br />
design) alcuni dei terreni di sv<strong>il</strong>uppo più fert<strong>il</strong>i e<br />
vivaci.<br />
Per quanto riguarda la moda, a lungo l’Italia ha<br />
rivestito un ruolo di assoluto prestigio e, ancora<br />
oggi, vanta un posizionamento di r<strong>il</strong>ievo. L’enorme<br />
successo ottenuto è stato possib<strong>il</strong>e perché<br />
creatività e progettualità italiane sono riuscite ad<br />
esprimersi negli ambiti più diversi: dallo st<strong>il</strong>ismo,<br />
alla comunicazione, alle formule produttive (quali i<br />
distretti industriali), alle forme di distribuzione.<br />
Grazie a tutto questo M<strong>il</strong>ano è, insieme a Parigi e<br />
Londra, uno dei centri più importanti riconosciuti a<br />
livello internazionale, del pari livello di New York.<br />
85 http://www.aaster.it/editoriali/designer_straniero.htm<br />
86 Rapporto sul Design, Unioncamere, 2008.<br />
ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 111<br />
Nel rapporto Jan Figel si sottolinea, ad esempio,<br />
come i gruppi europei siano tra le aziende leader di<br />
settore nel mondo. In termini di fatturato, le prime<br />
due posizioni sono occupate dai due colossi<br />
francesi LVMH e PPR, al terzo e quarto posto<br />
ritroviamo due case di alta moda italiana: <strong>il</strong> Gruppo<br />
Prada, con un fatturato di 2,750 (per <strong>il</strong> 2005) e <strong>il</strong><br />
Gruppo Giorgio Armani con un fatturato di 1,428<br />
m<strong>il</strong>iardi di euro. 87<br />
A conferma del successo globale dell’Italian Style<br />
sono nate nel Paese scuole di altissimo livello e di<br />
grande fama internazionale, al confine tra realtà<br />
produttiva e mondo accademico. Tra queste,<br />
Polimoda e l’esperienza formativa nata all’interno<br />
del Gruppo Brioni, simbolo della qualità e<br />
dell’eleganza italiana. L’esperienza di Polimoda<br />
inizia nel 1986 quando i Comuni di Firenze, Prato e<br />
alcune associazioni imprenditoriali avviarono <strong>il</strong><br />
progetto in collaborazione con <strong>il</strong> Fashion Institute<br />
of Technology della State University di New York.<br />
Alla base del successo c’è <strong>il</strong> prestigioso corpo<br />
insegnante composto da più di 100<br />
professionisti/docenti, in grado di trasferire, oltre<br />
alla teoria, anche l’esperienza di sfide reali<br />
affrontate quotidianamente nelle proprie aziende.<br />
La scuola si caratterizza, inoltre, per un approccio<br />
fortemente evolutivo e rivolto ad una forte<br />
autonomia economico‐finanziaria: per esempio, a<br />
parità di importi versati, l’incidenza delle risorse<br />
pubbliche e private dei sostenitori storici, che<br />
inizialmente pesava per <strong>il</strong> 45%, oggi è al 10%.<br />
Infine, Polimoda è anche un centro culturale. Con<br />
20.000 volumi tematici e un’emeroteca che<br />
raccoglie 400 testate di moda internazionali da fine<br />
Ottocento a oggi, oltre ad archivi multimediali e<br />
materiali rari e d’epoca, la biblioteca Polimoda è la<br />
più importante del settore in Italia e tra le prime in<br />
Europa. Se Polimoda è forse la più internazionale<br />
delle scuole per st<strong>il</strong>isti che esistono in Italia, la<br />
Scuola di Sartoria di Brioni è unica al mondo, per <strong>il</strong><br />
suo forte legame con la storia dell’azienda e del<br />
territorio in cui essa si è sv<strong>il</strong>uppata. Nata nel 1985<br />
per preservare la tradizione del marchio e<br />
mantenere alti gli standard qualitativi che lo<br />
caratterizzano, dal 2007 la scuola è stata scelta<br />
dalla prestigiosa università d’arte e design inglese,<br />
la Royal College of Art di Londra, per la<br />
realizzazione di un corso esclusivo di fashion design<br />
focalizzato sull'abbigliamento sartoriale masch<strong>il</strong>e.<br />
L’azienda è inoltre socia fondatrice di ForModa,<br />
87<br />
Rapporto elaborato dall’agenzia KEA per la Commissione Europea<br />
nel 2006, pag. 286.