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5 pubbliche ‐; la quasi totalità sono invece<br />

emittenti locali, che irradiano <strong>il</strong> proprio segnale su<br />

un bacino grande quanto una regione, una<br />

provincia o, molto più spesso, una città.<br />

La mancanza fino al 1990 di<br />

una legge organica ha<br />

permesso al settore di<br />

crescere senza alcuna<br />

indicazione e agli operatori di<br />

costituire radio senza che<br />

fossero loro richiesti requisiti<br />

precisi, con l’effetto di<br />

aumentare <strong>il</strong> numero delle<br />

emittenti. Nel 1990 si è, infine,<br />

giunti alla Legge Mamì, ma a tutt’oggi non è stata<br />

fatta una pianificazione radiofonica in grado di<br />

regolamentare l’etere. In assenza di norme<br />

specifiche, la spartizione delle frequenze è <strong>il</strong><br />

risultato dell’iniziativa spontanea tra privati.<br />

Il principale punto di forza della proliferazione e<br />

dispersione geografica delle emittenti è l’alto<br />

numero di ascoltatori: 40.000 al giorno, in assoluto<br />

<strong>il</strong> più alto d’Europa. 107 Nelle dimensioni della<br />

domanda si riflette, con tutta probab<strong>il</strong>ità, la<br />

vicinanza che caratterizza buona parte delle<br />

emittenti radiofoniche italiane con <strong>il</strong> territorio di<br />

appartenenza. Lo stretto legame con la comunità<br />

territoriale si manifesta nelle scelte del palinsesto e<br />

nelle forme di intrattenimento, che rispecchiano le<br />

specificità di alcune aree, senza che questo<br />

comporti un eccesso di provincialismo. Basti<br />

pensare all’importante funzione d’informazione<br />

locale che assolvono buona parte di esse.<br />

Le ampie dimensioni della domanda hanno di<br />

recente attirato gli investimenti pubblicitari: nel<br />

2008, la radio è stata l’unico media a registrare una<br />

forte crescita dei finanziamenti pubblicitari, pari al<br />

5% 108 . Tuttavia, in proporzione, l’investimento<br />

pubblicitario radiofonico italiano è molto inferiore<br />

rispetto a quello di altre realtà nazionali europee:<br />

in Italia esso rappresenta <strong>il</strong> 5% dell’intero<br />

investimento pubblicitario nei media, esclusa la<br />

stampa 109 “<br />

. La sproporzione esistente tra l’alta<br />

concentrazione di radio e la ridotta dimensione<br />

degli investimenti pubblicitari sta alla base della<br />

debolezza della radiofonia italiana, al punto che<br />

molte delle piccole imprese non riescono a<br />

sopravvivere a causa dell’accanita competizione.<br />

107 Ibidem.<br />

108 Ibidem.<br />

109 Ibidem.<br />

Nel Paese operano 1.050<br />

emittenti radiofoniche: un<br />

numero che fa dell’Italia <strong>il</strong><br />

Paese europeo con la più alta<br />

concentrazione di radio sul<br />

proprio territorio e con <strong>il</strong> più<br />

alto numero di ascoltatori:<br />

40.000 al giorno<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 119<br />

È qui importante sottolineare che <strong>il</strong> 90% dei<br />

finanziamenti pubblicitari viene spartito tra le<br />

emittenti Rai, 15 emittenti nazionali e 50 emittenti<br />

locali. 110 Questi numeri dimostrano quanto sia<br />

meno accentuata la<br />

concentrazione di risorse<br />

rispetto al sistema televisivo,<br />

<strong>il</strong> tutto a vantaggio di un<br />

maggior pluralismo del mezzo<br />

radiofonico.<br />

Se guardiamo alla geografia di<br />

questo mondo, sulla base dei<br />

dati forniti dal Ministero delle<br />

Comunicazioni 111 ”<br />

, ci si accorge<br />

che le maggiori concentrazioni, a livello regionale,<br />

corrispondono a Lazio, Sic<strong>il</strong>ia, Campania e Calabria.<br />

La maggior presenza di emittenti nel Centro‐Sud<br />

Italia si spiega sulla base del fatto che la radio è <strong>il</strong><br />

più povero, nonché <strong>il</strong> più accessib<strong>il</strong>e, tra tutti i<br />

media. In questo contesto, tra le esperienze più<br />

significative va ricordata quella di Radio KISS KISS<br />

NAPOLI, emittente napoletana, nata nell’apr<strong>il</strong>e del<br />

1987, per volontà di Antonio Niespolo. È la radio<br />

della città per antonomasia, che riconosce negli<br />

studenti e nei professionisti napoletani <strong>il</strong> suo target<br />

principale. In perfetta coerenza con la logica<br />

editoriale integrata del gruppo di appartenenza,<br />

Radio KISS KISS NAPOLI propone un formato<br />

editoriale incentrato sui grandi successi musicali e<br />

tanta informazione sulla città.<br />

Mentre nel Centro‐Sud prevalgono piccole e medie<br />

imprese caratterizzate da una gestione di tipo<br />

fam<strong>il</strong>iare, al Nord hanno sede le grandi radio<br />

nazionali e locali.<br />

Il sistema televisivo italiano è invece caratterizzato<br />

da una dispersione geografica nettamente<br />

inferiore: le grandi emittenti sono tutte<br />

concentrate tra Roma e M<strong>il</strong>ano, città in cui<br />

risiedono anche le imprese produttrici<br />

indipendenti. Tuttavia, esistono grandi impianti in<br />

altre aree per la prestazione di servizi specializzati.<br />

È questo <strong>il</strong> caso della torinese‐canavesana<br />

Telecittà, uno dei poli più importanti per <strong>il</strong><br />

doppiaggio e gli adattamenti delle serie straniere.<br />

La struttura conta circa 300 dipendenti sui 100.000<br />

metri quadrati degli studi di San Giusto, ormai<br />

battezzata la Hollywood canavesana. All'interno<br />

degli Studios è situato un efficiente reparto di<br />

doppiaggio con oltre 2.000 mq di regie audio per <strong>il</strong><br />

110 Ibidem.<br />

111 Emittenti radiofoniche locali per Regioni, periodo 2000‐2006,<br />

Fonte: Ministero delle Comunicazioni – Direzione concessioni e<br />

autorizzazioni.

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