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Per alcuni, queste case editrici di ridotte<br />

dimensioni sono espressione di patrimoni storici,<br />

artistici e professionali dei territori locali. 96 Per<br />

altri 97 , molti editori in Italia hanno una dimensione<br />

territoriale, perché sono legati a finanziamenti<br />

pubblici. Spesso queste realtà finiscono per essere<br />

poco indipendenti e peccare di provincialismo. Per<br />

altri ancora 98 , l’argomento è complesso e vanno<br />

fatte le dovute premesse. Posto che i criteri<br />

ut<strong>il</strong>izzati per definire la piccola editoria sono<br />

inappropriati ‐ poiché valutano solo la dimensione<br />

quantitativa della produzione senza tenere<br />

sufficientemente conto della validità del prodotto e<br />

della sua capacità di rivolgersi al mercato<br />

internazionale ‐ esiste in Italia un fenomeno fatto<br />

di piccoli editori locali, capaci di valorizzare i<br />

materiali e i contenuti di un dato territorio. Per la<br />

specificità delle loro pubblicazioni, questi soggetti<br />

non sempre possono o si prefiggono lo scopo di<br />

avere un pubblico nazionale. A volte, invece,<br />

questo connubio risulta ben riuscito: è <strong>il</strong> caso, ad<br />

esempio, di CARSA Edizioni e Comunicazione<br />

Integrata. Quando negli anni Ottanta l’ambiente<br />

era un tema per addetti, questa casa editrice ha<br />

saputo parlare di paesaggio italiano in modo nuovo<br />

e contemporaneo, intraprendendo un’avventura<br />

fatta di economia e responsab<strong>il</strong>ità per un<br />

patrimonio da proteggere e da raccontare, da<br />

difendere e da ricostruire. Nei suoi 25 anni di<br />

attività, CARSA si è rivolta al territorio per<br />

interpretarlo, inventando i modi e gli strumenti per<br />

comunicarlo, ald<strong>il</strong>à dei confini territoriali. Da molti<br />

percepita come l’Editore dei Territori Italiani, ogni<br />

anno vende oltre 20.000 volumi, espressione di un<br />

progetto editoriale che mette al centro la<br />

comunicazione sociale.<br />

Forte è la dispersione geografica nel settore: molti<br />

dei maggiori gruppi italiani sono basati in città<br />

diverse da M<strong>il</strong>ano (Giunti a Firenze, Sellerio a<br />

Palermo), così come molti marchi tra i più<br />

prestigiosi (Il Mulino a Bologna, Laterza a Bari e<br />

Roma, Einaudi e Utet a Torino). Tuttavia, le due<br />

capitali dell’editoria rimangono M<strong>il</strong>ano e Roma. In<br />

passato, <strong>il</strong> ruolo di M<strong>il</strong>ano è stato di assoluta<br />

preminenza. Nel corso degli anni Settanta e<br />

Ottanta la città è stata fortemente caratterizzata<br />

dal proliferare di piccoli editori nati ad opera di<br />

personalità che, dopo anni di lavoro presso editori<br />

96<br />

A cura di Andrea Bellucci, L’editoria fra mercato e territorio, Liguori<br />

2008.<br />

97<br />

Tra questi, Guido Spaini, ideatore di “Parole nel tempo”, festival<br />

della piccola editoria di qualità di Pavia.<br />

98<br />

Tra questi, Giovanni Peresson, Associazione Italiana Editori.<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 116<br />

di grandi dimensioni, se ne distaccavano per<br />

realizzare <strong>il</strong> proprio personale progetto editoriale.<br />

Negli anni a seguire, questo humus vivace e<br />

Forte è la dispersione<br />

geografica nel settore,<br />

tuttavia le due capitali<br />

dell’editoria rimangono<br />

M<strong>il</strong>ano e Roma. In<br />

particolare, Roma si afferma<br />

sempre più come centro di<br />

r<strong>il</strong>ievo per la piccola editoria,<br />

contando 166 piccoli editori<br />

“<br />

”<br />

creativo non ha saputo rinnovarsi in misura<br />

adeguata. Nel mentre, la città ha vissuto grandi<br />

trasformazioni, pred<strong>il</strong>igendo la moda e <strong>il</strong> design<br />

come asset strategici su cui basare <strong>il</strong> proprio<br />

sv<strong>il</strong>uppo. 99 Al contrario, Roma si afferma sempre<br />

più come un centro di r<strong>il</strong>ievo per la piccola editoria.<br />

In città gli editori ascrivib<strong>il</strong>i a questa categoria sono<br />

166, più che in qualunque altra regione d’Italia.<br />

Tutti insieme sono arrivati a dare alle stampe circa<br />

25.000 titoli in un anno, con un fatturato di<br />

368.000.000 di euro e 6.000 addetti ai lavori. 100<br />

Non è un caso che Roma ospiti, da sette anni, una<br />

fiera dell’editoria di r<strong>il</strong>ievo nazionale ed europeo,<br />

espressamente dedicata alla piccola e media<br />

editoria. Più Libri Più Liberi è un’iniziativa rivolta<br />

non solo al pubblico di lettori, ma agli addetti al<br />

settore. Sempre più forte è, infatti, la sua funzione<br />

di mercato: nel corso delle ultime edizioni è in<br />

crescita la presenza di commissioni straniere<br />

interessate all’acquisto di diritti di vendita.<br />

Anche se quella di Roma non è la prima<br />

manifestazione editoriale italiana specificatamente<br />

dedicata alla piccola editoria. Molto più longevo è<br />

Parole nel tempo, <strong>il</strong> festival della piccola editoria di<br />

qualità di Pavia, giunto nel settembre scorso alla<br />

sua diciottesima edizione. La mostra mercato, nata<br />

in un isolato castello pavese, da sempre costituisce<br />

un punto di riferimento per l’editoria di qualità,<br />

affermandosi come luogo di esordio e favorita<br />

vetrina per le novità nazionali.<br />

Da un’osservazione delle tendenze più significative<br />

in atto, oltre al successo del giallo noir, un altro<br />

fenomeno che ha preso piede a partire dagli anni<br />

Novanta e prosegue tutt’oggi è quello che vede<br />

99<br />

Ibidem.<br />

100<br />

Francesca Giuliani, Piccoli Editori in Fiera, La Repubblica,<br />

12.11.2008.

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