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parte la distanza ed è in grado di realizzare f<strong>il</strong>m<br />

d’animazione di alta qualità, sia a livello tecnico<br />

che di contenuto, grazie ad aziende che riescono a<br />

vendere le loro creazioni made in Italy in tutto <strong>il</strong><br />

mondo.<br />

Il nostro Paese è di fatto <strong>il</strong> terzo produttore<br />

europeo d’animazione con all’attivo 86 ore di<br />

programmazione tv e un fatturato da 47 m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro l’anno (<strong>il</strong> 13% del totale europeo). 124<br />

Il problema principale rimane quello di non poter<br />

disporre di budget competitivi rispetto a paesi<br />

competitors, sia europei che statunitensi. Questo<br />

vale soprattutto per la produzione di<br />

lungometraggi: se in Italia per un f<strong>il</strong>m d’animazione<br />

si riesce a produrre con un budget di 5‐7 m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro, in Francia alcuni budget raggiungono i 20<br />

m<strong>il</strong>ioni di euro, negli Stati Uniti sono addirittura<br />

superiori a 100 m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro. 125 Nonostante le<br />

sproporzioni, ci sono f<strong>il</strong>m<br />

made in Italy che riescono ad<br />

ottenere dei risultati<br />

importanti. “La freccia azzurra<br />

è, ad esempio, un buon f<strong>il</strong>m<br />

realizzato con una grafica<br />

particolare e competitiva a<br />

livello di costo e, soprattutto,<br />

con una storia e una sensib<strong>il</strong>ità molto forti”,<br />

afferma Anne‐Sophie Vanhollebeke, vicepresidente<br />

di CartoonItalia, associazione di categoria del<br />

settore. Nel 1996 <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m fu presentato a Venezia,<br />

dove vinse <strong>il</strong> David di Donatello e 2 nastri<br />

d'argento, venendo poi acquistato e distribuito dal<br />

colosso americano Miramax.<br />

Ald<strong>il</strong>à di casi singoli particolarmente felici, bisogna<br />

convenire che le difficoltà di reperire budget<br />

elevati finiscono per avere conseguenze importanti<br />

sul prodotto finale. Per molte aziende italiane,<br />

infatti, l’unica soluzione è allearsi con società<br />

straniere che, nel ruolo di co‐produttrici, possono<br />

incidere anche nelle scelte di contenuto. A questo<br />

si aggiunge <strong>il</strong> fatto che molte lavorazioni più<br />

tecniche e industriali vengono realizzate in Asia,<br />

mentre le mansioni più creative restano in Italia<br />

(concept, sceneggiatura, regia, musica, storyboard,<br />

montaggio, etc.). All’origine di questo<br />

posizionamento poco competitivo del nostro Paese<br />

sta un minor investimento pubblico nel settore. Sia<br />

negli Stati Uniti che in Europa, a livello nazionale e<br />

124<br />

Valentina Neri, L’animazione Italiana: sconosciuta di successo, Il<br />

Giornale dello Spettacolo, N.7 del 10.04.2009.<br />

125<br />

Intervista a Anne‐Sophie Vanhollebeke, vicepresidente di<br />

CartoonItalia.<br />

Il nostro Paese è <strong>il</strong> terzo<br />

produttore europeo<br />

d’animazione con all’attivo<br />

86 ore di programmazione tv<br />

e un fatturato da 47 m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro l’anno (<strong>il</strong> 13% del totale<br />

europeo)<br />

“<br />

”<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 122<br />

regionale, esistono fondi pubblici o misti<br />

pubblico/privato che supportano la produzione:<br />

questo ha permesso la crescita in termini<br />

quantitativi e qualitativi. In Italia <strong>il</strong> sistema dei<br />

finanziamenti è legato al FUS, che non tiene conto<br />

delle peculiarità delle produzioni animate. Vi sono<br />

poi finanziamenti gestiti direttamente dal<br />

Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a cui è<br />

molto diffic<strong>il</strong>e accedere. Il punto è che per i f<strong>il</strong>m<br />

d’animazione sono previsti un numero inferiore di<br />

premi e riconoscimenti rispetto al cinema live<br />

action. Questo contribuisce a limitare <strong>il</strong> punteggio<br />

“automatico”, ossia uno dei principali criteri di cui<br />

<strong>il</strong> MIBAC tiene conto. In questo modo accade che<br />

appena due lungometraggi l’anno ottengono dei<br />

finanziamenti ministeriali.<br />

Per le serie tv le differenze di budget sono minime,<br />

perché tutti i paesi europei<br />

lavorano in co‐produzione.<br />

Il valore dell’animazione<br />

televisiva italiana è di<br />

50.000.000 di euro l’anno; le<br />

imprese sono una cinquantina<br />

(la maggior parte micro‐<br />

imprese) e la massa di addetti<br />

può essere stimata in circa un<br />

migliaio di persone. 126 Anche <strong>il</strong><br />

sostegno delle istituzioni pubbliche italiane è<br />

maggiore. Seppur in ritardo, come già visto per la<br />

fiction, anche nel nostro Paese è stata recepita la<br />

direttiva europea “TV senza frontiere” 127 . Rimane<br />

la distanza, rispetto agli altri paesi europei,<br />

riguardo la partecipazione delle tv private, ancora<br />

molto limitata nel nostro Paese.<br />

Il livello di tecnologia ut<strong>il</strong>izzata nell’animazione nel<br />

nostro Paese è buono. In particolare, nel corso<br />

degli ultimi tre anni in Italia, così come in Europa, si<br />

è diffuso l’ut<strong>il</strong>izzo del 2D digitale, grazie al software<br />

Toon Boom, che risulta essere molto competitivo. I<br />

costi e la competitività del digitale in 3D sono<br />

invece meno favorevoli in Italia. Tuttavia, è<br />

opportuno sottolineare che la produzione in 3D è<br />

ancora esigua nel territorio nazionale anche per<br />

scelte st<strong>il</strong>istiche. Ad ogni modo, una sua maggiore<br />

diffusione potrebbe essere raggiunta grazie agli<br />

incentivi fiscali previsti dall’introduzione della tax‐<br />

shelter, che consentirà alle piccole imprese italiane<br />

di dirottare i propri investimenti dal settore dei<br />

beni materiali a quello dei beni immateriali.<br />

126 Affari&Finanza, 09.02.2009.<br />

127 Si ricorda che la norma obbliga le tv pubbliche europee a destinare<br />

parte dei loro capitali nella produzione nazionale.

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