Scarica il documento - Fondazione toscana sostenibile
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Il Museo del Novecento di M<strong>il</strong>ano verrà realizzato<br />
presso l’Arengario e <strong>il</strong> secondo piano di Palazzo<br />
Reale. Esso costituirà la sede espositiva delle<br />
collezioni di arte del Novecento di proprietà del<br />
Comune di M<strong>il</strong>ano. Il passato di monumento<br />
emblematico del regime fascista, che doveva<br />
diventare museo ma che non fu mai concluso,<br />
verrà profondamente rivoluzionato da un progetto<br />
firmato da Italo Rota. L’obbiettivo perseguito è<br />
quello di organizzare, all’interno del contenitore<br />
storico restaurato, un sistema distributivo semplice<br />
e lineare per restituire un’immagine forte e al<br />
tempo stesso attraente all’edificio, così da<br />
trasformarlo in uno dei luoghi priv<strong>il</strong>egiati del<br />
centro cittadino. L’intervento servirà anche a<br />
rivitalizzare <strong>il</strong> lato di piazza Duomo.<br />
Le due più importanti architetture romane di<br />
questo inizio XXI secolo sembrano invece<br />
condividere alcune caratteristiche comuni.<br />
Entrambe sorgono in aree<br />
dismesse della capitale: <strong>il</strong><br />
MACRO nelle ex‐Birrerie<br />
Peroni, <strong>il</strong> MAXXI nei<br />
padiglioni di un’ex caserma.<br />
Tutte e due si inseriscono in<br />
modo audace e innovativo in<br />
tessuti urbani del primo<br />
Novecento, rispetto a quali<br />
mantengono un’armonia di fondo. Entrambe<br />
hanno importanti istituzioni alle spalle: <strong>il</strong> primo è<br />
finanziato dal Comune di Roma, <strong>il</strong> secondo dal<br />
Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E ancora,<br />
i concorsi per la loro realizzazione sono stati vinti<br />
da due prestigiosi architetti internazionali: Zaha<br />
Hadid per <strong>il</strong> MAXXI, Od<strong>il</strong>e Decq per <strong>il</strong> nuovo<br />
MACRO. Mentre <strong>il</strong> MACRO punta alla<br />
valorizzazione delle soluzioni strutturali dell'edificio<br />
pre‐esistente, riallacciandosi all'antica tradizione<br />
delle terrazze romane, grazie ad un progetto<br />
pluripremiato che darà vita ad un spazio espositivo<br />
di richiamo internazionale con una precisa radice<br />
italiana e romana, <strong>il</strong> MAXXI costituirà <strong>il</strong> più grande<br />
museo di arte contemporanea d’Italia ed uno dei<br />
più grandi in Europa, consentendo al quartiere<br />
Flaminio di diventare <strong>il</strong> vero cuore pulsante<br />
dell’architettura del XXI secolo.<br />
Proseguendo in un discorso più ampio sul<br />
rinnovamento delle infrastrutture culturali, nel<br />
nostro Paese si moltiplicano sempre più i progetti<br />
di trasformazione dell’archeologia industriale del<br />
Novecento in centri creativi e artistici. La tendenza,<br />
nata nel Nord Europa, interressa oggi la maggior<br />
parte dei paesi dell’Unione. Anche l’Italia si sta<br />
Nel Paese si moltiplicano<br />
sempre più i progetti di<br />
trasformazione<br />
dell’archeologia industriale<br />
del Novecento in centri<br />
creativi e artistici<br />
“<br />
”<br />
ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 133<br />
muovendo in questo senso e diverse sono le realtà<br />
già esistenti. Tra queste, tre fanno parte di Trans<br />
Europe Halles, un network che riunisce 43 centri<br />
culturali indipendenti collocati in edifici di<br />
archeologia industriale in 24 paesi europei. Ozu –<br />
Officine Zone Umane, è un centro d’arte e cultura<br />
nato all’interno di una vecchia fabbrica di<br />
caramelle, situata tra i monti della provincia di<br />
Rieti. Questo luogo, dopo la chiusura avvenuta in<br />
seguito ai cambiamenti dell’economia locale, dal<br />
2006 è tornato ad essere un centro di incontro e<br />
produttività per la comunità locale, grazie al lavoro<br />
di questa Onlus impegnata nel permettere una<br />
migliore circolazione della cultura e favorire un<br />
fermento culturale tra gli abitanti della zona. Nello<br />
stesso anno l’associazione Interzona, dopo dodici<br />
anni di attività svolte presso la Stazione Frigorifera<br />
Specializzata di Verona (altro esempio di<br />
archeologia industriale del 1929), si è trasferita<br />
presso gli ex Magazzini Generali,<br />
un'area produttiva dismessa,<br />
attualmente di proprietà della<br />
<strong>Fondazione</strong> Cariverona<br />
(Unicredit Group). L’obbiettivo<br />
perseguito rimane quello di<br />
salvaguardare <strong>il</strong> patrimonio<br />
costituito dal sito e provvedere<br />
al suo recupero attraverso<br />
progetti artistici e culturali. Infine, la terza presenza<br />
italiana all’interno del network europeo, è quella<br />
costituita da Oficina di Buenaventura di Castel<br />
Franco Veneto. Il progetto ha inizio nel 1999 per<br />
iniziativa di un gruppo di persone costituitosi come<br />
Associazione di Promozione Sociale, in risposta alla<br />
mancanza di occasioni e spazi dedicati allo<br />
svolgimento di attività interculturali ed<br />
intergenerazionali nel territorio di Castelfranco<br />
Veneto – zona centrale tra le province di Treviso,<br />
Venezia, Padova e Vicenza.<br />
La riqualificazione di spazi industriali attraverso la<br />
realizzazione di progetti creativi e artistici non è<br />
obbiettivo perseguito esclusivamente da soggetti<br />
appartenenti al mondo dell’associazionismo. A<br />
volte accade che siano degli imprenditori a<br />
scendere in campo e impegnarsi attivamente in<br />
questo tipo di riconversioni. L’Archivio Bonotto,<br />
nato nel 2006, in seguito al conferimento della<br />
Collezione Luigi Bonotto e all'acquisizione dell'Ex‐<br />
Macello di Bassano del Grappa, è un esempio<br />
dell’agire f<strong>il</strong>antropico di personalità provenienti dal<br />
mondo imprenditoriale. Anima del progetto sono<br />
Luigi Bonotto e i suoi figli, proprietari dell’immob<strong>il</strong>e<br />
e di una collezione di opere d’arte contemporanea