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immediata diffusione, è quello dell’ossido di titanio<br />

nano strutturato brevettato dal Dipartimento di<br />

Chimica Giulio Natta del Politecnico di M<strong>il</strong>ano. Si<br />

tratta di una sostanza che, una volta depositata su<br />

metalli, vetri e ceramiche, forma uno strato<br />

permanente che impedisce l’assorbimento di<br />

sporco e di sostanze inquinanti. Il tutto grazie<br />

all’azione combinata dei fotoni e dell’ossido di<br />

titanio nanotech che, a contatto con le molecole di<br />

vapore d’acqua dell’atmosfera, sprigionano ioni di<br />

idrogeno e ossigeno capaci di rendere inerti batteri<br />

e agenti inquinanti, ster<strong>il</strong>izzando e depurando l’aria<br />

circostante. Questo brevetto ha avuto un seguito<br />

sul mercato, dando origine a tre imprese, tutte con<br />

un comune denominatore: la presenza, accanto ai<br />

ricercatori dell’università, di soci tradizionali,<br />

aziende di altri settori, che hanno investito nel<br />

progetto. Una delle 3 società in questione è<br />

Nanosurface, spin off del politecnico di M<strong>il</strong>ano e<br />

partecipata dall’azienda em<strong>il</strong>iana Samo spa, gruppo<br />

leader nella produzione di impianti ortopedici, di<br />

cui <strong>il</strong> titanio è un componente fondamentale. Il<br />

prodotto di punta di Nanosurface è un nano<br />

rivestimento che rende <strong>il</strong> titanio più duro,<br />

resistente all’usura e antibatterico, aumentandone<br />

la compatib<strong>il</strong>ità nelle protesi. Oltre al biomedicale,<br />

le applicazioni si estendono alla colorazione di<br />

prodotti di oggettistica, alla realizzazione di<br />

pannelli anti batterici e anti inquinanti per<br />

architettura d’interni e di esterni, alla<br />

progettazione di biciclette, ai bulloni delle<br />

automob<strong>il</strong>i. Nanosurface è infatti fornitore di<br />

Aston Martin, per <strong>il</strong> quale ha realizzato un<br />

trattamento speciale antigrippaggio delle viti in<br />

titanio.<br />

Un’altra azienda “nanotecnologica” che ha mosso i<br />

primi passi in un laboratorio universitario è Ape<br />

Research, fondata da un gruppo di ricercatori<br />

triestini dell’Infm (Istituto Nazionale per la Fisica<br />

della Materia) e del Sincrone Elettra, con una lunga<br />

esperienza nel campo della fisica della materia.<br />

L’azienda è uno dei 10 produttori al mondo di<br />

microscopi a sonda, strumenti chiave per ogni<br />

nano ricerca, perchè permettono di acquisire<br />

immagini con una risoluzione che va dai micron<br />

fino alla scala atomica. Nonostante i grandi<br />

concorrenti, l’azienda triestina, che ha sede nel<br />

parco tecnologico Area, si è ritagliata una nicchia di<br />

mercato grazie a strumenti dalla tecnologia sempre<br />

più avanzata e dalle caratteristiche peculiari.<br />

Per quanto riguarda <strong>il</strong> settore privato, in Italia,<br />

sempre secondo i dati del rapporto Airi, ci sono 64<br />

imprese impegnate nel campo delle<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 95<br />

nanotecnologie, di cui <strong>il</strong> 30% è rappresentato da<br />

grandi imprese e <strong>il</strong> restante 70% da pmi. Ci sono<br />

tre realtà industriali che da sole impiegano quasi <strong>il</strong><br />

65% degli addetti alla ricerca: <strong>il</strong> Centro Ricerche<br />

Fiat, che si occupa principalmente di nano<br />

materiali, Pirelli Lab attiva sui nano sistemi per<br />

telecomunicazioni e StMicroelectronics che sta<br />

investendo in biochip, memorie molecolari e chip<br />

basati su polimeri in parte nano strutturati. Dal<br />

punto di vista della distribuzione territoriale delle<br />

imprese, si registra una forte concentrazione: <strong>il</strong><br />

70% delle strutture si trova nel centro e nord Italia,<br />

con Lombardia in testa, seguita da Piemonte, Lazio<br />

e Veneto.<br />

Il nord‐est è uno dei centri propulsori della ricerca<br />

e dell’imprenditorialità legate alle nanotecnologie,<br />

come dimostra la creazione, nel 2002, di un<br />

distretto dedicato. Anche in questo caso, come è<br />

accaduto al comparto biotech in Lombardia,<br />

l’istituzione del distretto tecnologico è avvenuta<br />

grazie alla spinta propulsiva di alcuni “fattori<br />

territoriali”: la presenza di forti competenze<br />

scientifiche e produttive e di potenziale<br />

applicativo. Il sistema di ricerca nella regione<br />

Veneto è molto sv<strong>il</strong>uppato, grazie alla presenza di<br />

atenei come Padova, Venezia con Cà Foscari e Iauv,<br />

Verona e di centri e laboratori di ricerca con<br />

valenza nazionale. Sono circa 600 le persone che<br />

ruotano attorno al mondo delle nanotecnologie fra<br />

professori, ricercatori e dottorandi impegnati sia<br />

nelle università che nei centri di ricerca dislocati sul<br />

territorio. Le attività di ricerca, sia pura che<br />

applicata, sono rivolte a molteplici settori, ma<br />

esiste una forte concentrazione nell’applicazione<br />

delle nanotecnologie ai materiali, proprio perché <strong>il</strong><br />

Veneto vanta un’alta concentrazione di aziende<br />

che operano in questo ambito. Le università,<br />

quindi, guardano sempre più al mondo delle<br />

imprese come uno dei possib<strong>il</strong>i scenari di<br />

applicazione e diffusione delle competenze e<br />

conoscenze sv<strong>il</strong>uppate al proprio interno, un<br />

destinatario di servizi di formazione e un<br />

potenziale partner in progetti di ricerca. Proprio<br />

per alimentare questa sinergia e promuovere <strong>il</strong><br />

trasferimento tecnologico, nel 2003 è stata creato<br />

<strong>il</strong> parco tecnologico Veneto Nanotech che coordina<br />

le attività del distretto, proponendosi come<br />

interlocutore a livello istituzionale e come<br />

referente per le aziende e istituti di ricerca<br />

interessati ad innovare. L’obiettivo è quello di<br />

creare una nuova imprenditorialità tecnologica,<br />

creando un circuito virtuoso che coinvolga<br />

istituzioni di ricerca, imprese innovative, investitori

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