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continuativa del personale dipendente. E’ diffic<strong>il</strong>e<br />

dimostrare la reciproca relazione dei due processi<br />

se non con un’analisi che legga verticalmente, per<br />

ciascuna associazione, lo sv<strong>il</strong>uppo evolutivo del<br />

modello organizzativo e di come questo determini<br />

le decisioni strategiche in termini di risorse umane.<br />

Comunque <strong>il</strong> dubbio che la correlazione vi sia<br />

appare più che lecito.<br />

4.5.5. Sv<strong>il</strong>uppo senza fine?<br />

Il trend di crescita del Terzo Settore negli ultimi 15‐<br />

20 anni ha davvero le caratteristiche<br />

dell’eccezionalità. La crescita è su tutti i fronti:<br />

unità, fatturato, addetti, volontari. Le associazioni<br />

si sono radicate nella produzione di servizi; le<br />

cooperative sociali hanno sv<strong>il</strong>uppato impresa<br />

anche (e forse soprattutto) al sud; le fondazioni<br />

hanno vissuto una grande stagione di rinascita.<br />

La presenza delle organizzazioni di Terzo Settore si<br />

è diffusa cap<strong>il</strong>larmente su tutto <strong>il</strong> territorio<br />

nazionale anche laddove, in particolare al sud,<br />

minore era stata la capacità di radicamento nei<br />

decenni precedenti e dove forse ancora vi sono<br />

significativi spazi di incremento. E’ indubbio che la<br />

crescita a due cifre registrata in questi anni è<br />

sicuramente collegata all’evoluzione del nostro<br />

sistema di welfare che in pochi anni, e purtroppo<br />

senza un disegno nazionale, ha “traslato” al Terzo<br />

Settore molti servizi prima erogati direttamente<br />

dalle pubbliche amministrazioni. Il processo che in<br />

modo non corretto è stato etichettato come<br />

passaggio dal “welfare state” al “welfare mix” ha in<br />

realtà prodotto due evidenti fenomeni: <strong>il</strong> primo è<br />

stato quello, nella maggior parte dei casi, di cercare<br />

<strong>il</strong> beneficio immediato del risparmio<br />

esternalizzazndo servizi cronicamente poco<br />

efficienti (chiedendo al Terzo Settore di essere<br />

erogatore anzitutto accondiscendente); <strong>il</strong> secondo<br />

è quel fenomeno che ha indotto, quando non<br />

p<strong>il</strong>otato, la nascita di soggetti di Terzo Settore ad<br />

hoc, ut<strong>il</strong>i alle contingenti esigenze di<br />

esternalizzazione di questa o di quella Pubblica<br />

Amministrazione.<br />

Purtroppo è raro trovare studi che cerchino di<br />

leggere trasversalmente (per settori, per<br />

“famiglie”) quanto <strong>il</strong> processo di nascita di nuove<br />

organizzazioni sia stato in realtà soprattutto<br />

funzionale a questi obiettivi, tuttavia l’esperienza<br />

concreta di chi opera nel settore, cercando di<br />

leggerne opportunità e contraddizioni, si trova ad<br />

incontrare queste esperienze di “fecondazione<br />

artificiale” con preoccupante frequenza.<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 79<br />

Nonostante la sussidiarietà sia diventata precetto<br />

Costituzionale, è ancora assai diffic<strong>il</strong>e trovare<br />

sistemi di welfare regionale/locale che al di là degli<br />

enunciati di principio pratichino e riconoscano pari<br />

dignità agli attori pubblici e privati e quindi<br />

riconoscano al Terzo Settore la propria originaria<br />

funzione di “connettore dinamico” fra<br />

responsab<strong>il</strong>ità di governo, sistema di servizi e<br />

istanze della comunità.<br />

Se dunque la fase di grande sv<strong>il</strong>uppo vissuta in<br />

questi anni non presenta solo luci ma anche<br />

numerose ombre, la domanda su quanto è ancora<br />

possib<strong>il</strong>e pensare ad uno sv<strong>il</strong>uppo significativo del<br />

Terzo Settore in Italia, è tutt’altro che banale. Al<br />

Centro e al Nord sembra ormai affidato al Terzo<br />

Settore praticamente tutto <strong>il</strong> welfare<br />

“esternalizzab<strong>il</strong>e”, cioè principalmente quello delle<br />

politiche sociali. Purtroppo nel nostro Paese, per<br />

una cultura che appare resistente e<br />

sorprendentemente “bipartisan”, la scuola, gran<br />

parte della sanità, <strong>il</strong> lavoro, sono ancora legati alla<br />

cultura dell’egemonia pubblica, anche sul pur<br />

limitato versante dell’erogazione del servizio.<br />

I dati Istat, ormai troppo vecchi, non permettono di<br />

leggere l’evoluzione più recente, ma appare chiaro<br />

a molti che <strong>il</strong> sistema scricchioli pericolosamente.<br />

Un’ulteriore crescita quantitativa, soprattutto se<br />

indotta per gli obiettivi di cui si faceva riferimento<br />

sopra, porterebbe probab<strong>il</strong>mente sull’orlo del<br />

collasso perché <strong>il</strong> “sistema” Terzo Settore è<br />

cresciuto con normative che sono state idonee a<br />

fornire riconoscimento e cittadinanza, ma che oggi<br />

sono chiaramente in difficoltà nel sostenerne la<br />

complessità culturale e organizzativa.<br />

Il tema della riforma del Terzo Settore non è di<br />

poco conto; da tempo si propongono “ritocchi” ad<br />

alcune leggi di settore ma non si coglie <strong>il</strong> dato<br />

fondamentale e <strong>il</strong> limite di una legislazione che<br />

“misura” <strong>il</strong> Terzo Settore solo ex ante, cioè per<br />

quello che farà o potrà fare e non per la reale<br />

ut<strong>il</strong>ità sociale prodotta. Un sistema normativo così<br />

com’è, finisce inevitab<strong>il</strong>mente per accrescere nel<br />

tempo <strong>il</strong> divario con la realtà vissuta e per limitare<br />

grandemente la capacità di sv<strong>il</strong>uppare davvero<br />

innovazione sociale e nuova imprenditorialità.<br />

4.5.6. Forse non tutti sanno che…:<br />

servizi innovativi e casi di successo<br />

Sanità è salute?<br />

Non è certo una novità che <strong>il</strong> nostro sistema di<br />

welfare riconosca un ruolo marginale al Terzo<br />

Settore nel Servizio Sanitario Nazionale. La

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