Scarica il documento - Fondazione toscana sostenibile
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domanda, lecita e opportuna, è se questo sia<br />
dovuto alla specificità storica dell’esperienza<br />
italiana o ad una intrinseca incapacità/inefficacia<br />
del Terzo Settore a confrontarsi con <strong>il</strong> tema della<br />
salute o, infine, ad una precisa cultura/volontà che<br />
escluda <strong>il</strong> Terzo Settore da un mercato complesso<br />
(e redditizio) quale quello sanitario.<br />
Nel 2005 solo 1/3 degli italiani ha dichiarato<br />
all’ISTAT di essere soddisfatto del nostro S.S.N. e<br />
già nel 2003 la OMS collocava l’Italia agli ultimi<br />
posti in termini di responsiveness (tempestività di<br />
risposta, rispetto della dignità e della riservatezza,<br />
comunicazione e multiculturalità, libertà di scelta,<br />
comfort, ecc.) rispetto ai 16 paesi dell’OCSE.<br />
Ancora nel 2005 l’Istat r<strong>il</strong>evava che mediamente <strong>il</strong><br />
57% delle visite specialistiche (<strong>il</strong> 48% escludendo le<br />
visite odontoiatriche) effettuate dagli italiani era<br />
costituito da visite interamente a pagamento,<br />
concludendo: “Ciò indica una difficoltà da parte del<br />
Sistema Sanitario di dare risposte adeguate ai<br />
cittadini”.<br />
L’analisi territorio per territorio mostra non poche<br />
sorprese; ai primi 5 posti per acquisto di visite a<br />
pagamento l’Istat colloca nell’ordine: Marche,<br />
Umbria, Liguria, Valle d’Aosta, Toscana. Tutte<br />
Regioni del centro‐nord con oltre <strong>il</strong> 60% delle visite<br />
specialistiche effettuate a pagamento.<br />
In un recente saggio Gavino Maciocco (docente<br />
dell’Università di Firenze) indica per <strong>il</strong> nostro<br />
Sistema Sanitario due fattori di evidente carenza:<br />
“a) <strong>il</strong> deficit di responsiveness, l’attenzione ai<br />
bisogni personali e quotidiani dei pazienti”; b) “<strong>il</strong><br />
fatto che alcune aree dell’assistenza sanitaria siano<br />
percepite (e in realtà lo sono davvero) come<br />
estranee all’interesse e alla gestione del servizio<br />
sanitario pubblico: non solo l’assistenza<br />
odontoiatrica, ma anche una larga parte<br />
dell’assistenza specialistica ambulatoriale e quasi<br />
tutta l’assistenza domic<strong>il</strong>iare agli anziani che ricade<br />
alla fine sulle spalle delle famiglie” (Maciocco<br />
2008).<br />
Come dire: <strong>il</strong> nostro S.S.N. dopo 30 anni è carente<br />
in due aspetti che dovrebbero invece qualificarne<br />
diffusione e maturità: la capacità di risposta ai<br />
bisogni non sanitari correlati e la diagnostica di<br />
base che costituisce l’approccio “quotidiano” e non<br />
eccezionale a cui ci rivolgiamo ordinariamente<br />
persino quando malati non siamo (check‐up,<br />
screening preventivi, accompagnamento di un<br />
fam<strong>il</strong>iare, ecc.).<br />
Questi fattori di crisi del sistema appaiono oggi<br />
ancora più gravi laddove la congiuntura di crisi<br />
economica riduce le disponib<strong>il</strong>ità economiche dei<br />
ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 80<br />
singoli e in particolare delle famiglie soprattutto<br />
nelle fasce di età di maggior consumo sanitario<br />
(infanzia, anziani).<br />
Due ulteriori osservazioni: la prima è che i soggetti<br />
privati entrano generalmente in gioco, e in maniera<br />
limitata, solo in fase di erogazione delle<br />
prestazioni, la seconda è che l’acquisto avviene<br />
normalmente “a corpo” cioè nella modalità con la<br />
quale si acquistano i beni e non i servizi che<br />
meriterebbero invece strumenti contrattuali assai<br />
più sofisticati per raggiungere obiettivi tangib<strong>il</strong>i di<br />
efficacia e di appropriatezza.<br />
E <strong>il</strong> Terzo Settore? In genere è un soggetto assente,<br />
i fornitori di prestazioni convenzionate per i servizi<br />
sanitari regionali sono, tranne rara e pur<br />
significativa eccezione, imprenditori privati.<br />
In realtà <strong>il</strong> Terzo Settore è presente in sanità, ma<br />
quasi esclusivamente nell’ambito della ricerca<br />
medica dove le grandi organizzazioni di raccolta<br />
fondi (Telethon e AIRC fra tutte) si sottraggono al<br />
dominio di un Terzo Settore tutto ripiegato sul<br />
bisogno sociale e sv<strong>il</strong>uppano una presenza ormai<br />
irrinunciab<strong>il</strong>e per quell’ambito.<br />
Siamo però ancora lontani dal far assumere al<br />
Terzo Settore, come luogo proprio di presenza<br />
originale ed efficace, i due fattori di sofferenza del<br />
nostro sistema sanitario evidenziati da Maciocco.<br />
Perché non ipotizzare una via diversa? E’ possib<strong>il</strong>e<br />
e ut<strong>il</strong>e progettare una presenza del Terzo Settore<br />
per l’erogazione di prestazioni sanitarie? Il<br />
tentativo di rispondere sì passa attraverso alcune<br />
considerazioni di partenza:<br />
• è inut<strong>il</strong>e e non etico duplicare l’offerta del SSN<br />
laddove essa si riveli efficace ed appropriata;<br />
• la salute è un luogo di realizzazione di diritti<br />
fondamentali della persona e pertanto<br />
l’accesso equo ed appropriato alla sanità è<br />
questione primaria di giustizia sociale;<br />
• <strong>il</strong> SSN appare carente proprio dove <strong>il</strong> Terzo<br />
Settore conta i suoi migliori pregi:<br />
personalizzazione e gestione di servizi con<br />
minore complessità (del resto l’odontoiatria e<br />
la diagnostica di base necessitano di un mix di<br />
professionalità, tecnologie e strutture<br />
generalmente meno complesso).<br />
Qualcosa sembra cominciare a muoversi: nelle<br />
settimane scorse a M<strong>il</strong>ano ha aperto, sostenuto da<br />
un progetto di venture capital sociale, <strong>il</strong> primo<br />
centro diagnostico (Centro Medico Sant’Agostino)<br />
che, sul mercato delle prestazioni a pagamento,<br />
intende coniugare alta tecnologia, professionalità<br />
esperte e prezzo accessib<strong>il</strong>e. Il fine dichiarato è<br />
quello di calmierare <strong>il</strong> mercato ma con l’impegno a