Scarica il documento - Fondazione toscana sostenibile
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sul tema e in maniera del tutto asistematica. Nel<br />
2005 finalmente è sembrato che si volesse metter<br />
mano in via risolutiva al tema dell’impresa sociale<br />
con la nota legge delega, ma ad alcuni anni di<br />
distanza dall’emanazione del relativo decreto<br />
legislativo (dlgs. 155/06) tutti i nodi preesistenti<br />
sono ancora da sciogliere: fattispecie, fiscalità,<br />
rendicontazione sociale, ecc.<br />
Nel periodo 1995‐2003 le organizzazioni di<br />
volontariato hanno vissuto una significativa<br />
espansione quantitativa. Il fenomeno però, già<br />
descritto sopra, ha portato anche ad un certo<br />
riequ<strong>il</strong>ibrio dei settori di attività. Ad esempio le<br />
associazioni di volontariato impegnate in sanità e<br />
nell’assistenza sociale che pur crescendo in termini<br />
assoluti hanno lasciato punti percentuali agli altri<br />
settori scendendo nel complesso dal rappresentare<br />
circa <strong>il</strong> 73% del totale al 56% (quelle in sanità sono<br />
passate dal 42% al 28%, quelle dell’assistenza<br />
sociale dal 30,5% al 28%). A beneficiare di un<br />
riequ<strong>il</strong>ibrio sono alcune attività “emergenti” in<br />
questi anni: la protezione civ<strong>il</strong>e (dal 6% al 9%),<br />
l’ambiente (dal 2% al 4%) e le attività ricreative e<br />
culturali (dal 11% al 14%) queste ultime tra l’altro<br />
tradizionalmente ben più presenti nelle forma<br />
dell’associazione di promozione sociale che in<br />
quella di volontariato.<br />
Un altro dato di r<strong>il</strong>ievo in merito al volontariato è<br />
quello della crescente capacità di approccio<br />
multisettoriale ma non ancora multi‐servizio.<br />
Quanto misurato dall’Istat mostra con evidenza<br />
che <strong>il</strong> volontariato si è andato “complessificando”<br />
in questi ultimi anni mostrando una crescente<br />
capacità di rispondere in maniera diversificata agli<br />
stimoli della comunità ma che tuttavia a fronte di<br />
un numero medio di volontari per associazione che<br />
va riducendosi con l’aumentare delle unità<br />
associative, non riesce ad unire la multisettorialità<br />
alla dimensione multi‐servizio. L’Istat fotografa<br />
infatti un volontariato che diminuisce le<br />
associazioni operanti in un solo settore dal 60% al<br />
35% in soli 6 anni (1997‐2003) ma contestualmente<br />
crescono quelle che non riescono a sv<strong>il</strong>uppare più<br />
di un servizio per settore di attività: dal 29% al 34%<br />
e diminuiscono addirittura quelle con almeno 4<br />
servizi (dal 41% al 35%). Possiamo parlare dunque<br />
di una crescita ancora immatura? Vedremo,<br />
quando l’Istat aggiornerà i dati agli ultimi anni, se<br />
questi trend avranno spazi di ulteriore evoluzione.<br />
Certo che la multisettorialità e l’offerta multi<br />
servizio sono elementi di assoluto r<strong>il</strong>ievo per<br />
provare a misurare lo sv<strong>il</strong>uppo di un settore che<br />
non risponda solo “a chiamata” ma che sia<br />
ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 76<br />
autonomamente capace di sv<strong>il</strong>uppare competenze<br />
multidisciplinari a beneficio di dinamiche di<br />
evoluzione della domanda e del bisogno sociale<br />
così come esse giungono dalla comunità.<br />
Le Fondazioni mostrano elementi di sv<strong>il</strong>uppo<br />
settoriale non del tutto sim<strong>il</strong>i a quelli delle<br />
associazioni di volontariato. Dal 1999 al 2005 i<br />
settori di attività si riequ<strong>il</strong>ibrano a scapito di<br />
cultura e sport (dal 28% al 17,5%) e assistenza<br />
sociale (dal 25% al 17%), rimangono numerose le<br />
fondazioni che operano in istruzione e ricerca (dal<br />
23% al 21%), crescono invece f<strong>il</strong>antropia,<br />
finanziamento di progetti, culto, sv<strong>il</strong>uppo<br />
economico, ambiente.<br />
Dal punto di vista della multisettorialità le<br />
fondazioni appaiono molto meno dinamiche visto<br />
che ancora oltre la metà di queste nel 2005<br />
operavano in ambito monosettoriale (54%) e solo <strong>il</strong><br />
20% operava in 3 o più settori.<br />
Le cooperative sociali di tipo A, per le quali <strong>il</strong> dato<br />
Istat non permette un sim<strong>il</strong>e dettaglio storico, nel<br />
2005 appaiono operative per <strong>il</strong> 60% nel settore<br />
dell’assistenza sociale, <strong>il</strong> 21% nel settore<br />
dell’istruzione, <strong>il</strong> restante quinto sostanzialmente<br />
diviso a metà fra sanità e sport/cultura/ricreazione.<br />
Qui i dati Istat non permettano di verificare la<br />
dimensione dello sv<strong>il</strong>uppo<br />
multisettore/multiservizio tuttavia è bene<br />
ricordare che per le cooperative di tipo A la legge<br />
di settore (l. 381/91) vincola in maniera<br />
significativa la libertà di azione imprenditoriale<br />
riducendola ai soli settori dell’educazione e del<br />
socio‐assistenziale.<br />
Per le cooperative di tipo B, <strong>il</strong> cui scopo<br />
imprenditoriale è invece la creazione di<br />
opportunità lavorative per soggetti svantaggiati,<br />
l’Istat non fotografa i settori di attività. E’<br />
comunque ut<strong>il</strong>e ricordare che qui <strong>il</strong> legislatore ha<br />
posto vincoli molto meno stringenti indicando<br />
genericamente la possib<strong>il</strong>ità di svolgere attività<br />
imprenditoriali in campo agricolo, industriale,<br />
commerciale e dei servizi.<br />
4.5.3. L’economia del civ<strong>il</strong>e<br />
Le dimensioni economiche del Terzo Settore non<br />
sono fac<strong>il</strong>mente misurab<strong>il</strong>i anche perché, eccetto le<br />
cooperative sociali per le quali la dimensione<br />
d’impresa è connaturale alla fattispecie giuridica,<br />
per <strong>il</strong> volontariato, le fondazioni, le associazioni in<br />
genere, la quantificazione economica delle attività<br />
non costituisce elemento determinante e<br />
prevalente nella missione dell’organizzazione; è