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I T A Agricoltura e Agroalimentare<br />
L I A<br />
Il settore agro‐alimentare svolge un ruolo centrale<br />
ed esclusivo per la stab<strong>il</strong>ità e la crescita<br />
dell’economia italiana, anche nell’attuale contesto<br />
di crisi economica a livello internazionale.<br />
Nel 2008, l’export della componente agro‐<br />
alimentare ha registrato gli incrementi più elevati<br />
(10%), nell’ambito dell’intero sistema produttivo<br />
nazionale, accompagnati da una positiva stab<strong>il</strong>ità<br />
dei consumi interni. Anche per <strong>il</strong> 2009 le previsioni<br />
prospettano una crescita o comunque una buona<br />
tenuta del fatturato e delle esportazioni dell’80%<br />
delle imprese alimentari (Confindustria – Medio<br />
Banca, 2009). Nel primo mese dell’anno <strong>il</strong> deficit<br />
commerciale dell’agroalimentare si è ridotto del<br />
25%, guidato da un calo del 23,3% delle<br />
importazioni per i prodotti agricoli e del 6,4% per<br />
quelli alimentari. Più contenuta, anche rispetto a<br />
tutti gli altri settori produttivi, è stata invece la<br />
flessione delle esportazioni che si sono ridotte del<br />
10,4% per i prodotti agricoli e del 5,3% per quelli<br />
alimentari (la contrazione delle esportazioni totali<br />
è stata invece del 25,8%).<br />
Nel quadro di una riduzione generale degli scambi<br />
internazionali di manufatti (3,5% nel triennio 2008‐<br />
2010 contro <strong>il</strong> 7,5% del triennio precedente), la<br />
produzione agro‐alimentare (assieme a quella<br />
farmaceutica e dell’elettronica) dovrebbe<br />
affrontare difficoltà minori rispetto agli altri settori<br />
produttivi in tutto <strong>il</strong> biennio 2009‐2010 (Ice a,<br />
2009). La maggiore capacità di tenuta e di<br />
miglioramento era partita già nel 2007,<br />
determinata soprattutto dalla capacità delle<br />
imprese di riqualificare e di accrescere la<br />
specializzazione della loro offerta; una ricetta che<br />
occorre ora migliorare, per affrontare le sfide del<br />
diffic<strong>il</strong>e periodo alle porte, attraverso ulteriore<br />
sostegno alle imprese e al ruolo trainante che<br />
svolge <strong>il</strong> made in Italy per l’economia nazionale.<br />
3.1 Il contributo all’economia nazionale<br />
Il valore aggiunto del settore agroalimentare<br />
ammonta nel 2007 a oltre 51,5 m<strong>il</strong>ioni di euro,<br />
stab<strong>il</strong>izzandosi, con un aumento dell’0,1% rispetto<br />
alla tendenza negativa del 2006 (‐1,2%) e di tutto <strong>il</strong><br />
2002‐2007 (‐1,4%). Il settore contribuisce al 4% del<br />
valore totale dell’economia nazionale, pari<br />
all’incidenza media a livello europeo, dove si<br />
distinguono invece, per un peso più elevato, Paesi<br />
come Romania (oltre <strong>il</strong> 16%); Ungheria (6,6%);<br />
ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 33<br />
Spagna (5,4%). Il rapporto fra <strong>il</strong> valore del<br />
comparto industriale e quello della produzione<br />
agricola è pari invece al 90%, una quota superiore a<br />
quella registrata sia in Francia (86%) che in Spagna<br />
(73%); si distanziano invece Belgio (236%), Regno<br />
Unito e Germania (220% e 208%).<br />
Fig. 1 ‐ Valore aggiunto agricolo nei principali Paesi Ue‐27<br />
(M<strong>il</strong>ioni di euro)<br />
Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Ue, 2007<br />
Il 54% del valore agroalimentare nazionale è<br />
ascrivib<strong>il</strong>e alla produzione agricola. Il valore<br />
prodotto dal settore primario (oltre 25 meuro)<br />
colloca l’Italia al secondo posto nel panorama<br />
dell’Ue‐27, dopo la Francia (oltre 29 meuro) (Figura<br />
1). Rispetto al Paese leader, ma anche alla Spagna,<br />
la produzione agricola nazionale ha però<br />
presentato, nel quinquennio 2002‐2007, dinamiche<br />
medie più positive (+1,8% a fronte di ‐0,6% in<br />
Francia e ‐1% in Spagna). Se, inoltre, si fa<br />
riferimento al valore aggiunto per ettaro di<br />
superficie agricola ut<strong>il</strong>izzata, l’Italia supera <strong>il</strong> leader<br />
europeo e gli altri Paesi a maggiore valore aggiunto<br />
(Figura 2).