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I T A Arte e cultura<br />
L I A<br />
Il settore culturale comprende un insieme molto<br />
vasto di attività economiche ed industriali che, nel<br />
loro insieme, vengono sempre più spesso<br />
denominate industrie culturali e creative. Questo<br />
tipo di attività riveste un ruolo sempre più incisivo<br />
nella produzione di ricchezza economica per la<br />
capacità di attrarre investimenti, di attivare<br />
domanda turistica, di supportare lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />
nuove tecnologie e, non da ultimo, di favorire la<br />
coesione sociale e territoriale. 75<br />
La definizione del settore rappresenta un compito<br />
di non fac<strong>il</strong>e soluzione. Molti sono gli studi<br />
realizzati da agenzie nazionali ed internazionali:<br />
ognuno di essi, inevitab<strong>il</strong>mente, riflette i caratteri<br />
peculiari del sistema socio‐economico di<br />
riferimento. Tra questi, quello elaborato nel 2006<br />
dal KEA per la Commissione Europea, <strong>il</strong> Rapporto<br />
Jan Figel, costituisce un punto di riferimento<br />
importante. In questo studio <strong>il</strong> settore viene<br />
suddiviso in due ambiti: <strong>il</strong> settore culturale,<br />
costituito dai campi dell’arte tradizionale e dalle<br />
industrie culturali dove gli output sono<br />
prevalentemente culturali; <strong>il</strong> settore creativo, che<br />
ricomprende le rimanenti industrie e attività che<br />
ut<strong>il</strong>izzano la cultura come un valore aggiunto per la<br />
produzione di prodotti non culturali. Secondo i dati<br />
contenuti nel rapporto, l’economia della cultura in<br />
Europa ha avuto un giro d’affari di 654 m<strong>il</strong>iardi di<br />
euro, contro i 271 m<strong>il</strong>iardi della produzione<br />
automob<strong>il</strong>istica o i 541 m<strong>il</strong>iardi dell’ICT, e ha<br />
rappresentato ben <strong>il</strong> 2,6% del PIL. Nel periodo<br />
1999‐2003 <strong>il</strong> settore ha contribuito alla crescita<br />
dell’economia europea per <strong>il</strong> 19,7%, registrando un<br />
tasso di crescita di 12,3 punti percentuali superiori<br />
alla crescita generale dell’economia e un numero<br />
di occupati pari a 4,7 m<strong>il</strong>ioni (<strong>il</strong> 2,5% del totale della<br />
popolazione occupata). Il posizionamento dell’Italia<br />
non è lontano dalla media UE a 25 in termini di<br />
fatturato: <strong>il</strong> suo valore corrisponde al 6,3% del PIL<br />
italiano, mentre quello della UE è pari al 6,4%.<br />
Maggiori sono i divari per quanto riguarda <strong>il</strong> valore<br />
aggiunto generato dal settore – 2,3% contro <strong>il</strong> 2,6%<br />
europeo – , per <strong>il</strong> quale l’Italia ricopre <strong>il</strong> nono posto<br />
75 In seguito alla riunione del Consiglio Europeo di Lisbona nel 2000, <strong>il</strong><br />
settore culturale ha acquisito di fatto una centralità nel modello di<br />
sv<strong>il</strong>uppo europeo mai avuta prima. In quest’occasione, <strong>il</strong> Consiglio ha<br />
conferito all'Unione Europea un nuovo ambizioso obiettivo<br />
strategico: entro <strong>il</strong> 2010, diventare “l'economia basata sulla<br />
conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di<br />
realizzare una crescita economica sostenib<strong>il</strong>e con nuovi e migliori<br />
posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”.<br />
ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 108<br />
nella classifica europea, e l’occupazione, che nel<br />
nostro Paese ha un’incidenza del 2,1% sul totale.<br />
Dallo studio emerge inoltre che l’Italia è tra quei<br />
paesi europei in cui <strong>il</strong> settore culturale e creativo<br />
ha fornito <strong>il</strong> maggiore contributo al PIL nazionale,<br />
rispetto a tutti i settori presi in esame. 76<br />
Ugualmente, è tra i paesi che impiegano <strong>il</strong> maggior<br />
numero di persone nel settore. 77 Questo conferma<br />
la sua incisività nella nostra economia e pone<br />
l’urgenza di adottare una politica economica che<br />
tenga conto, in misura adeguata, dei possib<strong>il</strong>i<br />
vantaggi derivanti dal pieno sv<strong>il</strong>uppo delle sue<br />
potenzialità.<br />
Come mette in luce <strong>il</strong> rapporto realizzato da<br />
Confindustria e Confcultura, le difficoltà maggiori<br />
sono legate all’efficienza economica del settore,<br />
tema rispetto al quale <strong>il</strong> Paese accumula ritardi nei<br />
confronti di altri stati europei. 78 Il contributo socio‐<br />
economico del settore culturale può rappresentare<br />
una risorsa fondamentale per <strong>il</strong> nostro Paese per la<br />
sua funzione di coesione sociale e territoriale, di<br />
rafforzamento del senso d’appartenenza alle<br />
comunità e di diffusione di valori condivisi, oltre<br />
che per la sua azione di stimolo ai processi<br />
d’innovazione volti a promuovere la competitività,<br />
lo sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e e la crescita del mercato del<br />
lavoro.<br />
76 Il settore culturale e creativo ha ottenuto la performance migliore<br />
anche nelle economie di altri paesi europei, nello specifico: Francia,<br />
Paesi bassi, Norvegia e Regno Unito. Gli altri settori presi in esame<br />
relativi al periodo 1999‐2003 sono: Fabbricazione di prodotti<br />
alimentari, bevande e tabacco; Fabbricazione di tessuti e prodotti<br />
tess<strong>il</strong>i; Fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche;<br />
Fabbricazione di gomme e prodotti plastici; Fabbricazione di<br />
macchinari e attrezzature; Attività immob<strong>il</strong>iari; Computer e attività<br />
afferenti. Studio preparato per la Commissione Europea ad opera del<br />
KEA European Affairs, L’Economia della Cultura in Europa, 2006, pag.<br />
68.<br />
77 Insieme a Germania, Francia e Spagna.<br />
78 La valorizzazione della cultura fra Stato e mercato, Rapporto<br />
elaborato da Confindustria in collaborazione con Confcultura, 2008.<br />
In questo rapporto l’efficienza economica è calcolata sulla base del<br />
rapporto tra valore aggiunto e fatturato. Nella comparazione europea<br />
la Francia occupa <strong>il</strong> primo posto grazie ad un valore di efficienza<br />
economica pari a 68,3%, nonostante tale risultato derivi da un<br />
fatturato inferiore al nostro. Da cui, emerge che in Italia vi sia un più<br />
ampio “sfruttamento” del settore (fatturato), ma un impiego meno<br />
efficiente delle risorse, dato che <strong>il</strong> valore di tale rapporto per l’Italia è<br />
di 36,4% (al decimo posto), inferiore anche a Germania (42,9%), ma<br />
superiore a Spagna (29,3%).