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Questi appena elencati sono solo alcuni dei<br />

numerosi rapporti che mettono in luce le enormi<br />

difficoltà che limitano <strong>il</strong> pieno sv<strong>il</strong>uppo del settore<br />

e del suo indotto. La mancata valorizzazione di<br />

molta parte del patrimonio storico‐artistico italiano<br />

emerge da un ulteriore dato che vede concentrarsi<br />

<strong>il</strong> 55% dei visitatori nei trenta principali siti<br />

culturali. Qui, in misura ancora maggiore, si<br />

concentrano gli introiti, ben l’89% del loro valore<br />

complessivo 150 .<br />

È evidente che molto può essere fatto per<br />

recuperare questi divari, soprattutto a fronte di<br />

alcuni dati che registrano una domanda culturale in<br />

crescita. Dal 2001 al 2006 i visitatori di musei,<br />

circuiti museali, monumenti e aree archeologiche<br />

appartenenti allo Stato sono cresciuti del 17%.<br />

Questo numero è in gran parte attribuib<strong>il</strong>e agli<br />

istituti con ingresso gratuito (dal 2001 3,3<br />

m<strong>il</strong>ioni). 151 L’aumento del numero di visitatori delle<br />

strutture a pagamento ha riguardato soprattutto i<br />

circuiti museali che, da soli, raccolgono oramai un<br />

terzo del totale dei visitatori. 152<br />

“<br />

Risulta quindi premiata questa<br />

novità organizzativa, che<br />

meglio incontra le esigenze del<br />

grande pubblico, desideroso di<br />

ottimizzare la gestione del<br />

proprio tempo libero.<br />

Il trend di crescita del pubblico<br />

museale appena descritto si<br />

spiega anche alla luce del fatto<br />

che, dopo alcuni anni di crisi, <strong>il</strong><br />

numero dei turisti stranieri nel nostro Paese è<br />

aumentato (+11,5% nel 2006) ed è proprio <strong>il</strong><br />

turismo culturale a registrare la migliore<br />

performance dell’intero comparto, con una<br />

crescita del 4% rispetto al 2005. Se si guarda al<br />

fenomeno con una prospettiva di lungo termine, si<br />

scopre che nei cinque anni compresi tra <strong>il</strong> 2001 e <strong>il</strong><br />

2006 le città di interesse storico e artistico hanno<br />

visto un incremento del 22,5% per gli arrivi e del<br />

13,4% per le presenze. Anche in questo caso si<br />

possono avere margini di crescita ulteriori, se si<br />

considera che ad oggi <strong>il</strong> turismo culturale<br />

rappresenta <strong>il</strong> 33% del PIL dell’economia turistica<br />

italiana, con un valore pari a 54 m<strong>il</strong>iardi di Euro.<br />

Questo valore è inferiore rispetto al 39% della<br />

150<br />

La valorizzazione della cultura fra Stato e Mercato, Confindustria,<br />

Febbraio 2008.<br />

151<br />

Creatività, cultura e Industria: un modello italiano, di Walter<br />

Santagata, Atti FORUM PA 2008, pag. XXXIV.<br />

152<br />

La valorizzazione della cultura fra Stato e Mercato, Confindustria,<br />

Febbraio 2008.<br />

Dopo alcuni anni di crisi, <strong>il</strong><br />

numero dei turisti stranieri<br />

nel nostro Paese è aumentato<br />

(+11,5% nel 2006) ed è<br />

proprio <strong>il</strong> turismo culturale a<br />

registrare la migliore<br />

performance dell’intero<br />

comparto, con una crescita<br />

del 4% rispetto al 2005<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 131<br />

Spagna (pari a 79 m<strong>il</strong>iardi di Euro), ma superiore al<br />

28% del Regno Unito (pari a 57 m<strong>il</strong>iardi di Euro) e al<br />

31% della Francia (pari a 65 m<strong>il</strong>iardi di Euro). 153<br />

Il miglioramento della governance dell’immenso<br />

patrimonio a disposizione rimane quindi una<br />

priorità per sv<strong>il</strong>uppare le potenzialità di crescita<br />

non ancora valorizzate. In alcuni casi isolati sono<br />

nate delle esperienze importanti che hanno<br />

tentato, con successo, di migliorare un modello<br />

organizzativo e gestionale non competitivo e poco<br />

efficace rispetto ad un’impostazione di fondo che<br />

attribuisce alla fruizione un ruolo di pari<br />

importanza di quello tradizionalmente riconosciuto<br />

alla conservazione dei beni culturali. Queste<br />

esperienze rappresentano delle best practice da<br />

promuovere e favorire.<br />

Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia<br />

di M<strong>il</strong>ano costituisce, ad esempio, un caso<br />

d’eccellenza in termini di gestione efficiente. Si<br />

tratta del più grande museo tecnico‐scientifico<br />

d’Italia, in possesso di un significativo patrimonio di<br />

esempi unici della<br />

trasformazione industriale del<br />

nostro Paese. Con una<br />

capacità di autofinanziamento<br />

vicina all’80% del b<strong>il</strong>ancio<br />

totale, nel 2006 <strong>il</strong> museo ha<br />

raggiunto 380.221 visitatori,<br />

con un incremento<br />

dell’occupazione specializzata<br />

del 153% in sei anni. 154 ”<br />

Il<br />

processo di rinnovamento<br />

istituzionale avviato da molti anni, ha portato <strong>il</strong><br />

museo ad assumere nel 2000 la forma giuridica di<br />

fondazione di diritto privato. Con <strong>il</strong> nuovo assetto<br />

giuridico, <strong>il</strong> museo ha compiuto grandi passi in<br />

avanti in termini di servizi, comunicazione, budget,<br />

grazie alle risorse provenienti da sponsorizzazioni e<br />

ad una gestione dimostratasi capace di attivare un<br />

reale processo di trasformazione del museo in<br />

azienda. Il Museo Nazionale della Scienza e della<br />

Tecnologia di M<strong>il</strong>ano si è inoltre distinto per essere<br />

riuscito a realizzare attività innovative, orientate al<br />

coinvolgimento diretto del cittadino. Tra i più<br />

recenti e di maggior r<strong>il</strong>ievo c’è <strong>il</strong> progetto che ha<br />

portato a termine <strong>il</strong> trasporto e l’organizzazione<br />

museologica del sottomarino Enrico Toti, grazie al<br />

quale la struttura museale è risultata vincitrice del<br />

Premio Cultura di Gestione 2007 di Federculture<br />

153 Rapporto Federculture 2007, pag.13.<br />

154 Ibidem, pag. 25.

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