21.06.2013 Views

Scarica il documento - Fondazione toscana sostenibile

Scarica il documento - Fondazione toscana sostenibile

Scarica il documento - Fondazione toscana sostenibile

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

6.2.4. Pubblicità e comunicazione<br />

Il settore rappresenta lo 0,19% del PIL e lo 0,27%<br />

dell’occupazione. 138 Il dato prende in<br />

considerazione un comparto costituito da circa 100<br />

prof<strong>il</strong>i professionali accertati, con un perimetro<br />

occupazionale che supera le 300.000 unità,<br />

collocate all’interno di studi di promozione,<br />

ideazione e realizzazione di campagne<br />

pubblicitarie, oltre che nelle agenzie di concessione<br />

degli spazi pubblicitari impegnati nella<br />

distribuzione.<br />

Le dimensioni del settore sono in continua<br />

espansione in seguito all’importanza che esso<br />

riveste per un numero crescente di soggetti e alla<br />

molteplicità delle pratiche comunicative. La società<br />

post‐moderna è di fatto una società<br />

dell’immateriale, in cui è in atto un processo di<br />

smaterializzazione dei consumi, a vantaggio<br />

dell’incremento della<br />

componente esperienziale di<br />

“<br />

beni e servizi. Entrambi questi<br />

processi comportano un<br />

maggior ricorso al simbolico e<br />

ai mezzi attraverso cui<br />

veicolare i messaggi più<br />

diversi.<br />

Nel terzo settore e per un numero crescente di<br />

soggetti pubblici, politici e sociali è sempre più<br />

sentita la necessità di comunicare la propria<br />

identità, di accrescere la propria notorietà, di<br />

sv<strong>il</strong>uppare la propria attività di fundraising e di<br />

sensib<strong>il</strong>izzare l’opinione pubblica in merito a temi<br />

di carattere sociale.<br />

È proprio qui, nella comunicazione sociale, che nel<br />

nostro Paese si sono sv<strong>il</strong>uppati nuovi linguaggi<br />

comunicativi, caratterizzati da st<strong>il</strong>i innovativi e toni<br />

meno edulcorati. In Italia è stata la <strong>Fondazione</strong><br />

Pubblicità Progresso che ha dato avvio allo<br />

sv<strong>il</strong>uppo della pubblicità sociale. Al lavoro di questa<br />

fondazione si sono affiancati poi <strong>il</strong> settore pubblico<br />

e le organizzazioni non profit. La <strong>Fondazione</strong><br />

Pubblicità Progresso è stata un precursore nel<br />

nostro Paese e ha svolto un ruolo di stimolo nei<br />

confronti dello Stato: uno stimolo sia a rafforzare i<br />

rapporti con i cittadini, sia ad adottare le tecniche<br />

della comunicazione persuasiva per modificare i<br />

comportamenti collettivi.<br />

Nel corso degli anni Novanta invece, le innovazioni<br />

di linguaggio più significative sono state quelle<br />

introdotte dalle campagne pubblicitarie di Oliviero<br />

138 Libro Bianco sulla Creatività, Commissione sulla Creatività e<br />

Produzione di Cultura in Italia presieduta da Walter Santagata, 2009.<br />

Il settore rappresenta lo<br />

0,19% del PIL e lo 0,27%<br />

dell’occupazione, con un<br />

perimetro occupazionale che<br />

supera le 300.000 unità<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 127<br />

Toscani per la Benetton che, pur non<br />

appartenendo al campo della pubblicità sociale in<br />

senso proprio, hanno accresciuto l’immagine<br />

dell’azienda attraverso l’ut<strong>il</strong>izzo di messaggi di<br />

carattere sociale.<br />

Le evoluzioni del settore non riguardano solo la<br />

tipologia dei soggetti che ricorrono sempre più al<br />

mezzo pubblicitario e del contenuto dei messaggi<br />

da veicolare, ma anche gli strumenti ut<strong>il</strong>izzati. Nel<br />

mondo della pubblicità e, più in generale, in quello<br />

della comunicazione, si sono via via affermati<br />

sempre più quegli strumenti che <strong>il</strong> gergo<br />

pubblicitario definisce “belove the line”,<br />

riferendosi a tutte quelle attività di comunicazione<br />

che non sfruttano i media classici ma che si basano<br />

soprattutto sulle relazioni pubbliche e <strong>il</strong> rapporto<br />

con gli stakeholders. Mentre nel mondo<br />

anglosassone questo tipo di comunicazione si è<br />

sv<strong>il</strong>uppata nel settore politico,<br />

in seguito alla necessità dei<br />

partiti di aumentare la<br />

comunicazione con <strong>il</strong> proprio<br />

elettorato e ai fini della<br />

creazione di lobbies attorno cui<br />

”<br />

organizzare <strong>il</strong> consenso<br />

politico, in Italia la<br />

comunicazione “belowe the line” si è sv<strong>il</strong>uppata<br />

attorno a tre settori di r<strong>il</strong>ievo del made in Italy. Di<br />

fatto, l’operazione di comunicazione vasta e diffusa<br />

che ha permesso ai prodotti del made in Italy di<br />

conquistare <strong>il</strong> posizionamento oggi raggiunto, non<br />

è risultato dell’azione di soggetti tipici della<br />

comunicazione pubblicitaria, ossia la<br />

comunicazione fatta su spazi a pagamento. Al<br />

contrario, l’operazione di comunicazione che ha<br />

contribuito a creare e veicolare nel mondo <strong>il</strong><br />

concetto di made in Italy, si è strutturata sulla base<br />

delle relazioni pubbliche e dei rapporti diretto con<br />

gli stakeholders, cresciuti in occasione degli eventi<br />

internazionali di settore. In primo luogo, la moda:<br />

a partire dagli anni Sessanta, in questi contesti<br />

priv<strong>il</strong>egiati si è cominciato a “raccontare” i grandi<br />

st<strong>il</strong>isti e i grandi marchi italiani. In seguito, questo<br />

approccio metodologico è stato ut<strong>il</strong>izzato nel<br />

settore enogastronomico, più precisamente dalla<br />

seconda metà degli anni Settanta. Le vicissitudini<br />

dell’ultimo ventennio dimostrano la forza della<br />

comunicazione su due fronti importanti. Il primo<br />

evidenzia la capacità di campagne di<br />

comunicazione adeguate a migliorare la qualità<br />

dell’offerta e della domanda dei prodotti<br />

enogastronomici. Nel discorso storico,<br />

antropologico e sociale sul cibo, <strong>il</strong> gusto alimentare

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!