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Scarica il documento - Fondazione toscana sostenibile

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erogative infine hanno entrate medie<br />

sensib<strong>il</strong>mente più alte (5,7 m<strong>il</strong>ioni di euro) rispetto<br />

alle fondazioni operative (1,6 mln.) e a quelle miste<br />

(4 mln.).<br />

Per ciò che concerne la natura delle entrate la<br />

fonte prevalentemente o esclusivamente privata<br />

costituisce <strong>il</strong> riferimento di gran lunga<br />

preponderante (78%) con una netta supremazia di<br />

risorse private nella composizione delle entrate<br />

delle fondazioni erogative.<br />

4.5.4. Risorse umane<br />

Alla fine del 2005 operavano nelle fondazioni circa<br />

156m<strong>il</strong>a persone di cui circa 1/3 volontari. Sul dato<br />

occupazionale nelle fondazioni non sono purtroppo<br />

possib<strong>il</strong>i raffronti con <strong>il</strong> passato vista l’assenza di<br />

precedenti r<strong>il</strong>evazioni, comunque è certamente un<br />

numero ragguardevole, considerando che è<br />

distribuito sull’intero territorio nazionale con<br />

alcune punte di assoluto r<strong>il</strong>ievo al sud e nel nord‐<br />

est. Significativa anche la percentuale di genere: le<br />

donne sono <strong>il</strong> 71% dei dipendenti e <strong>il</strong> 60% dei<br />

volontari.<br />

Oltre due terzi delle fondazioni ut<strong>il</strong>izza, per le<br />

proprie attività, personale retribuito; <strong>il</strong> dato medio<br />

viene calcolato in circa 22 persone operative per<br />

fondazione. Tuttavia <strong>il</strong> dato medio rischia di falsare<br />

le analisi se consideriamo che quasi ¾ delle<br />

fondazioni non superano le 10 unità di personale, e<br />

fra queste 2 su 3 non superano le 4 unità. Solo <strong>il</strong><br />

4% delle fondazioni, infatti, può contare su un<br />

numero di operatori di almeno 100 unità.<br />

Le cooperative sociali impiegano nel 2005 quasi<br />

280m<strong>il</strong>a persone; di queste circa 35m<strong>il</strong>a sono non<br />

retribuite (volontari, religiosi). In soli due anni<br />

(2003‐2005) <strong>il</strong> personale delle cooperative sociali è<br />

cresciuto di oltre <strong>il</strong> 26% con un picco di +159% per i<br />

lavoratori interinali e +31% per i dipendenti. Sono<br />

anche aumentati i collaboratori (+15% ) e i<br />

volontari (+10).<br />

La composizione per genere vede una netta<br />

prevalenza delle donne, che costituiscono oltre <strong>il</strong><br />

71% del totale delle risorse umane impiegate e<br />

raggiungono addirittura <strong>il</strong> 74%, se si conteggiano<br />

solo le risorse retribuite.<br />

La media di unità retribuite per cooperativa è di 34<br />

ma le cooperative con meno di 10 unità sono quasi<br />

<strong>il</strong> 40% del totale, quelle con più di 250 operatori<br />

solo l’1,4%. Anche qui <strong>il</strong> piccolo prevale senza<br />

ombra di dubbio.<br />

Rispetto alle due tipologie di cooperative previste<br />

dalla legge, le cooperative di tipo A impiegano<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 78<br />

200m<strong>il</strong>a operatori, mentre le B circa 63m<strong>il</strong>a. L’Istat<br />

evidenzia anche come generalmente le cooperative<br />

di tipo A e quelle miste (A + B) abbiano maggior<br />

dimensione in termini di risorse umane impiegate<br />

(<strong>il</strong> 68% del totale) mentre nei consorzi <strong>il</strong> dato è<br />

inverso: <strong>il</strong> 13% addirittura mostra di non ut<strong>il</strong>izzare<br />

personale retribuito e la metà di essi non supera<br />

comunque le 5 unità impiegate.<br />

Infine <strong>il</strong> volontariato: nel 2003 impiegava oltre<br />

12m<strong>il</strong>a dipendenti e ben 826m<strong>il</strong>a volontari. Nel<br />

periodo 1995‐2003 i dipendenti operanti nelle<br />

organizzazioni di volontariato sono aumentati del<br />

77% e i volontari del 71%, <strong>il</strong> sud ha guidato questa<br />

crescita con dati davvero r<strong>il</strong>evanti: + 281%.<br />

Nonostante queste cifre, l’ut<strong>il</strong>izzo di lavoro<br />

retribuito da parte del volontariato rimane tuttavia<br />

contenuto, ma in chiara crescita. Rispetto al 1995,<br />

ad esempio, <strong>il</strong> numero di organizzazioni che ha<br />

almeno un dipendente è raddoppiato (da 1.074 a<br />

2.220). Il dato, che di per sé può non sembrare così<br />

significativo, assume ben altro valore se poniamo<br />

attenzione alla dimensione dell’impegno<br />

economico e soprattutto logistico‐organizzativo<br />

che l’assumere un dipendente comporta (sede,<br />

ufficio, contab<strong>il</strong>ità, adempimenti del datore di<br />

lavoro, ecc.). Nella pratica operativa<br />

dell’associazione di volontariato, normalmente<br />

libera da oneri amministrativi significativi e molto<br />

spesso anche priva delle specifiche competenze,<br />

assumere <strong>il</strong> primo dipendente rappresenta <strong>il</strong><br />

passaggio dall’associazione spontaneistica a quella<br />

stab<strong>il</strong>e e strutturata. Ecco che sotto questa luce <strong>il</strong><br />

dato assume ben altro significato, manifestando<br />

per queste associazioni una crescente<br />

“strutturazione”, trend peraltro coerente<br />

probab<strong>il</strong>mente anche con gli altri processi di<br />

“complessificazione” e multisettorialità sopra<br />

evidenziati.<br />

Una riflessione a parte merita <strong>il</strong> numero dei<br />

volontari impiegati. Dal 1995 al 2003 diminuisce <strong>il</strong><br />

numero medio di volontari per organizzazione. Il<br />

dato è costante nel corso del periodo per tutte le<br />

r<strong>il</strong>evazioni biennali con l’unica eccezione del<br />

biennio 2003‐2005 che forse attesta la fine dell’<br />

“emorragia”.<br />

A fronte dei numeri importanti che presenta <strong>il</strong><br />

settore è assolutamente lecito chiedersi se <strong>il</strong><br />

processo che ha visto crescere <strong>il</strong> personale<br />

dipendente nel volontariato non sia in qualche<br />

modo “compensativo” della perdita di volontari<br />

oppure non riveli anche una sorta di naturale<br />

“espulsione” del volontario dal servizio, sostituito<br />

dalla professionalità e dalla disponib<strong>il</strong>ità

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