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processo di apprendimento, condotto dal Centro di<br />

Ricerche e Documentazione sull’Arte e le culture<br />

delle Reti – uCAN, presso l’Accademia di Belle Arti<br />

di Carrara, coordinato da Tommaso Tozzi e<br />

Massim<strong>il</strong>iano Menconi. Uno dei principali scopi del<br />

progetto è quello di fornire in lingua italiana (ed in<br />

futuro anche in lingua inglese) informazioni e<br />

documentazione del lavoro svolto dai principali<br />

soggetti che operano all’interno degli orizzonti<br />

specifici all’arte delle reti telematiche. I contenuti<br />

messi in Rete sono <strong>il</strong> frutto delle ricerche degli<br />

studenti dei corsi tenuti da Tommaso Tozzi,<br />

all’Accademia di Belle Arti di Carrara e<br />

all'Università di Firenze. Grazie ad una fitta rete di<br />

collaboratori esperti nel settore, al Comitato<br />

Scientifico e alla redazione di uCAN, ogni singola<br />

voce viene controllata: la supervisione incessante<br />

garantisce scientificità al progetto. WikiARTpedia è<br />

un modello pluralista del fare informazione, esente<br />

da censura, fluido e rinegoziab<strong>il</strong>e. La f<strong>il</strong>osofia è la<br />

stessa di Wikipedia. Rifiutando l’assunto di base<br />

secondo cui la conoscenza si fonda su un'unica<br />

verità assoluta, WikiARTpedia ha come obbiettivo<br />

quello di fornire una forma di sapere in cui tutte le<br />

verità affermate e sostenute dai vari utenti, siano<br />

sottoposte ad una molteplicità di verifiche, sia da<br />

parte dei gestori del servizio che degli stessi utenti.<br />

Il risultato non coincide con la somma di singoli<br />

saperi, bensì è frutto di una negoziazione implicita<br />

dell’intera comunità di partecipanti sul significato<br />

di ogni singola voce. In questo modo si va creando<br />

nel tempo una cultura interconnessa con la cultura<br />

globale della Rete e, allo stesso tempo, capace di<br />

mantenere una sua specifica fisionomia e carattere<br />

locale, legata alla comunità del Dipartimento.<br />

Le nuove tecnologie sono, inoltre, un forte impulso<br />

per la ricerca artistica, come lo dimostrano casi<br />

eclatanti che lavorano nel nostro paese da più di<br />

un ventennio. Studio Azzurro, avanguardia italiana<br />

della videoarte fin dagli anni Ottanta, esplora da<br />

allora le possib<strong>il</strong>ità poetiche ed espressive di questi<br />

mezzi. Attraverso videoambienti, ambienti sensib<strong>il</strong>i<br />

e interattivi, performance teatrali e f<strong>il</strong>m, ha<br />

segnato un percorso che è riconosciuto in tutto <strong>il</strong><br />

mondo, da numerose e importanti manifestazioni<br />

artistiche e teatrali.<br />

Oltre che in opere sperimentali, l’attività del<br />

gruppo si è rivolta verso esperienze più divulgative,<br />

come la progettazione di musei e di esposizioni<br />

tematiche, di riconosciuto valore culturale. In<br />

entrambi i casi, <strong>il</strong> gruppo m<strong>il</strong>anese ha tentato di<br />

costruire un contesto comunicativo in cui la<br />

partecipazione attiva dello spettatore è perno di un<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 126<br />

impianto narrativo, ispirato ad una multitestualità<br />

e ad una continua osc<strong>il</strong>lazione tra elementi reali e<br />

virtuali.<br />

Va qui precisato che Studio Azzurro ha sempre<br />

rifiutato l'etichetta di "video‐arte", criticando<br />

apertamente un "uso diffuso e spesso immotivato<br />

di nuove tecnologie ridotte a puri strumenti<br />

espressivi, senza alcuna consapevolezza del mondo<br />

mediatico che rappresentano". 137 Il gruppo<br />

m<strong>il</strong>anese non si riconosce in un ut<strong>il</strong>izzo del video<br />

come mero strumento alternativo al pennello. Al<br />

contrario, i suoi membri si sono da sempre<br />

approcciati al video con l’intento di r<strong>il</strong>evare le<br />

trasformazioni in atto nella società, nella<br />

convinzione che esso rappresenti, soprattutto, un<br />

sistema simbolico della contemporaneità, capace<br />

di far incontrare diversi codici, dal pensiero<br />

dell'arte, all'universo della comunicazione, fino ad<br />

arrivare alle modalità percettive di base del singolo<br />

individuo.<br />

All’interno del percorso artistico del gruppo si<br />

individuano due fasi fondamentali. Il periodo<br />

compreso tra <strong>il</strong> 1982 e <strong>il</strong> 1993 è quello delle<br />

cosiddette "video‐ambientazioni", in cui la fluidità<br />

dell'immagine video dialoga criticamente con la<br />

condizione generativa dell'oggetto scatola‐<br />

monitor, rimanendo legata, tutto sommato, ad una<br />

dimensione ricettiva di tipo essenzialmente<br />

contemplativo. La seconda fase ha inizio dal 1995<br />

in poi: da allora le attività si concentrano attorno<br />

alla realizzazione degli "ambienti sensib<strong>il</strong>i",<br />

animate con l’intervento degli spettatori. Ancora<br />

più centrale diventa <strong>il</strong> ruolo dello spettatore,<br />

immerso in un percorso narrativo meramente<br />

evocativo, che stimola <strong>il</strong> pieno investimento del<br />

suo immaginario e lo modella divenendo<br />

componente costitutiva essenziale dell’opera<br />

stessa. In questi ambienti interattivi i visitatori<br />

vengono supportati da “interfacce naturali”, cioè<br />

dispositivi che reagiscono senza l’uso di protesi<br />

tecnologiche, ma attraverso l’ut<strong>il</strong>izzo di modalità<br />

comunicative assai comuni e poco f<strong>il</strong>trate da<br />

valenze simboliche, come toccare, calpestare,<br />

emettere suoni. Grazie allo sconfinamento nello<br />

spazio dell'immagine proiettata e all'introduzione<br />

delle più sofisticate interfacce interattive, <strong>il</strong> gruppo<br />

mette in scena un complesso gioco di interscambio<br />

tra reale e virtuale.<br />

137 Intervista di Angela Madesani a Paolo Rosa, in A. Madesani, Le<br />

icone fluttuanti. Storia del cinema d'artista e della videoarte in Italia,<br />

Mondadori, 2002, p. 213.

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