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Assobiotech, l’associazione di categoria che<br />

rappresenta le imprese del comparto, ha ut<strong>il</strong>izzato,<br />

per descrivere <strong>il</strong> comparto biotech italiano, <strong>il</strong><br />

concetto di “cluster di eccellenza”, ossia di “un<br />

sistema a rete integrata in cui si instaurano<br />

collaborazioni e si intraprendono scambi di vario<br />

genere fra una serie di players: le imprese, che<br />

hanno un ruolo centrale, la ricerca, le istituzioni, <strong>il</strong><br />

sistema finanziario, e i servizi di supporto<br />

(consulenza legale, amministrativa, finanziaria)” 45 .<br />

Queste sinergie generano una serie di vantaggi da<br />

vari punti di vista: vantaggi<br />

produttivi, con la riduzione dei<br />

costi conseguente all’acquisto<br />

in comune di risorse e alla<br />

condivisione di infrastrutture;<br />

vantaggi legati all’innovazione,<br />

in quanto la prossimità di centri<br />

di eccellenza aumenta la<br />

capacità di innovare; vantaggi in termini di<br />

creazione del valore e di nuovi business. I soggetti<br />

di questo sistema, quindi, si trovano a competere e<br />

allo stesso tempo a collaborare per raggiungere un<br />

obiettivo: la condivisioni di conoscenza, <strong>il</strong><br />

trasferimento tecnologico, la creazione di valore 46 .<br />

Il rapporto ha anche individuato alcune innovative<br />

caratteristiche che sono comuni al management di<br />

queste imprese emergenti: “innovazione di<br />

business”, intesa come capacità di investire in idee<br />

e prodotti che accrescono la capacita di crescita<br />

dell’impresa; “innovazione<br />

corporate”, ossia la capacità di<br />

condividere con tutta<br />

l’organizzazione l’obiettivo di<br />

sv<strong>il</strong>uppare nuove idee;<br />

“innovazione manageriale”,<br />

ossia la capacità di coniugare<br />

competenze manageriali e<br />

finanziarie.<br />

Il nostro Paese ricopre un ruolo<br />

di leadership nelle scienze della vita o red biotech<br />

(69% del totale), con una specializzazione nel<br />

farmaceutico: è <strong>il</strong> terzo paese in Europa, dopo<br />

Germania e Francia, per numero di addetti, e <strong>il</strong><br />

quinto al mondo in una classifica dominata da Stati<br />

Uniti e Giappone 47 . Fra <strong>il</strong> 2001 e <strong>il</strong> 2007 in Italia<br />

sono stati svolti 599 studi clinici su farmaci di<br />

derivazione biotecnologica, concentrati<br />

principalmente in tre aree: oncologia, immunologia<br />

45 Ibidem<br />

46 Ibidem<br />

47 Ibidem<br />

“<br />

La Lombardia, con le sue<br />

78 imprese, <strong>il</strong> 35% del<br />

totale, rappresenta <strong>il</strong><br />

principale cluster del<br />

biotech italiano<br />

“ Il nostro Paese ricopre un<br />

ruolo di leadership nelle<br />

scienze della vita: è <strong>il</strong> terzo<br />

paese in Europa, dopo<br />

Germania e Francia, per<br />

numero di addetti, e <strong>il</strong> quinto<br />

”<br />

al mondo<br />

ITALIA –Geografie del nuovo made in Italy ‐ 90<br />

e malattie infettive, ematologia. Un risultato,<br />

questo, determinato da una serie di caratteristiche<br />

peculiari che creano un humus economico e<br />

culturale particolarmente favorevole allo sv<strong>il</strong>uppo<br />

delle biotecnologie: la presenza di centri di ricerca<br />

eccellenti in cui lavorano ricercatori di fama<br />

internazionale, professionalità e qualità del<br />

personale e del management; solide competenze e<br />

consolidata tradizione industriale; spirito<br />

imprenditoriale diffuso e innovativo. La prossimità<br />

fac<strong>il</strong>ita <strong>il</strong> trasferimento tecnologico e la diffusione<br />

della conoscenza tacita.<br />

Al secondo posto, con <strong>il</strong> 15% di<br />

imprese sul totale, si colloca la<br />

green biotech che si occupa di<br />

agricoltura, veterinaria e<br />

zootecnica 48 ”<br />

. In campo agricolo,<br />

in particolare, le biotecnologie<br />

vengono ut<strong>il</strong>izzate per<br />

modificare le caratteristiche genetiche dei vegetali<br />

al fine di migliorarne la qualità, <strong>il</strong> valore<br />

nutrizionale e la sicurezza. Nonostante la<br />

diffidenza nei confronti dell’agrobio, la fetta di<br />

mercato italiano è superiore alla media europea<br />

(7%) e a quella degli Stati Uniti (5%). Al terzo posto,<br />

con <strong>il</strong> 10%, c’è la grey/white biotech che include la<br />

produzione industriale di vitamine, amminoacidi,<br />

enzimi finalizzati allo smaltimento dei rifiuti, alla<br />

depurazione delle acque o all’identificazione di<br />

sostanze chimiche.<br />

L’analisi della distribuzione<br />

territoriale delle aziende<br />

rivela come <strong>il</strong> comparto sia<br />

caratterizzato da una forte<br />

concentrazione geografica:<br />

sei regioni ospitano <strong>il</strong> 76%<br />

delle imprese biotecnologiche<br />

italiane. La Lombardia, con le<br />

sue 78 imprese, <strong>il</strong> 35% del<br />

totale, rappresenta senza<br />

dubbio <strong>il</strong> principale distretto biotech italiano.<br />

Seguono <strong>il</strong> Piemonte, con 31 imprese, <strong>il</strong> 12 % del<br />

totale, la Toscana, con 22, <strong>il</strong> Friuli Venezia Giulia<br />

con 16, <strong>il</strong> Lazio con 15, la Sardegna con 13 49 . Le<br />

ragioni di questa concentrazione vanno ricercate<br />

nella propensione delle imprese a fare investimenti<br />

dove ci sono condizioni favorevoli allo sv<strong>il</strong>uppo del<br />

comparto in termini di qualità delle risorse umane,<br />

capacità di attrarre investimenti e dinamismo<br />

imprenditoriale. Questo spiega, ad esempio, la<br />

48 Ibidem<br />

49 Ibidem

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