AD CHRONICAM ORDINIS 157segna il passaggio dalla promessa/attesa allarealizzazione/compimento (cf. Dn 9,24). Laprima venuta di Gesù a Gerusalemme segnail passaggio dall’economia dell’attesa all’economiadel compimento. Cristo è la salvezza attesaannunciata dai profeti, attesa dalla gente.Egli soddisfa le aspettative che, come Simeoneed Anna, aprono il loro cuore al Salvatore.Cristo è anche oggi l’unico che può soddisfaretanta sete e fame di senso. Avendo saziato noistessi la sede all’unica fonte che può saziarla,lasciamo la brocca, come la samaritana, e annunciamo,con fantasia e creatività colui che ilPadre ci ha donato per mezzo di Maria.Fr. José Rodríguez Carballo, ofmMinistro generale3. Relazione del Ministro generale alla IX Assembleadell’UFMEBruxelles, 03.02.<strong>2010</strong>PORTATORI DEL DONODEL VANGELO IN EUROPAMiei cari Fratelli Ministri provinciali d’Europa,con il padre san Francesco e a suo Nomesaluto tutti e ciascuno di voi e, attraverso divoi, saluto tutti i fratelli che vivono e lavoranonel nostro amato continente europeo. A tutti: IlSignore doni la sua pace!In questo mio intervento vorrei partire dallasituazione religiosa europea e dalla situazionedella vita francescana in Europa, per dare spazioad alcune proposte all’interno del ProgettoEuropa, approvato dal Capitolo di Pentecostedel 2009 (CapGen/2009, Mandati 26-27).Tensione tra il nichilismo e le radici cristianeViviamo in un’Europa che, essendosi liberatadalla camicia di forza delle ideologiee della politica dei blocchi, deve confrontarsicon altre minacce che, più che nel passato,mettono in pericolo l’identità stessa dell’uomo.Con la caduta dell’emblematico muro diBerlino si sono aperti spazi di libertà e di recuperoreligioso, ma si sono aperti anche spaziper il nichilismo allo stato puro.L’assolutizzazione della tecnica convertel’uomo in un mero “prodotto” storico e culturale(artificiale). L’uomo non è un “progetto”,ma viene “progettato”; l’uomo non ha doveri,ha solo diritti. Nasce così l’assolutismodel “proibito proibire” e si genera con forza la“questione antropologica” poiché è necessarioriaffermare che l’uomo “non è un prodotto”.Il fenomeno non è nuovo. Già in passato cisono state correnti filosofiche che lo affermavano.La novità consiste nel fatto che oggi citroviamo di fronte ad una cultura ampiamentediffusa.In questo contesto, si fa sentire in varie eripetute occasioni la voce della Chiesa che,principalmente attraverso Papa BenedettoXVI, sottolinea con forza l’importanza dellareligione quale costruttrice della vera libertà edell’autentico progresso umano.Nel Magistero del Papa, il cristianesimo, ein particolare il cattolicesimo, non è una setta,e la sua peculiarità è quella di stare dentrola storia per incontrare tutti. Non è un fattoprivato o un fenomeno individuale, bensì unapresenza comunitaria, una religione del popolo,che prende sul serio tutti gli aspetti dell’uomoe vuole la salvezza di tutti. Non è nemmenoun’ideologia, ma l’annuncio della veritàtrascendente. Non è in possesso di una veritàimmanente, ma è al servizio della Verità. Rivendicandoalla fede cristiana un carattere radicalmentenon ideologico, l’attuale Ponteficepuò rivendicare il suo ruolo pubblico.In questa situazione, se vogliamo trovareun cammino per il futuro, ragione e fede devonoincontrarsi. Dove ragione e fede si separano,entrambi si ammalano. La ragione senza lafede si raffredda e perde i suoi criteri, rischiando– come la definisce Lewis – “l’abolizionedell’uomo”. La fede senza la ragione è fucinadi una religiosità malaticcia e di fondamentalismidi ogni tipo che finiscono per annientareanche l’uomo.Questa è la tensione nella quale ci muoviamoall’interno di questa “vecchia” Europa,dalle profonde radici cristiane, oggi, però,profondamente “toccata” dal secolarismo piùaggressivo, dal laicismo e nella contrapposizione,se non addirittura frontale opposizione,tra cattolici e laici. Agli occhi di un attentoosservatore non sfuggono segni di speranzae nemmeno ombre che oscurano il futuro delnostro continente, dovute alla “profonda crisidi valori” in cui ci troviamo (cf. Ecclesia inEuropa = EiE 108).L’Europa ci chiamaDi fronte a questa situazione che fa dellanostra Europa un paese di missione e, in mol-
158 AN. CXXIX – IANUARII-APRILIS <strong>2010</strong> – N. 1ti casi, di «missione ad gentes» (cf. EiE 46),per la Chiesa una cosa è chiara: l’Europa deveritrovare la sua anima, l’Europa ha bisognodi essere evangelizzata. Un’evangelizzazioneche «in varie parti d’Europa» comporterà «unprimo annuncio del Vangelo» (EiE 46), e che«in tutto il mondo» comporta «un nuovo annuncioanche ai battezzati» (EiE 47).Questo compito è «un impegno e una responsabilitàdi tutti» (EiE 33). Gli 8.000 Fratiminori che vivono e lavorano in Europa nonpossono restare al margine o “a guardare daspettatori”. L’Europa ci chiama e si aspettache ci sentiamo protagonisti/fermento nell’incantevolecompito dell’evangelizzazione dellacultura e dell’inculturazione del Vangelonel nostro vecchio continente (cf. EiE 58-65);l’Europa ci chiama e si aspetta che noi rispondiamoannunciando il vangelo della speranza,il vangelo della riconciliazione; l’Europa cichiama e si aspetta da noi un progetto alternativoa quello offerto dalla nostra società.In questo servizio di evangelizzazione nonpartiamo da zero. Nella società in cui dovettevivere, Francesco propose un progetto di vitaalternativo a quello che dominava allora. Inuna società molto religiosa che, però, si trovavamolto lontana dal vivere i valori evangelici,Francesco visse e propose un progettoalternativo di vita e missione, testimoniandoun Dio vicino, un Dio di amore, un Dio di misericordia,perdono e riconciliazione; in unasocietà profondamente divisa visse e proposeun progetto di vita in fraternità, dove tutti sisentissero fratelli e uguali; in una società violentavisse e propose un progetto di pace e diriconciliazione; in una società ferita dalle disuguaglianzevisse e propose un progetto di vitain minorità, dove tutti si sentissero «servi» ditutti, compresi i «nemici» di allora, i «saracenie gli altri infedeli».Sono trascorsi ottocento anni da quando ilPenitente di Assisi, Francesco di Bernardone,rispose con creatività e fantasia evangelica aisegni dei tempi e dei luoghi, come diremmooggi. L’amore che mise in cammino i discepolidi Gesù e li portò ad annunciare «al mondointero» e ad «ogni creatura» ci spinge adannunciare a tutti «che non c’è nessun altroonnipotente eccetto lui» (LOrd 9). L’amoreche spinse Francesco sulle strade dell’Europaci sta chiamando ad uscire dalle nostre paure(motivate spesso dalla nostra poca fede),dai nostri chiostri ristretti (il provincialismo,la comodità del proprio lavoro, l’imborghesimento)per gridare che «l’amore non è amato»e perché «in parole ed opere» lo testimonianocome «unico Dio, il bene, tutto il bene, il sommobene, la bellezza, la sicurezza..., la nostragioia, la nostra speranza e allegria, la nostraricchezza a sufficienza» (LodAl 1ss).Il Progetto EuropaPer rispondere a questa chiamata dell’Europal’Ordine, nell’ultimo Capitolo di Pentecoste,ha approvato, come già abbiamo detto,il cosiddetto Progetto Europa, che nascecon una duplice vocazione: «dar vita a nuoveforme di evangelizzazione» (CapGen/2009,Mandati 26), condividendo in questo modola preoccupazione della Chiesa per le sorti delVangelo nel mondo occidentale e specialmentein Europa (cf. EiE 61), e, allo stesso tempo,rivitalizzare e rilanciare il francescano in questocontinente dalle profonde radici cristianee francescane, come si deduce dal Documentodel Capitolo generale 2009, Portatori deldono del Vangelo (PdV). Il Progetto Europaprevede, inoltre, il rafforzamento della presenzafrancescana nella Chiesa greco-cattolica inUcraina.Ma, mentre resta da percorrere un camminoper delineare e concretizzare il progetto,determinare gli obiettivi e le metodologie, itempi e le verifiche, identificare i compiti e leresponsabilità – cammino che deve essere percorsocongiuntamente dal Definitorio generalee dall’Unione dei Frati Minori d’Europa(UFME), passando attraverso le Province e leConferenze europee – non esito ad affermareche si tratta di un cammino provvidenziale perassicurare in futuro una presenza francescanain Europa che sia evangelicamente significativae, in questo modo, stimolare un camminodi rinnovamento del modello attuale di vitaconsacrata, meno preoccupato delle opere edevangelicamente più centrato sull’essenziale,più aperto alle necessità degli uomini e delledonne del nostro continente, oltre che più profetico.D’altra parte, mi risulta molto chiaro cheil Progetto Europa non può essere ridotto adun semplice ridimensionamento delle opere odelle presenze già esistenti, né all’accoglienzadi fratelli da altri continenti. Senza scartareil fatto che alcuni fratelli, mossi dallo Spirito,vengano in Europa quale terra di missione adgentes, il Progetto Europa si riferisce, innanzitutto,alla rivitalizzazione endogena dei fratel-