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Acta Ordinis 2010 N.1 - OFM

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38 AN. CXXIX – IANUARII-APRILIS <strong>2010</strong> – N. 1(1971). In tal modo ha promosso attivamentela conoscenza e l’accoglienza delle nostre Costituzionigenerali postconciliari.Ci sarebbero tanti altri aspetti della sua vitadei quali sarebbe necessario ringraziare pubblicamente.Vogliamo però lasciarli nel silenziodel nostro cuore per renderli più preziosi eaffidarli al nostro Dio e Padre, che ci ha amatocosì tanto, di darci il suo unico Figlio GesùCristo, con il quale ha rallegrato l’umanità.A conclusione di questo mio saluto, caroFr. Bonaventura, voglio augurarLe con tutto ilmio cuore ogni bene nel Signore e che la suavita e il suo esempio continuino ad essere unasfida; però anche una continua fonte di ispirazioneper tutti noi e per le generazioni cheverranno.Con affetto fraterno e riconoscenzaFr. José Rodríguez Carballo, <strong>OFM</strong>Ministro generale4. Omelia all’inizio dell’incontro con inuovi Ministri provincialiRoma, S. Maria Mediatrice, 18.01.<strong>2010</strong>VINO NUOVOIN OTRI NUOVI1Sam 15,16-23; Sal 49; Mc 2,28-22Cari fratelli Ministri:il Signore vi dia la pace!Iniziamo l’incontro dei nuovi Ministri provincialiascoltando la Parola di Dio che la Chiesapropone alla nostra considerazione oggi. Èuna Parola esigente che è stata proclamata conla vocazione di essere ascoltata e di essere messain pratica a partire dalla nostra condizione diMinistri e servi, sicuramente dei fratelli che cisono stati affidati, ma in primo luogo Ministri eservi della Parola, attraverso la quale il Signoreci manifesta qual è la sua volontà.Partiamo dal Vangelo proclamato (cf. Mc2,18-22). Il testo ha due parti. Nella prima siparla del banchetto nuziale e della presenzadello sposo. Con Gesù, Dio sposa definitivamentel’umanità (cf. Os 2,13-25), iniziando,così, un tempo di profonda gioia. Senza escluderel’ascesi, come mezzo per l’incontro conlo sposo, chi aderisce alla persona di Gesù nonsi muoverà più portando segni di lutto, neglistretti spazi del legalismo, ma sul terreno dellavita, dell’amore e della gioia. L’accusa cheGesù lancia ai discepoli di Giovanni e ai fariseiè di non entrare nel tempo caratterizzato dallapresenza dello sposo. Essi non si rendono contodel qui, dell’ora. Piangono e sospirano perun’assenza e non si rifugiano nella presenza.La presenza dello sposo, di Gesù, determina ilcomportamento degli amici. Cristo inaugura lastagione della gioia, anche se non definitiva.Con la parabola del rattoppo nuovo su unvestito vecchio, e del vino nuovo in otri vecchi,deteriorati, incapaci di tenere il vino nuovo,Gesù afferma chiaramente che egli è lanovità, una novità radicale che non può esserecompatibile con ciò che è vecchio. In un’altrapagina del Vangelo Gesù lo dice apertamentecon l’espressione: “avete inteso che fu detto…ma io vi dico” (cf. Mt 5,21-22). È l’ora delladecisione, è il tempo delle scelte radicali. Nonsi può più “negoziare”, non si può più perderetempo nel cercare di garantire una convivenzache di per sé è impossibile: o uno si fermaal vecchio – prescrizioni antico testamentarie,secondo le quali la legge ha il primato –, o unosceglie il nuovo – il messaggio evangelico –dove la persona di Gesù ed il suo messaggiod’amore occupano il centro. Non c’è terminemedio: o si sceglie il nuovo con tutte le conseguenzeo si sceglie il vecchio. In questo ultimocaso, anche con rattoppi nuovi che possanoservire per tranquillizzare la coscienza, significarovinare il vino nuovo.Fino a qui il Vangelo. Cerchiamo di applicarequesto testo alla nostra vita e missione comeMinistri e servi della Fraternità. Nel nostro casogli otri sono le strutture, il vino è il carisma.Il vino è buono, le strutture non sempre sonole più adeguate. Viviamo in un momento cosìdelicato che non bastano più i rattoppi. Il vecchionon può permettersi il lusso di utilizzarequalche ritaglio di novità per coprire le rughe eassicurarsi un po’ di sopravvivenza. Non possiamotruccare le strutture vecchie, deteriorate,per assicurare alcuni anni di vita in più, perchéquella non sarebbe vita.Corriamo il rischio dei discepoli di Giovannie dei farisei: fare lutto per qualcosa che nonesiste più, senza renderci conto della novità chesta germogliando intorno a noi. È lo stesso casodella Maddalena: le lacrime per un “morto”le impediscono di vedere il Risorto che le staa fianco. È il momento di accogliere la novitàche è Cristo, e, presi per mano da lui, ricreare,rifare, rinnovare. Essere discepolo di Gesùnon significa accettare il nuovo in piccole dosi,

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