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Acta Ordinis 2010 N.1 - OFM

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160 AN. CXXIX – IANUARII-APRILIS <strong>2010</strong> – N. 1tà, come essenza della nostra identità francescana(cf. PdV 23), optando di abitare lezone di frontiera (cf. PdV 22-24); e aperta“alla partecipazione attiva dei laici e dellaFamiglia Francescana” (cf. CapGen/2009,Mandati 13).Il compito che ci attende non è semprefacile, tuttavia è urgente. Tutti i frati devonocondividere lo sforzo, ma sono i Ministriquelli che devono provocare e accompagnare,in prima persona, questi processi di rinnovamentoprofondo e di rifondazione dellavita dei fratelli, ricordando sempre che questonon è un compito ma, innanzitutto, è unascelta di vita.In questo senso si rende urgente approfondirela nostra identità, come ci ha chiesto l’ultimoCapitolo di Pentecoste (CapGen/2009, Mandato,2). Senza rafforzare la nostra identità nonsaremo mai significativi. Non basta pensare adun ridimensionamento. Se vogliamo che questasia un’occasione per cercare di ri-significarciin un modo più semplice e vulnerabile, ma anchepiù profetico e certamente minoritico (cf.PdV 31), dobbiamo pensare alla rifondazionedella vita in tutte le sue dimensioni.Questo, secondo me, è il compito più urgenteche attende le Province d’Europa. Primadi pensare agli aspetti organizzativi, i fratid’Europa devono preoccuparsi di rivitalizzareevangelicamente le presenze francescane.Da qui potranno nascere progetti specifici neiquali si garantisce l’identità francescana e unanuova cultura vocazionale.A partire da questi presupposti, si può anchepensare a frati che vengano in Europa,come in precedenza – e ancora oggi – gli europeiandavano in altri paesi. Però tenendopresente che non si tratta semplicemente di unrafforzamento numerico per salvare l’esistentema per elaborare e gestire nuovi progettiche rispondano meglio alla situazione attualedell’Europa e, carismaticamente parlando,siano più significativi. In questo senso ritengomolto azzeccato quanto dice il documentodel Capitolo 2009: «Prima di preoccuparci diadeguare le nostre strutture dovremmo cominciarea leggere con attenzione i segni deitempi e dei luoghi, e lasciarci interpellare daessi» (PdV 29). Bisogna, inoltre, considerareche per coloro che si sentono chiamati a lavorarein Europa un lavoro prioritario è quellodell’inculturazione, che comporta la conoscenzadelle condizioni, delle problematiche,della mentalità e delle lingue.Ridimensionamento delle presenzeStante l’attuale situazione dell’Europa, siimpone un ridimensionamento delle presenze edelle attività. Si tratta di un processo senza alcundubbio “doloroso”. Ma, se vogliamo che ilridimensionamento serva per «ridarci significatoin una maniera più semplice e più vulnerabile,ma anche più profetica e certo maggiormenteda minori», siamo chiamati a scoprirlo come«un momento di grazia pasquale» (PdV 31).Il ridimensionamento non si può fare tenendopresenti solo le esigenze strutturali e pastoralidelle Entità, ma seguendo le indicazionidelle priorità dell’Ordine e della nostra formavitae. Dall’altra parte, parlando di ridimensionamento,non si deve pensare semplicementealle chiusure. Il ridimensionamento deve esserecondotto sulla base di un serio discernimentoche distingua ciò è valido da ciò che non lo èalla luce dei criteri sopra segnalati. Le presenzevanno selezionate, ridimensionate, chiuse ocreate in base a questo orientamento strategico:hanno futuro solo le presenze o fraternitàcon una chiara e seria vita spirituale e un’allettantevita francescana al servizio dell’evangelizzazione,in comunione con la Chiesa locale.L’internazionalità e l’interprovincialitàIn base al mandato capitolare, il ProgettoEuropa deve essere caratterizzato dall’internazionalitàe dall’interprovincialità. Questoci impone di uscire dai nostri ridotti limiti geograficio culturali, o, se vogliamo e per usareespressioni del documento finale del Capitolo2009, ci sta chiedendo di decentrarci ed esseremeno autoreferenziali (cf. PdV 14). Inaltre parole, ci viene chiesta una maggior collaborazionetra le Entità d’Europa. Il Capitologenerale del 2003 ha parlato di “collaborazioneinterprovinciale” come cammino di futurodell’Ordine (cf. Sdp, Proposte 16). Talvolta, amaggior ragione, questo si può dire per l’Europa:il futuro del francescanesimo in Europadipende dalla collaborazione interprovinciale.Se vogliamo affrontare «con maggior dinamismola nostra missionarietà», dobbiamo farloa partire da questa collaborazione strutturale.Sono molti i fattori che esigono di entrare inuna cultura di solidarietà al servizio di un futurocomune, tra gli altri la diminuzione numericadelle vocazioni che si sta verificando in tuttal’Europa, sebbene a velocità diverse. Senzanegare né sminuire i frutti che questa cultura

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