10.07.2015 Views

Acta Ordinis 2010 N.1 - OFM

Acta Ordinis 2010 N.1 - OFM

Acta Ordinis 2010 N.1 - OFM

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 21la Chiesa senza la nuova spiritualità dei Cistercensi,dei Francescani e Domenicani, dellaspiritualità di santa Teresa d’Avila e di sanGiovanni della Croce, e così via? Anche oggivale questa affermazione: “Opera Christi nondeficiunt, sed proficiunt”, vanno avanti. SanBonaventura ci insegna l’insieme del necessariodiscernimento, anche severo, del realismosobrio e dell’apertura a nuovi carismi donatida Cristo, nello Spirito Santo, alla sua Chiesa.E mentre si ripete questa idea del declino, c’èanche l’altra idea, questo “utopismo spiritualistico”,che si ripete. Sappiamo, infatti, comedopo il Concilio Vaticano II alcuni erano convintiche tutto fosse nuovo, che ci fosse un’altraChiesa, che la Chiesa pre-conciliare fossefinita e ne avremmo avuta un’altra, totalmente“altra”. Un utopismo anarchico! E grazie a Dioi timonieri saggi della barca di Pietro, Papa PaoloVI e Papa Giovanni Paolo II, da una partehanno difeso la novità del Concilio e dall’altra,nello stesso tempo, hanno difeso l’unicità e lacontinuità della Chiesa, che è sempre Chiesadi peccatori e sempre luogo di Grazia.In questo senso, san Bonaventura, comeMinistro Generale dei Francescani, prese unalinea di governo nella quale era ben chiaro cheil nuovo Ordine non poteva, come comunità,vivere alla stessa “altezza escatologica” di sanFrancesco, nel quale egli vede anticipato ilmondo futuro, ma – guidato, allo stesso tempo,da sano realismo e dal coraggio spirituale –doveva avvicinarsi il più possibile alla realizzazionemassima del Sermone della montagna,che per san Francesco fu la regola, pur tenendoconto dei limiti dell’uomo, segnato dal peccatooriginale.Vediamo così che per san Bonaventura governarenon era semplicemente un fare, maera soprattutto pensare e pregare. Alla basedel suo governo troviamo sempre la preghierae il pensiero; tutte le sue decisioni risultanodalla riflessione, dal pensiero illuminato dallapreghiera. Il suo contatto intimo con Cristo haaccompagnato sempre il suo lavoro di MinistroGenerale e perciò ha composto una seriedi scritti teologico-mistici, che esprimonol’animo del suo governo e manifestano l’intenzionedi guidare interiormente l’Ordine, digovernare, cioè, non solo mediante comandi estrutture, ma guidando e illuminando le anime,orientando a Cristo.Di questi suoi scritti, che sono l’anima delsuo governo e che mostrano la strada da percorreresia al singolo che alla comunità, vorreimenzionarne solo uno, il suo capolavoro, l’Itinerariummentis in Deum, che è un “manuale”di contemplazione mistica. Questo libro fuconcepito in un luogo di profonda spiritualità:il monte della Verna, dove san Francesco avevaricevuto le stigmate. Nell’introduzione l’autoreillustra le circostanze che diedero originea questo suo scritto: “Mentre meditavo sullepossibilità dell’anima di ascendere a Dio, misi presentò, tra l’altro, quell’evento mirabileoccorso in quel luogo al beato Francesco, cioèla visione del Serafino alato in forma di Crocifisso.E su ciò meditando, subito mi avvidi chetale visione mi offriva l’estasi contemplativadel medesimo padre Francesco e insieme la viache ad esso conduce” (Itinerario della mentein Dio, Prologo, 2, in Opere di San Bonaventura.Opuscoli Teologici /1, Roma 1993, p. 499).Le sei ali del Serafino diventano così il simbolodi sei tappe che conducono progressivamentel’uomo dalla conoscenza di Dio attraversol’osservazione del mondo e delle creature eattraverso l’esplorazione dell’anima stessa conle sue facoltà, fino all’unione appagante con laTrinità per mezzo di Cristo, a imitazione di sanFrancesco d’Assisi. Le ultime parole dell’Itinerariumdi san Bonaventura, che rispondono alladomanda su come si possa raggiungere questacomunione mistica con Dio, andrebbero fattescendere nel profondo del cuore: “Se ora bramisapere come ciò avvenga, (la comunione misticacon Dio) interroga la grazia, non la dottrina;il desiderio, non l’intelletto; il gemito della preghiera,non lo studio della lettera; lo sposo, nonil maestro; Dio, non l’uomo; la caligine, non lachiarezza; non la luce, ma il fuoco che tutto infiammae trasporta in Dio con le forti unzioni egli ardentissimi affetti ... Entriamo dunque nellacaligine, tacitiamo gli affanni, le passioni e i fantasmi;passiamo con Cristo Crocifisso da questomondo al Padre, affinché, dopo averlo visto, diciamocon Filippo: ciò mi basta” (ibid., VII, 6).Cari amici, accogliamo l’invito rivoltoci dasan Bonaventura, il Dottore Serafico, e mettiamocialla scuola del Maestro divino: ascoltiamola sua Parola di vita e di verità, che risuonanell’intimo della nostra anima. Purifichiamo inostri pensieri e le nostre azioni, affinché Eglipossa abitare in noi, e noi possiamo intenderela sua Voce divina, che ci attrae verso la verafelicità.Benedetto XVI[L’Osservatore Romano, 11 marzo <strong>2010</strong>, p. 8]

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!