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Acta Ordinis 2010 N.1 - OFM

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EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 23al di sopra della parola di Dio. Ma la vera teologia,il lavoro razionale della vera e della buonateologia ha un’altra origine, non la superbiadella ragione. Chi ama vuol conoscere sempremeglio e sempre più l’amato; la vera teologianon impegna la ragione e la sua ricerca motivatadalla superbia, “sed propter amorem eiuscui assentit” – “motivata dall’amore di Colui,al quale ha dato il suo consenso” (Proemium inI Sent., q. 2), e vuol meglio conoscere l’amato:questa è l’intenzione fondamentale della teologia.Per san Bonaventura è quindi determinantealla fine il primato dell’amore.Di conseguenza, san Tommaso e san Bonaventuradefiniscono in modo diverso la destinazioneultima dell’uomo, la sua piena felicità:per san Tommaso il fine supremo, al quale sidirige il nostro desiderio è: vedere Dio. In questosemplice atto del vedere Dio trovano soluzionetutti i problemi: siamo felici, nient’altroè necessario.Per san Bonaventura il destino ultimodell’uomo è invece: amare Dio, l’incontrarsied unirsi del suo e del nostro amore. Questa èper lui la definizione più adeguata della nostrafelicità.In tale linea, potremmo anche dire che lacategoria più alta per san Tommaso è il vero,mentre per san Bonaventura è il bene. Sarebbesbagliato vedere in queste due risposte unacontraddizione. Per ambedue il vero è anche ilbene, ed il bene è anche il vero; vedere Dio èamare ed amare è vedere. Si tratta quindi di accentidiversi di una visione fondamentalmentecomune. Ambedue gli accenti hanno formatotradizioni diverse e spiritualità diverse e cosìhanno mostrato la fecondità della fede, unanella diversità delle sue espressioni.Ritorniamo a san Bonaventura. E’ evidenteche l’accento specifico della sua teologia,del quale ho dato solo un esempio, si spiegaa partire dal carisma francescano: il Poverellodi Assisi, al di là dei dibattiti intellettuali delsuo tempo, aveva mostrato con tutta la sua vitail primato dell’amore; era un’icona vivente einnamorata di Cristo e così ha reso presente,nel suo tempo, la figura del Signore – ha convintoi suoi contemporanei non con le parole,ma con la sua vita. In tutte le opere di san Bonaventura,proprio anche le opere scientifiche,di scuola, si vede e si trova questa ispirazionefrancescana; si nota, cioè, che egli pensapartendo dall’incontro col Poverello d’Assisi.Ma per capire l’elaborazione concreta deltema “primato dell’amore”, dobbiamo tenerepresente ancora un’altra fonte: gli scritti delcosiddetto Pseudo-Dionigi, un teologo siriacodel VI secolo, che si è nascosto sotto lo pseudonimodi Dionigi l’Areopagita, accennando,con questo nome, ad una figura degli Atti degliApostoli (cfr 17,34). Questo teologo avevacreato una teologia liturgica e una teologia mistica,ed aveva ampiamente parlato dei diversiordini degli angeli. I suoi scritti furono tradottiin latino nel IX secolo; al tempo di san Bonaventura– siamo nel XIII secolo – appariva unanuova tradizione, che provocò l’interesse delSanto e degli altri teologi del suo secolo. Duecose attiravano in modo particolare l’attenzionedi san Bonaventura:1. Lo Pseudo-Dionigi parla di nove ordinidegli angeli, i cui nomi aveva trovato nellaScrittura e poi aveva sistemato a suo modo,dagli angeli semplici fino ai serafini. San Bonaventurainterpreta questi ordini degli angelicome gradini nell’avvicinamento della creaturaa Dio. Così essi possono rappresentare ilcammino umano, la salita verso la comunionecon Dio. Per san Bonaventura non c’è alcundubbio: san Francesco d’Assisi appartenevaall’ordine serafico, al supremo ordine, al corodei serafini, cioè: era puro fuoco di amore.E così avrebbero dovuto essere i francescani.Ma san Bonaventura sapeva bene che questoultimo grado di avvicinamento a Dio non puòessere inserito in un ordinamento giuridico,ma è sempre un dono particolare di Dio. Perquesto la struttura dell’Ordine francescano èpiù modesta, più realista, ma deve, però, aiutarei membri ad avvicinarsi sempre più adun’esistenza serafica di puro amore. Mercoledìscorso ho parlato su questa sintesi tra realismosobrio e radicalità evangelica nel pensieroe nell’agire di san Bonaventura.2. San Bonaventura, però, ha trovato negliscritti dello Preuso-Dionigi un altro elemento,per lui ancora più importante. Mentre persant’Agostino l’intellectus, il vedere con laragione ed il cuore, è l’ultima categoria dellaconoscenza, lo Pseudo-Dionigi fa ancora unaltro passo: nella salita verso Dio si può arrivaread un punto in cui la ragione non vedepiù. Ma nella notte dell’intelletto l’amore vedeancora – vede quanto rimane inaccessibile perla ragione. L’amore si estende oltre la ragione,vede di più, entra più profondamente nel misterodi Dio. San Bonaventura fu affascinatoda questa visione, che s’incontrava con la suaspiritualità francescana. Proprio nella notteoscura della Croce appare tutta la grandezza

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