EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 13riconoscendo le virtù di Antonio, gli inviò unabreve lettera, che si apriva con queste parole:“Mi piace che insegni teologia ai frati”. Antoniopose le basi della teologia francescana che,coltivata da altre insigni figure di pensatori,avrebbe conosciuto il suo apice con san Bonaventurada Bagnoregio e il beato Duns Scoto.Diventato Superiore provinciale dei FratiMinori dell’Italia settentrionale, continuò ilministero della predicazione, alternandolo conle mansioni di governo. Concluso l’incarico diProvinciale, si ritirò vicino a Padova, dove giàaltre volte si era recato. Dopo appena un anno,morì alle porte della Città, il 13 giugno 1231.Padova, che lo aveva accolto con affetto e venerazionein vita, gli tributò per sempre onoree devozione. Lo stesso Papa Gregorio IX, chedopo averlo ascoltato predicare lo aveva definito“Arca del Testamento”, lo canonizzò solo unanno dopo la morte nel 1232, anche in seguitoai miracoli avvenuti per la sua intercessione.Nell’ultimo periodo di vita, Antonio miseper iscritto due cicli di “Sermoni”, intitolatirispettivamente “Sermoni domenicali” e “Sermonisui Santi”, destinati ai predicatori e agliinsegnanti degli studi teologici dell’Ordinefrancescano. In questi Sermoni egli commentai testi della Scrittura presentati dalla Liturgia,utilizzando l’interpretazione patristico-medievaledei quattro sensi, quello letterale o storico,quello allegorico o cristologico, quellotropologico o morale, e quello anagogico, cheorienta verso la vita eterna. Oggi si riscopreche questi sensi sono dimensioni dell’unicosenso della Sacra Scrittura e che è giusto interpretarela Sacra Scrittura cercando le quattrodimensioni della sua parola. Questi Sermonidi sant’Antonio sono testi teologico-omiletici,che riecheggiano la predicazione viva, in cuiAntonio propone un vero e proprio itinerariodi vita cristiana. È tanta la ricchezza di insegnamentispirituali contenuta nei “Sermoni”,che il Venerabile Papa Pio XII, nel 1946,proclamò Antonio Dottore della Chiesa, attribuendogliil titolo di “Dottore evangelico”,perché da tali scritti emerge la freschezza e labellezza del Vangelo; ancora oggi li possiamoleggere con grande profitto spirituale.In questi Sermoni sant’Antonio parla dellapreghiera come di un rapporto di amore, chespinge l’uomo a colloquiare dolcemente conil Signore, creando una gioia ineffabile, chesoavemente avvolge l’anima in orazione. Antonioci ricorda che la preghiera ha bisogno diun’atmosfera di silenzio che non coincide conil distacco dal rumore esterno, ma è esperienzainteriore, che mira a rimuovere le distrazioniprovocate dalle preoccupazioni dell’anima,creando il silenzio nell’anima stessa. Secondol’insegnamento di questo insigne Dottore francescano,la preghiera è articolata in quattro atteggiamenti,indispensabili, che, nel latino diAntonio, sono definiti così: obsecratio, oratio,postulatio, gratiarum actio. Potremmo tradurlinel modo seguente: aprire fiduciosamente ilproprio cuore a Dio; questo è il primo passodel pregare, non semplicemente cogliere unaparola, ma aprire il cuore alla presenza di Dio;poi colloquiare affettuosamente con Lui, vedendolopresente con me; e poi – cosa moltonaturale - presentargli i nostri bisogni; infinelodarlo e ringraziarlo.In questo insegnamento di sant’Antoniosulla preghiera cogliamo uno dei tratti specificidella teologia francescana, di cui egli è statol’iniziatore, cioè il ruolo assegnato all’amoredivino, che entra nella sfera degli affetti, dellavolontà, del cuore, e che è anche la sorgenteda cui sgorga una conoscenza spirituale, chesorpassa ogni conoscenza. Infatti, amando, conosciamo.Scrive ancora Antonio: “La carità è l’animadella fede, la rende viva; senza l’amore, la fedemuore” (Sermones Dominicales et Festivi, II,Messaggero, Padova 1979, p. 37).Soltanto un’anima che prega può compiereprogressi nella vita spirituale: è questol’oggetto privilegiato della predicazione disant’Antonio. Egli conosce bene i difetti dellanatura umana, la nostra tendenza a caderenel peccato, per cui esorta continuamente acombattere l’inclinazione all’avidità, all’orgoglio,all’impurità, e a praticare invece le virtùdella povertà e della generosità, dell’umiltà edell’obbedienza, della castità e della purezza.Agli inizi del XIII secolo, nel contesto della rinascitadelle città e del fiorire del commercio,cresceva il numero di persone insensibili allenecessità dei poveri. Per tale motivo, Antoniopiù volte invita i fedeli a pensare alla vera ricchezza,quella del cuore, che rendendo buoni emisericordiosi, fa accumulare tesori per il Cielo.“O ricchi - così egli esorta - fatevi amici… ipoveri, accoglieteli nelle vostre case: sarannopoi essi, i poveri, ad accogliervi negli eternitabernacoli, dove c’è la bellezza della pace,la fiducia della sicurezza, e l’opulenta quietedell’eterna sazietà” (Ibid., p. 29).Non è forse questo, cari amici, un insegnamentomolto importante anche oggi, quando
14 AN. CXXIX – IANUARII-APRILIS <strong>2010</strong> – N. 1la crisi finanziaria e i gravi squilibri economiciimpoveriscono non poche persone, e creanocondizioni di miseria? Nella mia Enciclica Caritasin veritate ricordo: “L’economia ha bisognodell’etica per il suo corretto funzionamento,non di un’etica qualsiasi, bensì di un’eticaamica della persona” (n. 45).Antonio, alla scuola di Francesco, mettesempre Cristo al centro della vita e del pensiero,dell’azione e della predicazione. È questoun altro tratto tipico della teologia francescana:il cristocentrismo. Volentieri essa contempla,e invita a contemplare, i misteri dell’umanitàdel Signore, l’uomo Gesù, in modo particolare,il mistero della Natività, Dio che si èfatto Bambino, si è dato nelle nostre mani: unmistero che suscita sentimenti di amore e digratitudine verso la bontà divina.Da una parte la Natività, un punto centraledell’amore di Cristo per l’umanità, ma anchela visione del Crocifisso ispira ad Antoniopensieri di riconoscenza verso Dio e di stimaper la dignità della persona umana, così chetutti, credenti e non credenti, possano trovarenel Crocifisso e nella sua immagine un significatoche arricchisce la vita. Scrive sant’Antonio:“Cristo, che è la tua vita, sta appeso davantia te, perché tu guardi nella croce comein uno specchio. Lì potrai conoscere quantomortali furono le tue ferite, che nessuna medicinaavrebbe potuto sanare, se non quella delsangue del Figlio di Dio. Se guarderai bene,potrai renderti conto di quanto grandi siano latua dignità umana e il tuo valore... In nessunaltro luogo l’uomo può meglio rendersi contodi quanto egli valga, che guardandosi nellospecchio della croce” (Sermones Dominicaleset Festivi, III, pp. 213-214).Meditando queste parole possiamo capiremeglio l’importanza dell’immagine delCrocifisso per la nostra cultura, per il nostroumanesimo nato dalla fede cristiana. Proprioguardando il Crocifisso vediamo, come dicesant’Antonio, quanto grande è la dignità umanae il valore dell’uomo. In nessun altro puntosi può capire quanto valga l’uomo, proprioperché Dio ci rende così importanti, ci vedecosì importanti, da essere, per Lui, degni dellasua sofferenza; così tutta la dignità umana apparenello specchio del Crocifisso e lo sguardoverso di Lui è sempre fonte del riconoscimentodella dignità umana.Cari amici, possa Antonio di Padova, tantovenerato dai fedeli, intercedere per la Chiesaintera, e soprattutto per coloro che si dedicanoalla predicazione; preghiamo il Signoreaffinché ci aiuti ad imparare un poco di questaarte da sant’Antonio. I predicatori, traendoispirazione dal suo esempio, abbiano curadi unire solida e sana dottrina, pietà sincera efervorosa, incisività nella comunicazione. Inquest’anno sacerdotale, preghiamo perché isacerdoti e i diaconi svolgano con sollecitudinequesto ministero di annuncio e di attualizzazionedella Parola di Dio ai fedeli, soprattuttoattraverso le omelie liturgiche. Siano esse unapresentazione efficace dell’eterna bellezza diCristo, proprio come Antonio raccomandava:“Se predichi Gesù, egli scioglie i cuori duri; selo invochi, addolcisci le amare tentazioni; selo pensi, ti illumina il cuore; se lo leggi, egliti sazia la mente” (Sermones Dominicales etFestivi, III, p. 59).Benedetto XVI[L’Osservatore Romano, 11 febbraio <strong>2010</strong>, p. 8]6. Messaggio per la XLVII Giornata Mondialedi Preghiera per le Vocazioni <strong>2010</strong>25 aprile <strong>2010</strong> - IV Domenica di PasquaLA TESTIMONIANZASUSCITA VOCAZIONIVenerati Fratelli nell’Episcopatoe nel Sacerdozio,cari fratelli e sorelle!La 47 a Giornata Mondiale di Preghiera perle Vocazioni, che si celebrerà la IV domenicadi Pasqua – domenica del “Buon Pastore” – il25 aprile <strong>2010</strong>, mi offre l’opportunità di proporrealla vostra riflessione un tema che bensi intona con l’Anno Sacerdotale: La testimonianzasuscita vocazioni. La fecondità dellaproposta vocazionale, infatti, dipende primariamentedall’azione gratuita di Dio, ma, comeconferma l’esperienza pastorale, è favoritaanche dalla qualità e dalla ricchezza della testimonianzapersonale e comunitaria di quantihanno già risposto alla chiamata del Signorenel ministero sacerdotale e nella vita consacrata,poiché la loro testimonianza può suscitarein altri il desiderio di corrispondere, a loro volta,con generosità all’appello di Cristo. Questotema è dunque strettamente legato alla vita ealla missione dei sacerdoti e dei consacrati.