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134 Volume LXV n. 1 – Gennaio-Marzo 2011 incremento del livello di disuguaglianza, contrariamente a quanto affermato da Kuznets già nel 1955. Nel suo contributo seminale, Kuznets ha infatti analizzato la relazione tra reddito pro-capite e livello di disuguaglianza conducendo un’analisi cross-section su diversi paesi. Egli ha messo in evidenza una relazione di tipo ad U rovesciata. In altri termini al crescere del reddito pro-capite, il livello di disuguaglianza cresce in un primo tempo per poi decrescere per il resto del tempo. Quanto postulato da Kuznets è stato messo in discussione nel corso degli anni, infatti, se alcuni test empirici ne hanno dato conferma, altri hanno posto l’accento sull’assenza di una tale relazione. Goudie e Ladd (1999), focalizzando l’attenzione sull’analisi degli effetti della crescita economica sulla disuguaglianza, hanno dimostrato l’esistenza di una relazione tra le due, pur di natura non sistematica. Numerosi studi hanno, invece, individuato l’esistenza effettiva di un forte legame tra crescita economica e riduzione della povertà. L’effetto della crescita economica sulla povertà dipende poi dalla modalità in cui i benefici che da essa derivano sono distribuiti tra la popolazione. A tal riguardo, Deininger e Squire (1998), considerando la crescita e la quota di reddito detenuta dai differenti gruppi della popolazione, hanno analizzato in che maniera il livello iniziale di disuguaglianza e la variazione della disuguaglianza nel tempo influenzano l’evoluzione della povertà. Pertanto, tenendo presente che, gli individui rientranti nel primo “quintile” della popolazione, sono i più poveri, si sottolinea come gli stessi sembrano soffrire degli effetti della disuguaglianza cagionati dalla crescita e allo stesso tempo sembrano beneficiare maggiormente degli effetti derivanti dall’adozione di misure atte a stimolare la crescita. Anche Ravallion e Chen (1997), avevano confermato l’esistenza di un forte legame tra crescita economica e riduzione della povertà. Il punto di partenza della loro analisi consiste nel distribuire le osservazioni in quattro quadranti a seconda del segno delle variazioni. Nonostante la suddivisione precedentemente stabilita, le osservazioni ricadono tutte all’interno del secondo, e del quarto quadrante, entrambi caratterizzati da una relazione inversa tra aumento (riduzione) del reddito medio e riduzione (aumento) del livello di povertà. Empiricamente, essi hanno dimostrato che il reddito degli individui estremamente poveri risulta essere molto più reattivo alla crescita, tralasciando l’esistenza di differenti dinamiche all’interno dei poveri visto che la suddetta popolazione non è da considerare un gruppo omogeneo. Ali e Thorbecke (1998), conducendo un’analisi su sedici paesi appartenenti all’Africa Sub-sahariana, hanno dimostrato come la sensibilità della povertà rispetto alla crescita economica ed alla variazione nella distribuzione relativa dei redditi è differente a seconda che si analizzi il contesto urbano o quello rurale. Infatti, la povertà a livello rurale è molto più sensibile alla crescita
Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica economica rispetto a quella presente a livello urbano. Al contrario la povertà nelle aree urbane risulta essere più reattiva alle variazioni nella distribuzione dei redditi. L’obiettivo di questo lavoro è misurare gli effetti della crescita economica sulla povertà in Albania. Dal 1997, anno in cui il sistema economico è stato duramente colpito della crisi finanziaria interna (meglio conosciuta come “crollo delle piramidi finanziarie”), il paese ha registrato un sostenuto incremento del PIL. 10,0 9,0 8,0 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 Figura 1 - Tassi di crescita del PIL pc albanese a PPA, $ internazionali, 2000-2007 9,2 9,2 9,2 8,4 7,9 7,4 5,2 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 4,2 Fonte: Elaborazioni su dati FMI, 2009 I recenti tassi di crescita albanesi mostrano valori sconosciuti al mondo occidentale. Tuttavia, dato il profondo gap da recuperare, ci si chiede se tale crescita abbia contribuito a rimuovere le differenze tra la popolazione appartenente a diverse categorie reddituali o se, nella migliore delle ipotesi, le abbia lasciate inalterate favorendo i già ricchi/benestanti. 3. Il grado di pro-poorness: definizioni e misurazioni Il concetto di crescita pro-poor è ampiamente utilizzato sia nel mondo accademico che nell’ambito della varie organizzazioni internazionali che si occupano di lotta alla povertà, nonostante le numerose controversie che alimenta a causa della mancanza di una sua definizione univoca. La letteratura più recente ha cercato di illustrare la relazione tra crescita economica e riduzione della povertà, analizzando in che misura la popolazione povera beneficia della crescita. Per definire la crescita pro-poor è necessario prendere in considerazione: (i) l’ampiezza della crescita e (ii)i benefici generati dalla crescita che i poveri ricevono. Due definizioni si applicano maggiormente al concetto di crescita pro-poor: una relativa ed una assoluta. Secondo la prima, la crescita è da considerare pro-poor, se riduce la povertà assoluta. Un aumento del reddito medio che si traduce in una 135
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