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rivista italiana di economia demografia e statistica - Sieds

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Volume LXV n. 1 – Gennaio-Marzo 2011<br />

contenuta rispetto a quella maschile e continuano a permanere importanti fenomeni <strong>di</strong><br />

segregazione orizzontale e verticale che evidenziano l’esclusione delle donne da alcuni<br />

settori lavorativi e da gran parte dei ruoli <strong>di</strong> potere e responsabilità.<br />

Quin<strong>di</strong>, come gli altri paesi europei, anche in Italia, si evidenzia una progressiva<br />

riduzione delle <strong>di</strong>suguaglianze <strong>di</strong> genere, anche se il gap continua a permanere su<br />

valori abbastanza elevati. Secondo i dati dell’Istat provenienti dalla Rilevazione sulle<br />

forze <strong>di</strong> lavoro (Istat, 2010), tra il 2004 e il 2008 il numero dei <strong>di</strong>rigenti donne è<br />

aumentato in misura piuttosto limitata (+1,80%), passando da 130mila a 132mila unità,<br />

rispetto all’aumento registrato, invece, tra gli impiegati (+13,87%, da 3.601mila a<br />

4.101mila unità) e tra gli operai (+10,61%, da 2.535mila a 2.804mila). L’incidenza<br />

delle lavoratrici in proprio, poi, ha ad<strong>di</strong>rittura registrato una flessione <strong>di</strong> 7,54 punti<br />

percentuali nel medesimo periodo, scendendo da 1.951mila a 1.804mila unità.<br />

Per chiarire ulteriormente i termini della questione “glass ceiling” in Italia, può<br />

essere utile osservare i dati sull’incidenza dei ruoli apicali in Italia, <strong>di</strong>rigenti e quadri<br />

(tabella 1), provenienti sempre dalla Rilevazione sulle forze <strong>di</strong> lavoro condotta<br />

dall’Istat: in tutte le ripartizioni, tranne il Mezzogiorno, l’incidenza dei manager tra i<br />

maschi e molto più elevata che tra le femmine: in particolare la <strong>di</strong>fferenza è molto<br />

marcata nel Nord- (-2,91), mentre è più ridotta al Centro (-1,09) e, ad<strong>di</strong>rittura<br />

positiva nel Mezzogiorno (1,78). Complessivamente, in Italia, il 7,79% degli<br />

occupati maschi svolge lavori manageriali, contro il 6,77% delle occupate.<br />

Tabella 1 – Percentuale (per ciascun sesso) <strong>di</strong> incidenza dei manager (<strong>di</strong>rigenti e quadri)<br />

per genere in Italia. Anno 2008.<br />

Nord Centro Mezzogiorno Italia<br />

Maschi 8,35 8,74 6,26 7,79<br />

Femmine 5,86 7,64 8,04 6,77<br />

Totale 7,31 8,28 6,87 7,38<br />

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat, 2010<br />

In Italia, nelle aziende quotate, escluse banche e assicurazioni, nel 63,1% dei casi<br />

non figura alcuna donna nel Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione (CdA), mentre se si<br />

guarda al numero totale dei componenti dei CdA, le cifre si assottigliano<br />

ulteriormente con 110 donne su 2.217 consiglieri, pari al 5% (Presidenza del<br />

Consiglio dei Ministri, 2007). La percentuale dei CdA senza alcuna donna tra i<br />

componenti nelle banche sale al 72,2% (su 133 istituti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to), con solo 46 donne<br />

su 1.748 componenti, pari a solo il 2,63%. Quin<strong>di</strong> anche se le donne rappresentano<br />

ormai il 40% dei <strong>di</strong>pendenti nel settore bancario, solo lo 0,36% <strong>di</strong> queste ha la<br />

qualifica <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigente contro il 3,11% degli uomini, mentre nelle assicurazioni la<br />

percentuale <strong>di</strong> donne tra il personale è pari al 45%, ma la percentuale <strong>di</strong> quelle<br />

<strong>di</strong>rigenti è pari allo 0,7%, contro il 20% degli uomini (ibidem). Per quanto concerne<br />

le aziende sanitarie nazionali il vertice aziendale è costituito da tre figure importanti:

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