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rivista italiana di economia demografia e statistica - Sieds

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Volume LXV n. 1 – Gennaio-Marzo 2011<br />

poiché lo scopo del lavoro è quello <strong>di</strong> valutare quali fattori si associano alla<br />

probabilità <strong>di</strong> occupare posizioni apicali nelle professioni, sono state selezionate solo<br />

le donne lavoratrici, ottenendo un campione complessivo <strong>di</strong> 14.772 donne.<br />

Per in<strong>di</strong>viduare il sottogruppo delle managers all’interno del campione sin qui<br />

osservato, si è fatto ricorso alla definizione dell’Eurostat, che ha, a sua volta,<br />

imposto come riferimento per l’in<strong>di</strong>viduazione dei ruoli apicali in azienda la<br />

classificazione ISCO (International Standard Classification of Occupations)<br />

prodotta dall’ILO (International Labour Office). Nella nostra analisi, all’interno<br />

della categoria managers, sono stati valutati, oltre che i <strong>di</strong>rigenti ed i quadri come<br />

previsto dalla classificazione europea, anche gli impren<strong>di</strong>tori ed i liberi<br />

professionisti, che rientrano nella categoria dei lavoratori autonomi. Tale decisione<br />

è motivata dall’idea che anche queste ultime due figure, al pari dei managers in<br />

senso stretto, hanno un impegno lavorativo giornaliero che va spesso ben oltre le<br />

ore previste per i lavori <strong>di</strong>pendenti, quin<strong>di</strong> il raggiungimento del successo nella<br />

propria attività lavorativa potrebbe essere ostacolato dai medesimi fattori che<br />

agiscono in negativo sulla possibilità <strong>di</strong> raggiungere le posizioni <strong>di</strong> vertice nelle<br />

organizzazioni. Utilizzando tali definizioni, quin<strong>di</strong>, i managers all’interno del<br />

campione considerato corrispondono al 12,23% sul totale degli occupati (1.807).<br />

3.2 Principali caratteristiche del campione<br />

Con riferimento al campione osservato, l’età me<strong>di</strong>a delle donne è pari a 35,93<br />

anni. Oltre la metà delle intervistate (59,2%) sono coniugate e la presenza,<br />

all’interno del campione osservato, <strong>di</strong> quelle con un livello <strong>di</strong> istruzione me<strong>di</strong>o alto<br />

(laurea e oltre) risulta sostanzialmente bassa (12,6%) rispetto alla maggioranza che<br />

presenta titoli <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o pari al <strong>di</strong>ploma (45%) o ad<strong>di</strong>rittura inferiore ad esso<br />

(42,4%). Relativamente alla con<strong>di</strong>zione occupazionale, il campione presenta una<br />

maggioranza <strong>di</strong> donne occupate (61,6%), una presenza moderata <strong>di</strong> donne<br />

casalinghe (26,3%)., un’incidenza quasi pari <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupate e donne in cerca <strong>di</strong><br />

prima occupazione (rispettivamente 5,8 e 5,4%). Il 47,8% delle intervistate <strong>di</strong>chiara<br />

<strong>di</strong> mantenersi da sola, mentre una quota consistente delle donne presenti nel<br />

campione (39,7%) riceve sostentamento da parte dei familiari.<br />

Il campione analizzato risulta sostanzialmente “giovane” per quanto attiene<br />

l’esperienza professionale: la me<strong>di</strong>a degli anni <strong>di</strong> lavoro è pari a 9,44. Osservando,<br />

invece, il settore <strong>di</strong> attività economica si confermano i <strong>di</strong>versi para<strong>di</strong>gmi teorici sulla<br />

segregazione occupazionale orizzontale delle donne che vedono nel settore terziario e<br />

nel terziario avanzato lo sbocco lavorativo naturale per il genere femminile: anche<br />

nelle nostre analisi, la percentuale è assai elevata (attorno all’80%) come altrettanto<br />

elevata (78,2%) è la percentuale <strong>di</strong> donne che lavorano come <strong>di</strong>pendenti e con

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