BOOK ABSTRACT - Simfer
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LINFEDEMA E PATOLOGIA<br />
VASCOLARE PERIFERICA<br />
CORRELAZIONE TRA FATTORI DI RISCHIO E<br />
RIABILITAZIONE NEL LINFEDEMA SECONDARIO A<br />
TUMORE MAMMARIO.<br />
T. Di Gregorio, S. Carli, G. Soliani, M. Iocco, N. Basaglia<br />
(Ferrara)<br />
INTRODUZIONE<br />
I fattori di rischio correlati all’insorgenza del linfedema,<br />
secondario ad intervento chirurgico per patologia tumorale<br />
mammaria, sono oggetto di diversi studi presenti in<br />
letteratura. Obiettivo del nostro lavoro è l’analisi dei fattori<br />
di rischio correlati al linfedema con lo scopo di poter<br />
effettuare una presa in carico riabilitativa precoce e poter<br />
garantire l’efficacia dei diversi trattamenti.<br />
MATERIALI E METODI<br />
Dal mese di Gennaio 2006 a Gennaio 2009 sono state<br />
valutate tutte le donne che avevano subito un intervento<br />
chirurgico per carcinoma mammario. La visita è stata<br />
effettuata in collaborazione tra il chirurgo ed il fisiatra subito<br />
dopo l’intervento e poi ogni 6 mesi per tre anni. Con una<br />
specifica cartella clinica sono stati raccolti tutti i dati<br />
fisiologici, clinici e funzionali delle donne operate.<br />
RISULTATI<br />
Sono state valutate 165 donne ( età variabile tra i 30‐80<br />
anni). Nella nostra casistica 35/165 donne hanno sviluppato<br />
il linfedema: 2 casi dopo Radioterapia (RT), 2 casi dopo<br />
l’associazione di Chemioterapia e RT, 0 casi dopo CT. Per<br />
quanto riguarda la sede nei casi di quadrantectomia: 7 donne<br />
operate su QII sx hanno sviluppato linfedema, 4 operate su<br />
QSE dx ( precedenti studi sottolineano, invece, la maggiore<br />
incidenza sul lato dominante).<br />
Le donne prese in carico per trattamento riabilitativo sono<br />
state 43/165 (rieducazione funzionale alla spalla; linfo‐<br />
pressoterapia, bendaggio funzionale o trattamento<br />
combinato).<br />
Per le altre donne è stato applicato il programma di<br />
prevenzione.<br />
CONCLUSIONI<br />
I risultati ottenuti hanno evidenziato l’importanza del<br />
monitoraggio nel tempo delle donne sia per una corretta<br />
individuazione dei fattori di rischio di linfedema che per una<br />
rapida ed efficace presa in carico riabilitativa.<br />
FLEBOLINFEDEMI E RIABILITAZIONE IN ACQUA.<br />
S. Michelini, M. Cardone, S. Piccione, C. Aniello, S.<br />
Calabrese (Roma)<br />
101<br />
INTRODUZIONE<br />
l’Idrokinesiterapia viene intesa come modalità riabilitativa<br />
che da la possibilità di intervenire su tutti gli esiti della<br />
patologia e non solo sulla riduzione centimetrica dell'edema.<br />
Tale metodo si avvale della successione graduale e<br />
propedeutica di sequenze motorie in acqua e<br />
dell’applicazione delle leggi fisiche dei corpi in immersione.<br />
Il trattamento fisico combinato del flebolinfedema in acqua<br />
presenta vari vantaggi; la parziale assenza di gravità creata<br />
dall'ambiente in acqua permette di effettuare una<br />
valutazione efficace sugli squilibri muscolari, di far espletare<br />
al paziente i movimenti che in realtà non ha perso ma ha solo<br />
rinunciato a fare a causa del dolore. In acqua è possibile<br />
migliorare il trofismo muscolare, ampliare il ROM articolare,<br />
lavorare sullo schema corporeo alterato, ridurre le retrazioni<br />
muscolari.<br />
Secondo il principio di Pascal e la legge di Torricellie Stevino<br />
in tale ambiente i movimenti vengono favoriti dal positivo<br />
gradiente pressorio.<br />
Inoltre la variazione dei volumi polmonari richiesta durante<br />
gli esercizi, che in acqua si evidenzia con la variazione<br />
dell’affondamento e dell’emersione del corpo, favorisce un<br />
ulteriore drenaggio linfo‐venoso.<br />
La grande valenza riabilitativa dell'idrokinesiterapia non si<br />
esaurisce al campo fisioterapico ma tocca anche il campo<br />
sociale, ricreativo e psicologico. La reintegrazione sociale<br />
viene maggiormente raggiunta in un ambiente acquatico<br />
dove il paziente si trova a dover interagire in maniera più<br />
significativa con il Fisioterapista e con le altre persone<br />
presenti nella piscina. Inoltre si trova a dover affrontare<br />
l'aspetto estetico e psicologico della patologia. Nel presente<br />
studio preliminare eseguito su 60 pazienti (47 femmine e 13<br />
maschi affetti da flebolinfedema primario o secondario degli<br />
arti) si è assistito, dopo dieci sedute, ad un decremento<br />
medio delle circonferenze degli arti del 34%, ad un<br />
miglioramento del tono‐trofismo muscolare e della<br />
funzionalità articolare e ad una netta regressione del dolore<br />
(pain scle); non è emersa alcuna complicanza infettiva acuta<br />
durante il ciclo di trattamento considerato che l'attività di<br />
idrokinesiterapia viene svolta sempre in ambienti protetti e<br />
controllati.<br />
Dallo studio emergono sia l'effetto positivo<br />
dell'idrokinesiterapia nel trattamento del flebolinfedema che<br />
la possibilità di trattare con ogni singolo esercizio le diverse<br />
aree compromesse dall'edema offrendo anche vantaggi in un<br />
ottica di costi assistenziali.