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BOOK ABSTRACT - Simfer

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METODO:Maschio,anni 30,vittima di deflagrazione di ordigno<br />

bellico con fratture multiple. Dopo ricovero al “CELIO”,<br />

ricovero nella ns. struttura in clinostatismo obbligato. All’e.o.<br />

ipotrofia muscolare, infezione b.v.u;iniziava<br />

elettrostimolazione mm. antigravitari,mobilizzazione passiva<br />

caviglia e ginocchio.Sottoposto a TC lombare bacino,(assenza<br />

di consolidazione delle fratture) veniva dimesso ed iniziava<br />

TPTD, vit D e Ca.Nuovo ricovero presso la ns U.O. e<br />

valutazione fisiatrica; TC bacino (inizio di consolidazione) ed<br />

inizio mobilizzazione attiva anche, ginocchia, caviglie e<br />

kinetec. A 7gg miglioramento della sintomatologia<br />

algica,deambulazione a carico sfiorante. In X giornata uso di<br />

pedana isocinetica tipo PRO‐KIN. Il 16 agosto deambulazione<br />

con canadesi. Il 21 agosto TC lombare (discreto stato di<br />

consolidazione).Il 9 settembre deambulazione libera. Il 16<br />

settembre analisi della marcia con sistema OPTO<br />

ELETTRONICO che mostrava compenso di ginocchia e rigidità<br />

del bacino.Il 19 settembre sospendeva il TPTD. Con apposito<br />

programma riabilitativo riacquisiva sicurezza nei passaggi<br />

posturali e veniva dimesso.Al controllo completo recupero<br />

funzionale,rigidità del tratto lombosacrale,indolente.Le<br />

metodiche di diagnosi avanzate (sistema ELITE’) per valutare<br />

i deficit funzionali ed i compensi adottati, e l’uso della<br />

pedana isocinetica,hanno consentito il recupero dello<br />

schema motorio.RISULTATI:Il recupero si è dimostrato<br />

rapido,in rapporto alla patologia fratturativa che alle<br />

previsioni.Si può quindi affermare che Il TERIPARATIDE è<br />

stato l’elemento catalizzatore nel processo di recupero<br />

funzionale motorio e psicologico.<br />

L’INSTABILITA’ ATLANTO‐ASSIALE IN ATLETI CON<br />

TRISOMIA 21.<br />

F. Tessaro, E. Bizzarini, M. R. Iannis, E. Righini, P.<br />

Magrin, M. Peressin, A. Zampa (Udine)<br />

INTRODUZIONE<br />

L’instabilità atlanto‐assiale è una delle anomalie muscolo‐<br />

scheletriche di maggior rilievo negli atleti con trisomia 21.<br />

L’incidenza di instabilità, tra il 12% ed il 20% in Letteratura,<br />

aumenta con l’aumentare dell’età. In Letteratura viene<br />

sottolineata l’importanza della valutazione radiografica dei<br />

soggetti portatori di instabilità atlanto‐assiale, in quanto un<br />

movimento eccessivo del rachide cervicale potrebbe causare<br />

un’esagerata escursione del dente dell’epistrofeo<br />

determinando gravi conseguenze neurologiche. Anche il<br />

Comitato Italiano Paralimpico data l’importanza di tale<br />

problematica ha previsto tra gli accertamenti obbligatori per<br />

l’idoneità agonistica dei soggetti con Sindrome di Down,<br />

l’indagine radiografica del rachide cervicale da effettuare ala<br />

prima visita, prevedendo di non concedere l’idoneità per<br />

quegli sport che espongono gli atleti ad un rischio<br />

significativo di traumi cranio‐cervicali.<br />

MATERIALI E METODI<br />

254<br />

Ci siamo avvalsi, per indagare la possibile presenza di<br />

instabilità atlanto‐assiale, delle radiografie del rachide<br />

cervicale in proiezione AP e LL, in massima flessione ed in<br />

massima estensione cervicale (dinamiche) che ci hanno<br />

permesso di esaminare in modo dettagliato le prime<br />

vertebre cervicali, in particolare C1 e C2. Abbiamo<br />

considerato indicativa per instabilità una distanza superiore a<br />

4 mm.<br />

RISULTATI<br />

Sono stati valutati 33 nuotatori agonisti con diagnosi<br />

cromosomica di trisomia 21, 17 femmine e 16 maschi, con<br />

età media pari a 26,58±15 anni, peso 62,52±15,00 Kg, statura<br />

152,33±10,34 cm, BMI 26,80±5,51. Alle indagini Rx del<br />

rachide cervicale nelle proiezioni dinamiche del rachide<br />

abbiamo rilevato segni di instabilità atlanto‐assiale in 3<br />

soggetti (9,09%), tutti di sesso femminile.<br />

CONCLUSIONI<br />

Nell’ambito della nostra casistica, abbiamo riscontrato<br />

un’incidenza di instabilità atlanto‐assiale negli atleti con<br />

Sindrome di Down, leggermente inferiore rispetto a quella<br />

segnalata in Letteratura (9,09% vs 12‐20%), ma comunque<br />

significativamente superiore a quella della popolazione<br />

generale. Riteniamo quindi che uno stretto follow‐up clinico<br />

sia necessario nei ragazzi con Sindrome di Down, in<br />

particolare in quelli con esame Rx dubbio o alterato, per<br />

cogliere precocemente eventuali aggravamenti della<br />

patologia ed avviarli ad una correzione chirurgica. Nei casi<br />

"dubbi" sarà opportuno sconsigliare la pratica di quelle<br />

attività sportive che possono comportare pericolose<br />

sollecitazioni meccaniche a carico del rachide cervicale.<br />

OBESITÀ, LOMBALGIA E DISABILITÀ<br />

G. Baccalaro, L. Vismara, F. Menegoni, M. Cavigioli, P.<br />

Capodaglio ()<br />

INTRODUZIONE<br />

l’obesità è una malattia cronica degenerativa correlata a<br />

molte patologie muscolo‐scheletriche, tra queste uno dei<br />

distretti più compromessi è la colonna lombare con<br />

conseguente limitazione funzionale e dolore cronico1. Le<br />

patologie croniche muscolo‐scheletriche interferiscono sulla<br />

capacità dell’individuo nell’espletare le normali attività<br />

quotidiane e possono portare ad una progressiva disabilità.<br />

Nonostante i numerosi lavori scientifici relativi all’obesità<br />

non è ancora chiaro il suo ruolo nell’ambito della disabilità.<br />

Lo scopo del nostro studio è di dimostrare la possibile<br />

relazione tra l’obesità, la lombalgia e la disabilità.<br />

MATERIALI E METODI<br />

sono stati selezionati 77 pazienti obesi (BMI: 41±7; Età:<br />

44±11). 53 pazienti obesi affetti da no specific Low Back Pain<br />

(nsLBP), 12 da specific Low back Pain (sLBP) e 12 pazienti<br />

obesi senza patologie correlate e dolore (NP). Le scala di

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