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BOOK ABSTRACT - Simfer

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dispositivo , individuando due principali indicazioni al<br />

mantenimento:<br />

1. presenza di stato settico con necessità di terapia<br />

antibiotica e difficoltà nel reperire un accesso venoso<br />

periferico;<br />

2. necessità di nutrizione parenterale in caso<br />

sussistano controindicazioni alla nutrizione enterale o per os.<br />

In assenza di tali condizioni il catetere andrà<br />

immediatamente rimosso.<br />

CONCLUSIONI<br />

Sulla base dell’esperienza maturata in questi anni rispetto<br />

alla gestione dei cateteri venosi centrali nei pazienti con<br />

grave cerebrolesione acquisita ed alla luce di quanto<br />

presente in letteratura, riteniamo che per una corretta<br />

prevenzione delle infezioni catetere correlate è<br />

fondamentale che tutti gli operatori sanitari siano a<br />

conoscenza non solo delle norme di gestione del catetere<br />

venoso centrale ma anche delle indicazioni al<br />

posizionamento ed al mantenimento del dispositivo. La<br />

modalità di prevenzione più idonea delle infezioni catetere<br />

correlate in ambito riabilitativo sembra infatti essere la<br />

rimozione precoce del dispositivo in considerazione del fatto<br />

che spesso al ricovero in reparto di riabilitazione intensiva<br />

non sussistono più le indicazioni che hanno portato<br />

all’impianto nei reparti di terapia intensiva.<br />

PROTOCOLLO DI GESTIONE INTEGRATA DELLA<br />

CANNULA TRACHEOSTOMICA<br />

NEL GRAVE CEREBROLESO: RISULTATI<br />

PRELIMINARI.<br />

C. Bertolino, M. Biacca, P. Mazzari, R. Comberiati, D.<br />

Giordano, E. Mezzadri, I. Trioli, A. De Tanti<br />

(Fontanellato (PR))<br />

INTRODUZIONE<br />

Nel marzo 2008 è nato un gruppo di lavoro<br />

interprofessionale con lo scopo di definire una procedura<br />

operativa di gestione riabilitativa della cannula<br />

tracheostomica ed un data base per la raccolta prospettica<br />

dei dati (“PROGETTO CANNULA”).<br />

Proponiamo la procedura ed i dati sui primi 82 pazienti.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Il gruppo ha identificato gli operatori coinvolti ed i momenti<br />

fondamentali per la raccolta dei dati: anamnesi e dati relativi<br />

alla cannula; presa in carico multidisciplinare del paziente<br />

con avvio del “progetto cannula”; prove di scuffiatura;<br />

valutazione ORL; posizionamento di cannula senza cuffia;<br />

chiusura cannula parziale e poi totale; verifica<br />

dell’evoluzione del progetto parallelo di recupero<br />

dell’alimentazione per os, decannulazione e follow‐up.<br />

RISULTATI<br />

53<br />

Dal giugno 2008 sono stati arruolati 82 pazienti portatori di<br />

cannula tracheostomica.<br />

Di questi, 35 (42.7%) con trauma cranico; 36 (43.9%) ictus<br />

ischemico o emorragico; 10 (10.2%) encefalopatia post‐<br />

anossica secondaria ad arresto cardiaco; 1 (1.2%) patologia<br />

infettiva.<br />

Degli 82 pazienti reclutati, in 28 il protocollo è ancora in<br />

corso, mentre per gli altri è stato concluso con esito<br />

favorevole nella maggior parte dei casi: 42 casi (77.8%) sono<br />

stati decannulati, mentre in 12 casi (22.2%) la<br />

decannulazione non è stata possibile.<br />

Sono stati calcolati i tempi medi di svezzamento dalla<br />

cannula, sia come intervallo dalla data di tracheostomia al<br />

momento della decannulazione (92.61 giorni con range di 21<br />

‐ 429 giorni), che come intervallo dalla data di ingresso nel<br />

nostro Centro al momento della decannulazione (56.63<br />

giorni con range di 1 ‐ 206 giorni).<br />

CONCLUSIONI<br />

La rimozione della cannula tracheostomica nei pazienti<br />

affetti da GCA è un importante obiettivo riabilitativo, ma non<br />

sempre perseguibile.<br />

Nei 54 pazienti che hanno concluso il protocollo, la<br />

decannulazione è stata possibile in 42 casi (77.9%), mentre<br />

non è stata possibile in 12 (22.1%).<br />

In 28 pazienti il protocollo è ancora in corso.<br />

L’incapacità di gestire le secrezioni salivari e la disfagia<br />

rappresentano i principali motivi che rallentano o non<br />

consentono di proseguire il progetto di decannulazione, per<br />

quanto la disfagia non rappresenti una controindicazione<br />

assoluta alla decannulazione.<br />

La gravità del quadro clinico e neurologico alla dimissione<br />

sembra influire sulla mancata decannulazione.<br />

RECUPERO FUNZIONALE NEI PAZIENTI CON GRAVI<br />

CEREBRO‐LESIONI ED IPERTENSIONE<br />

ENDOCRANICA SOTTOPOSTI A CRANIECTOMIA<br />

DECOMPRESSIVA.<br />

T. Lombardi, F. Di Rienzo, A. Iarossi, M. Basciani, G.<br />

Grimaldi, P. Fiore, G. Maruzzi, M. Tolfa, M. Russo, D.<br />

Intiso (Foggia)<br />

INTRODUZIONE<br />

Le gravi cerebro‐lesioni (GCL) possono provocare una<br />

ipertensione intracranica resistente ai comuni presidi<br />

terapeutici provocando rigonfiamento cerebrale e<br />

conseguente decesso. La craniectomia decompressiva rientra<br />

nelle strategie terapeutiche, ma i risultati di tale procedura<br />

non sono univoci e soprattutto non sono noti i successivi<br />

percorsi terapeutici‐assistenziali e l’outcome a lungo termine<br />

dei pazienti sottoposti a craniectomia.<br />

MATERIALI E METODI

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