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BOOK ABSTRACT - Simfer

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del soggetto, sia quelle preesistenti alla fratture che quelle<br />

emergenti dopo l'intervento. E' necessaria la formulazione di<br />

una diagnosi e di una prognosi riabilitativa per poter definire<br />

un progetto riabilitativo individuale che tenga conto sia dei<br />

fattori legati alla frattura (tipo di frattura, tipo di intervento,<br />

intervallo di tempo tra frattura ed intervento), sia dei fattori<br />

generali relativi alle condizioni di salute del paziente<br />

(condizioni psichiche, comorbilità, stato nutrizionale, età) e<br />

degli aspetti socio‐familiari.<br />

Oggetto dello studio è stata l'osservazione di un numero<br />

totale di 303 pazienti di età media di 80,56 anni e indice di<br />

comorbidità di 2,19, ricoverati in regime di riabilitazione<br />

intensiva (cod. 56) per frattura di collo femore nel triennio<br />

2006‐2008. Sono stati valutati anche: degenza media,<br />

degenza totale, numero di patologie, classe CIRS, indice di<br />

severità. Per definire il grado di autonomia è stato utilizzato<br />

il Barthel Index al momento dell'ingresso in reparto, alla<br />

dimissione e al follow‐up ad un mese di distanza. L'analisi dei<br />

3 anni considerati singolarmente ha dimostrato una<br />

sostanziale stabilità dell'incidenza nell'area geografica di<br />

riferimento. Nei vari anni non si è registrata differenza<br />

nell'età media e nella degenza media riabilitativa, ma c'è<br />

stata una differenza statisticamente significativa nella<br />

degenza totale, indice di una costante riduzione della<br />

degenza in reparto per acuti, pur in presenza di una<br />

importante comorbilità. In accordo con i dati della<br />

letteratura è emerso che il trattamento riabilitativo nei<br />

pazienti operati di frattura di femore riduce le complicanze,<br />

migliora la qualità di vita e riduce i costi complessivi valutati<br />

a lungo termine.<br />

INTERVENTO CON SPAZIATORE ANTIBIOTATO<br />

NELLA SPALLA: QUALE RIABILITAZIONE?<br />

G. A. Magagni, P. Righetti , G. Porcellini, P. Paladini, R.<br />

Galassi (Rimini)<br />

INTRODUZIONE<br />

Negli ultimi anni è aumentato l’intervento di protesi e<br />

osteosintesi nelle patologie traumatiche di spalla. Di<br />

conseguenza si è avuto un incremento delle complicanze che<br />

devono essere gestite in stretta collaborazione dal chirurgo,<br />

l’infettivologo e il riabilitatore.<br />

Le cause che portano alla revisione dell’intervento sono la<br />

intolleranza ai mezzi di sintesi, la mobilizzazione della protesi<br />

e l’infezione.<br />

MATERIALI E METODI<br />

In questo lavoro presentiamo la nostra modalità di<br />

intervento riabilitativo nella complicanza più temuta:<br />

l’infezione.<br />

In letteratura viene segnalata una frequenza del 0,2‐0,5 %<br />

degli interventi chirurgici.<br />

Abbiamo seguito 9 pazienti giunti alla U.O. di chirurgia della<br />

spalla nel periodo marzo 2007‐ marzo 2009 (5 uomini e 4<br />

142<br />

donne con età compresa tra 46 e 82 anni, 6 spalle dx e 3 sn),<br />

che presentavano un quadro infettivo su protesi anatomica<br />

(3 casi), su protesi inversa (2 casi), e su osteosintesi (4 casi).<br />

Il paziente che presenta un quadro di infezione viene trattato<br />

con la rimozione della protesi e l’impianto di spaziatore<br />

antibiotato. All’avvenuta sterilizzazione del campo, ottenuta<br />

con il trattamento antibiotico, si reimpianta una nuova<br />

protesi.<br />

A noi riabilitatori il delicato compito di intervenire con le<br />

nostre tecniche riabilitative per mantenere la spalla in un<br />

buon stato trofico e una buona articolarità per permettere la<br />

successiva buona riuscita dell’intervento di protesizzazione<br />

successivo.<br />

I pazienti sono stati valutati con il Constat score<br />

A tal fine seguiamo le seguenti fasi riabilitative :<br />

1. Trattamento del dolore<br />

2. Sbrigliamento cicatrice<br />

3. mobilizzazione passiva<br />

4. teniche di sensibilizzazione propriocettiva<br />

5. rieducazione posturale<br />

LA CHIRURGIA ELETTIVA PROTESICA DELL'ANCA:<br />

TRATTAMENTO IN RIABILITAZIONE INTENSIVA<br />

TRA APPROPRIATEZZA E QUALITA'.<br />

B. Lombardi, G. Briganti, A. C. Marini, I. Spaghetti, F.<br />

Troncati (Prato)<br />

INTRODUZIONE<br />

L'artroplastica totale dell'anca rappresenta uno dei principali<br />

interventi di chirurgia ortopedica per il trattamento della<br />

coxartrosi. La riabilitazione intensiva è essenziale per<br />

minimizzare il grado di disabilità dopo l'intervento chirurgico,<br />

ma al tempo stesso il ricorso ad essa è limitato al fine di<br />

ridurre i tempi di degenza nonché i costi complessivi<br />

gestionali.<br />

In genere i pazienti relativamente giovani e che presentano<br />

un quadro clinico stabile vengono dimessi al proprio<br />

domicilio in media dopo 6 giorni dall'intervento chirurgico,<br />

dopo aver svolto un adeguato trattamento rieducativo post‐<br />

operatorio. Altri invece, nella maggior parte dei casi, ritenuti<br />

essere pazienti ad alto rischio, richiedono una presa in carico<br />

in riabilitazione intensiva (cod. 56) per diversi motivi, quali:<br />

età avanzata, problemi legati alle condizioni socio‐familiari,<br />

presenza di elevato numero di patologie in comorbidità.<br />

Scopo dello studio è stato quello di valutare l'appropriatezza<br />

e la qualità del “percorso protesi” già in atto da diversi anni<br />

presso la nostra Azienda Sanitaria, esaminando i dati del<br />

triennio 2006‐2008. Sono stati osservati 417 pazienti<br />

complessivi operati di artroprotesi totale di anca in elezione<br />

di età media di 70,7 anni con numero complessivo di<br />

patologie di 3,44 oltre l'intervento di chirurgia ortopedica, a<br />

conferma che la presa in carico è rivolta soprattutto a<br />

pazienti complessi. L'analisi dei dati nei 3 anni dimostra una<br />

progressiva e significativa diminuzione della degenza

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