BOOK ABSTRACT - Simfer
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Tale complicanza, a meno che non si intervenga<br />
tempestivamente con un intervento di derivazione<br />
ventricolo‐peritoneale, si associa ad un’amplificazione delle<br />
lesioni primarie a carico della sostanza bianca ed a prognosi<br />
riabilitativa sfavorevole certa.<br />
Con lo scopo di verificare i criteri che guidano le scelte dei<br />
neurochirurghi e di valutare l’andamento dei pazienti operati<br />
di shunt è stata eseguita un’analisi retrospettiva di 20<br />
pazienti con diagnosi di idrocefalo probabile ricoverati dal<br />
2000 al 2005 presso il reparto di riabilitazione intensiva<br />
neurologica dell’ospedale di Correggio (RE) e trattati con<br />
derivazione ventricolare.<br />
Questo studio ha mostrato un’importante variabilità di<br />
gestione clinica dell’idrocefalo in termini di tempi tra evento<br />
acuto e diagnosi di idrocefalo, tra evento acuto e intervento<br />
di derivazione e tra intervento e valutazione clinica e<br />
radiologica dei risultati, evidenziando come spesso la<br />
gestione di questi pazienti è affidata alla scelta<br />
autoreferenziale del singolo neurochirurgo piuttosto che<br />
basata su percorsi condivisi.<br />
L’osservazione degli indicatori di esito utilizzati (condizione<br />
clinica, punteggio FIM e valutazione TAC) evidenzia una netta<br />
spaccatura tra pazienti con idrocefalo dovuto ad emorragia<br />
cerebrale spontanea e pazienti con idrocefalo causato da<br />
emorragia di origine post‐raumatica. Ciò porta a ritenere che<br />
la popolazione dei pazienti con idrocefalo postemorragico<br />
non sia omogenea: l’alterazione della circolazione liquorale<br />
può infatti essere isolata oppure associata a lesioni cerebrali<br />
primarie o secondarie pre‐esistenti. Tale distinzione va<br />
tenuta presente in sede di valutazione degli outcomes post<br />
intervento di derivazione.<br />
Ritenendo che sia indispensabile definire un percorso<br />
diagnostico, terapeutico e di valutazione clinica e radiologica<br />
condivisibile tra riabilitatori, neurochirurghi e famigliari<br />
proponiamo un algoritmo decisionale per la gestione<br />
dell’idrocefalo pst‐emorragico.<br />
IL PAZIENTE CON TRAUMA CRANIO‐ENCEFALICO<br />
IN RIABILITAZIONE INTENSIVA: UTILIZZO DI<br />
INDICATORI ED INDIVIDUAZIONE DI FATTORI<br />
PREDITTIVI.<br />
R. Avesani, M. Fedeli, C. Ferraro, M. Khansefid (Negrar<br />
(VR))<br />
INTRODUZIONE<br />
la crescente complessità degli interventi riabilitativi a favore<br />
dei pazienti con esiti di trauma cranio‐encefalico rende<br />
indispensabile identificare precocemente le necessità<br />
terapeutiche ed assistenziali fin dalla fase di riabilitazione<br />
intraospedaliera. La conoscenza e la raccolta sistematica,<br />
attraverso indicatori adeguati, delle caratteristiche e pattern<br />
di recupero di questi pazienti costituiscono la base di una<br />
corretta pianificazione ed organizzazione delle risorse.<br />
47<br />
Individuare variabili predittive dell’outcome funzionale<br />
risulta altrettanto necessario.<br />
MATERIALI E METODI<br />
sono stati analizzati retrospettivamente i dati di 175 pazienti<br />
ammessi in un’unità per gravi cerebrolesioni acquisite<br />
(UGCA) tra il 2004 ed il 2007. Le informazioni raccolte<br />
includevano le caratteristiche demografiche, la Glasgow<br />
Coma Scale (GCS) e la durata del ricovero in reparto per acuti<br />
ed in riabilitazione intensiva. Tra gli indici funzionali sono<br />
stati considerati la Functional Independence Measure (FIM),<br />
la Disability Rating Scale (DRS) e la sua suddivisione originaria<br />
in 9 macrocategorie, i Levels of Cognitive Functioning (LCF) e<br />
la Glasgow Outcome Scale (GOS) rilevati all’arrivo ed alla<br />
dimissione dalla UGCA. Analisi di regressione lineare e<br />
logistica sono state utilizzate per la verifica di eventuali<br />
fattori predittivi.<br />
RISULTATI<br />
la suddivisione in macrocategorie di DRS iniziale individuava<br />
gruppi di pazienti omogenei per tutte le variabili considerate,<br />
con l’eccezione dell’età: i pazienti con maggiore disabilità<br />
mostravano le degenze più lunghe tanto in reparto per acuti<br />
che in riabilitazione ed i guadagni più bassi in termini<br />
funzionali. All’interno di ogni categoria l’età appariva<br />
influenzare il grado di recupero in misura inversamente<br />
proporzionale (p