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BOOK ABSTRACT - Simfer

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I risultati ottenuti confermano esperienze precedenti<br />

sull’efficacia delle lenti prismatiche nel trattamento della<br />

NSU. I risultati più rilevanti riguardano a) l’osservazione che il<br />

miglioramento non è limitato alla gravità della NSU, misurata<br />

psicometricamente, ma si estende ad indicatori di disabilità e<br />

di deficit neurologico; b) la correlazione tra il miglioramento<br />

osservato e l’entità dell’after effect, che suggerisce una<br />

relazione diretta tra adattamento prismatico e riduzione del<br />

deficit. Infine, lo studio suggerisce la possibilità di impegnare<br />

i pazienti in attività visuomotorie di tipo ecologico, che<br />

risultano solitamente più gradite. Ciò dovrebbe ridurre il<br />

rischio di rifiuto della terapia pur mantenendone inalterata<br />

l’efficacia.<br />

SE L’ONDA QUALITATIVA DELL’EVIDENCE BASED<br />

MEDICINE S’INFRANGE SULLE BARRIERE<br />

QUANTITATIVE DELLA BUROCRAZIA E<br />

DELL’OPPORTUNISMO…<br />

E. Rosati, F. Papalia, L. Antonelli, A. Panà, S. Monami<br />

(Roma)<br />

INTRODUZIONE<br />

Con la creazione del Laboratorio di Epidemiologia e<br />

Biostatistica nel nostro Centro Ricerche, il goal principale è<br />

stato definito nell’identificazione, attraverso una ponderata<br />

e attenta valutazione della componente squisitamente<br />

soggettiva delle caratteristiche psico‐fisiche del paziente, del<br />

miglior trattamento effettuabile specifico per distretto<br />

corporeo, in un’ottica fortemente orientata ai principî<br />

ispiratori della Evidence Based Rehabilitation (EBR). Tale<br />

elaborazione, che ci si auspica possa essere realizzata non<br />

solo a livello locale, si fonda essenzialmente sull’analisi<br />

statistica degli outcome, evidenziati al termine dell’episodio<br />

post‐acuzie mediante l’uso delle scale valutative<br />

maggiormente accreditate, in funzione della tipologia e della<br />

frequenza delle prestazioni riabilitative praticate. In un primo<br />

step sono stati individuati, quali linee di ricerca prioritarie, la<br />

riabilitazione della spalla e per postumi cerebrovascolari.<br />

L’intervento/riflessione intende, tuttavia, esaminare alcuni<br />

aspetti che potrebbero inficiare il presente progetto,<br />

soprattutto qualora venisse esteso ad una realtà più ampia.<br />

Ad esempio, una vision miope dell’indirizzo normativo<br />

rappresenta, in tal senso, il primo possibile ostacolo. Il<br />

Legislatore, infatti, seppur nel più che giustificato tentativo di<br />

conciliare efficienza ed appropriatezza organizzativa al fine di<br />

garantire un livello assistenziale de minimis, statuisce, non di<br />

rado, regolamenti e procedure di accesso alle prestazioni<br />

sanitarie ignorando quegli elementi clinici fondamentali per<br />

una cultura improntata alla Evidence Based Medicine (EBM).<br />

Parallelamente, il comportamento opportunistico di alcuni<br />

erogatori nel codificare in maniera non corretta la Scheda di<br />

Dimissione Ospedaliera (SDO), potrebbe generare importanti<br />

distorsioni che, alterando il valore statistico‐epidemiologico<br />

131<br />

del debito informativo dei dati sanitari, renderebbero<br />

inattendibili qualsiasi studio EBM‐oriented che utilizzi flussi<br />

informativi ospedalieri. Potrebbe essere il caso, ad esempio,<br />

dell’”epidemia” di una specifica affezione neurologica,<br />

deducibile dai Report di attività prodotti dall’Agenzia<br />

sanitaria regionale, la cui incidenza “contrasta”, a rigor di<br />

logica, con le stime comunemente riportate in letteratura. La<br />

possibile soluzione? Una migliore attività di controllo esterno<br />

ed un maggior coinvolgimento dei fisiatri, da parte del<br />

Legislatore, nelle delicate fasi di elaborazione di documenti<br />

tecnici che contengano aspetti clinici.<br />

SVILUPPO DELLA VERSIONE ITALIANA<br />

DELL’OSWESTRY DISABILITY INDEX.<br />

ADATTAMENTO TRANSCULTURALE,<br />

AFFIDABILITA’ E VALIDITA’.<br />

M. Monticone, P. Baiardi, S. Ferrari, C. Foti, R. Mugnai,<br />

P. Pillastrini, C. Vanti, G. Zanoli. (Milano)<br />

INTRODUZIONE<br />

Crescente attenzione è rivolta allo sviluppo di misure di<br />

outcome per migliorare l’approccio alla lombalgia. Una<br />

versione tradotta dell’ODI nei pazienti con lombalgia non è<br />

mai stata validata all’interno della popolazione italiana.<br />

Pertanto, obiettivo dello studio è stato tradurre, adattare<br />

culturalmente e validare la versione italiana del questionario<br />

Oswestry Disability Index (ODI‐I), permettendone l’uso per i<br />

pazienti con lombalgia.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Il questionario ODI‐I è stato sviluppato mediante traduzione<br />

di tipo forward‐backward, revisione finale da parte del<br />

comitato di esperti e test della versione pre‐definitiva al fine<br />

di stabilire l’appropriata corrispondenza con la versione<br />

inglese (ODI 2.1a). La valutazione psicometrica ha incluso<br />

analisi fattoriale, analisi di affidabilità mediante consistenza<br />

interna (alpha di Cronbach) e ripetibilità test‐retest<br />

(Intraclass Coefficient Correlation), analisi di validità<br />

confrontando l’ODI‐I con la Scala Analogico Visiva, VAS, il<br />

Roland Morris Disability Questionnaire, RMDQ, e il Short<br />

Form Health Survey, SF‐36 (correlazioni di Pearson).<br />

RISULTATI<br />

Si è reso necessario un periodo di tre mesi prima di<br />

raggiungere una versione condivisa dell’ODI‐I. Il questionario<br />

è stato somministrato a 126 soggetti con lombalgia subacuta<br />

e cronica, dimostrando buona accettabilità. L’analisi<br />

fattoriale ha evidenziato una struttura ad un unico fattore<br />

(45% di varianza spiegata). Il questionario ha mostrato<br />

elevata consistenza interna (Cronbach’s alpha 0.855) ed<br />

affidabilità (ICC=0.961). La validità è stata confermata da<br />

elevate correlazioni con VAS (r = 0.73, p

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