BOOK ABSTRACT - Simfer
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TRAUMATOLOGIA E PROTESICA<br />
ARTICOLARE<br />
ARTROPROTESI DI GINOCCHIO NELL’ARTROPATIA<br />
EMOFILICA: PROBLEMATICHE RIABILITATIVE.<br />
P. Martinez, M. De Pedis, S. Franz, R. Tramontozzi, A.<br />
Antonaci (Roma)<br />
INTRODUZIONE<br />
L’emofilia è una malattia ereditaria comportante un grave<br />
deficit della coagulazione dovuto alla mancanza totale o<br />
parziale del fattore VIII ( emofilia A) o IX (emofilia B). A causa<br />
del deficit coagulativo i pazienti emofilici presentano, in<br />
particolare a carico delle grandi articolazioni, frequenti<br />
emartri, spontanei o dovuti a minimi eventi contusivi. I<br />
ricorrenti sanguinamenti intra‐articolari con la conseguente<br />
deposizione di emosiderina causano la progressiva<br />
distruzione della cartilagine articolare ed un danno<br />
progressivo della membrana sinoviale con il sovvertimento<br />
strutturale della normale architettura dell’articolazione<br />
stessa. Tale quadro progressivo viene definito come<br />
artropatia emofilica. Il ginocchio è una delle articolazioni più<br />
compromesse e l’impianto di artroprotesi è l’indicazione<br />
d’elezione nelle forme gravi. Tale chirurgia prevede un<br />
approccio interdisciplinare tra ortopedici ed ematologi (per<br />
la terapia infusionale dei fattori carenti pre e post‐<br />
operatoria) e successivamente tra gli stessi e l’equipe<br />
riabilitativa. È giunto alla nostra osservazione un paziente<br />
sottoposto ad impianto di artroprotesi di ginocchio poichè la<br />
nostra unità operativa è centro di riferimento regionale per<br />
la riabilitazione di tale patologia. In accordo con la<br />
letteratura internazionale, le problematiche più importanti<br />
che abbiamo osservato durante il periodo di ricovero, in<br />
paragone con quelle evidenziate per l’artroprotesi per<br />
gonartrosi, sono state: una più prolungata persistenza di<br />
dolore postoperatorio, un ridotto recupero articolare, la<br />
persistenza di versamento intraarticolare, la persistenza di<br />
stato febbrile in assenza di patologie infettive in atto<br />
evidenziabili. A fronte di ciò, alla dimissione, sono comunque<br />
migliorate la sintomatologia algica, la deambulazione per<br />
quantità e qualità e la qualità della vita del paziente rispetto<br />
allo stato preoperatorio.<br />
DEAMBULAZIONE PRECOCE IN CHIRURGIA<br />
PROTESICA: LA PRECOCE PRESA IN CARICO<br />
RIABILITATIVA.<br />
G.A. Checchia, A. Barbano, R. Carioti, A. Maggioni, G.<br />
Corvaglia, A. M. Amato (Pietra Ligure (SV))<br />
INTRODUZIONE<br />
140<br />
Premessa<br />
Lo sviluppo in ambito di chirurgia protesica maggiore di<br />
tecniche chirurgiche minimamente invasive ed il<br />
perfezionamento e a riduzione dei tempi chirurgici anche in<br />
occasione della chirurgia standard di primo impianto,<br />
rappresenta un fattore che ichiede il massimo impegno sia<br />
da parte del team anestesiologico al fine di garantire la<br />
migliore assistenza intraoperatoria reando altresì i<br />
presupposti per una efficace analgesia nell’immediato post‐<br />
operatorio, sia al team riabilitativo che deve operare una<br />
presa in carico precoce.<br />
Scopo del lavoro<br />
Lo scopo del lavoro è stato di valutare la precoce presa in<br />
carico riabilitativa (entro le 6 ore) di pazienti sottoposti a<br />
protesi d’anca nei quali è stato utilizzato uno specifico<br />
protocollo di anestesia loco regionale e di controllo del<br />
dolore postoperatorio.<br />
Modalità operative<br />
Sono stati arruolati pazienti afferenti alla SC di Chirurgia<br />
Protesica del nostro nosocomio, che dovevano essere<br />
sottoposti ad intervento protesico maggiore (primo<br />
impianto). L’equipe chirurgica in base alla clinica del singolo<br />
paziente ed al planning preoperatorio, metteva in pratica la<br />
tecnica operatoria più opportuna (tradizionale o mini‐<br />
invasiva).<br />
La valutazione riabilitativa avveniva dopo sei ore<br />
dall’intervento chirurgico, e si avvaleva della collaborazione<br />
dei fisioterapisti dedicati alla chirurgia protesica che, nei casi<br />
in cui era possibile (in assenza di importanti effetti collaterali,<br />
instabilità del compenso cardiovascolare), iniziavano in una<br />
fase precoce il programma riabilitativo al fine di ottenere il<br />
più velocemente possibile la stazione eretta e la ripresa<br />
funzionale.<br />
Nella fase immediatamente post‐operatoria il fisioterapista<br />
eseguiva una breve mobilizzazione dell’arto operato,<br />
valutava il range articolare, addestrava ai passaggi posturali<br />
ed alla posizione seduta. Seguiva un nuovo controllo dei<br />
parametri vitali, la verticalizzazione ed accettazione del<br />
carico e la deambulazione con ausili<br />
Risultati e considerazioni conclusive<br />
Nel periodo compreso tra il 20/09/06 a tutt’oggi sono stati<br />
trattati 79 pazienti, che hanno partecipato al progetto di<br />
deambulazione precoce. I risultati della presa in carico<br />
riabilitativa entro 6 ore dall’intervento sono illustrati nella<br />
tabella<br />
Anno<br />
N° pz.<br />
Età<br />
Deambulazione Precoce<br />
Solo Verticalizzazione.<br />
Solo Seduti<br />
Falliti