BOOK ABSTRACT - Simfer
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maturazione non solo degli operatori della riabilitazione ma<br />
anche della Direzione aziendale e degli utenti che messi a<br />
conoscenza di regole chiare e codificate hanno meglio<br />
compreso le modalità di accesso e quindi ridotto la<br />
conflittualità per le attese con il Centro ambulatoriale.<br />
DALLA CARTELLA CLINICA INTEGRATA AI DRG<br />
AMBULATORIALI: PERCORSO PER LA GESTIONE<br />
DELLA COMPLESSITÀ RIABILITATIVA<br />
TERRITORIALE.<br />
N. Mastrapasqua, M. C. Labartino, D. D’Amato (Andria)<br />
INTRODUZIONE<br />
Nel corso degli anni si è avuta una continua evoluzione e<br />
diversificazione delle patologie fonte di disabilità che sono<br />
giunte alla nostra osservazione, sia per la mutata domanda<br />
sia per la nostra capacità di differenziare l’offerta<br />
riabilitativa.<br />
Le poche risorse disponibili, l’aumento della domanda<br />
riabilitativa ambulatoriale e domiciliare, ordinaria e<br />
prioritaria, l’aumento della complessità dei casi clinici<br />
richiedevano un adeguato sistema informativo che<br />
garantisse l’efficienza (attraverso l’ottimizzazione<br />
dell’organizzazione) e l’efficacia (attraverso la pianificazione<br />
e il controllo).<br />
MATERIALI E METODI<br />
Dopo la pubblicazione delle Linee Guida Ministeriali per le<br />
Attività di Riabilitazione del 1998 la nostra struttura ha<br />
adottato la metodologia della presa in carico riabilitativa<br />
interprofessionale, avendo come punto comune di<br />
riferimento il Progetto Riabilitativo Individuale.<br />
E’ stato così avviato un processo per il superamento di una<br />
valorizzazione di singole prestazioni, a favore di una<br />
valorizzazione di “percorsi riabilitativi” tramite una Cartella<br />
clinica e una “Scheda di Dimissione” analoga alla SDO in uso<br />
per i ricoveri.<br />
In itinere abbiamo dovuto modificare la cartella clinica<br />
integrata orientata per problemi perché potesse divenire<br />
uno strumento informativo più idoneo a permettere il<br />
monitoraggio ed il controllo sia del modello gestionale che<br />
clinico‐riabilitativo permettendo di valutare da un lato<br />
l’efficacia e dall’altro la sostenibilità del sistema.<br />
RISULTATI<br />
Le informazioni così ottenute ci hanno permesso di<br />
effettuare un’analisi critica dell’organizzazione al fine di<br />
riprogrammare le attività in relazione ad eventuali settori di<br />
intervento scoperti o mal funzionanti ( per es. ausili,<br />
domiciliare), o di potenziarle laddove le modalità<br />
d’intervento si erano mostrate efficaci.<br />
La successiva informatizzazione della cartella, consentendo<br />
una maggiore velocità nell’acquisire informazioni, una<br />
maggiore efficacia d’interscambio, una maggior duttilità nella<br />
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gestione di informazioni complesse, ci darà la possibilità<br />
rispetto al passato, di compiere notevoli passi in avanti<br />
nell’analisi dei dati: ciò permetterà agli operatori della<br />
struttura di continuare ad erogare un servizio di qualità, di<br />
valutare la qualità in rapporto ai costi, facilitando lo sviluppo<br />
dei percorsi riabilitativi e la pianificazione della dimissione.<br />
IL DAY HOSPITAL RIABILITATIVO COME CERNIERA<br />
TRA OSPEDALE E TERRITORIO : L’ESPERIENZA<br />
DELL’ASO DI ALESSANDRIA.<br />
S. Petrozzino, R. Lorusso, P. Imazio, G. Schierano, M.<br />
Marchioni (Alessandria)<br />
INTRODUZIONE<br />
Negli ultimi decenni si è innescato, in ambito sanitario, un<br />
fenomeno di “frammentazione delle cure” ai pazienti fornite<br />
da parte di più figure professionali e in più strutture<br />
sanitarie, senza risparmiare peraltro anche l’ambito della<br />
riabilitazione. Da ciò è emerso il bisogno di “continuità”,<br />
intesa sia come cura del paziente nella sua interezza che<br />
come insieme di cure protratte nel tempo, nell’ambito della<br />
riabilitazione e soprattutto nella presa in carico di disabilità<br />
complesse.<br />
La continuità di cura del paziente può intendersi come<br />
continuità di informazioni fra i differenti medici e fra una<br />
figura professionale e l’altra, come continuità gestionale<br />
cioè condivisa da parte dei differenti operatori e infine come<br />
continuità relazionale fra figure professionali, paziente e<br />
caregivers.<br />
La continuità di cura, dunque, si può realizzare solamente<br />
collegando e considerando tutti gli elementi del percorso<br />
della cura, i diversi operatori professionali, i vari aspetti e/o<br />
cambiamenti nell’ambito della storia naturale della<br />
menomazione , dando importanza alla relazione di “fiducia”<br />
che si dovrebbe instaurarsi in modo reciproco fra operatore<br />
e paziente.<br />
Sia i pazienti che i caregivers devono percepire la continuità<br />
come la certezza che gli operatori conoscano bene tutti gli<br />
aspetti (fisici, psichici, sociali) legati alla patologia stessa e<br />
che gli stessi operatori siano fra loro concordi sul progetto di<br />
cura della patologia.<br />
Gli operatori, a loro volta, devono percepire la continuità<br />
come la certezza di possedere informazioni sul paziente<br />
corrette e sufficienti in modo da utilizzare nel modo migliore<br />
la loro competenza professionale ed essere sicuri che le loro<br />
azioni siano riconosciute valide e come tali portate avanti da<br />
altri operatori.<br />
La continuità di cura, alla luce di quanto sopra esposto e in<br />
tutti i suoi aspetti e caratteristiche,trova nel D‐H riabilitativo<br />
la cerniera ideale tra ospedale e territorio, e può contribuire<br />
in Riabilitazione al miglioramento della qualità della cura.<br />
MATERIALI E METODI