BOOK ABSTRACT - Simfer
BOOK ABSTRACT - Simfer
BOOK ABSTRACT - Simfer
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
NEUROLESIONI IN ETÀ<br />
EVOLUTIVA<br />
APPLICAZIONE DI UNA SCALA VALIDATA PER LA<br />
DEFINIZIONE DI OUTPUT IN DISABILI GRAVI<br />
ISTITUZIONALIZZATI.<br />
G. A. Lanfaloni, S. Bonci, M. Menna, F. Marchionni<br />
(Assisi)<br />
INTRODUZIONE<br />
Nel management riabilitativo di disabili gravi e gravissimi si<br />
pone con impellenza il problema della definizione dei criteri<br />
di misura di efficacia degli interventi. Infatti le scale di misura<br />
del Q.I. non sono applicabili al di sotto di un valore, le<br />
numerose scale della misura delle ADL o delle competenze<br />
motorie (FIM ad es.) non sono sufficienti a definire la reale<br />
capacità di integrazione. Pertanto chi è delegato ad occuparsi<br />
di riabilitazione dei disabili gravi spesso crea scale di<br />
assessment che consentano un tentativo di follow up: ma<br />
esse sono difficilmente confrontabili con esperienze simili.<br />
Nel nostro istituto abbiamo cercato di individuare una scala<br />
validata che consentisse sia la misura degli output che il<br />
confronto.<br />
Dopo investigazione storica ci siamo fermati all’applicazione<br />
della scala Vineland che, nella sua versione italiana del 2003,<br />
ci è sembrata rispondente ai criteri scelti.<br />
Essa è stata applicata a 46 soggetti di età 8‐37 anni<br />
Dai risultati si può dedurre una sostanziale aderenza dei<br />
profili che derivano dal test rispetto alle competenze rilevate<br />
nel tempo con varie altre metodiche, pertanto riteniamo<br />
ragionevole utilizzare la scala anche come misura degli<br />
output e degli outcome. Si apprezza però una debolezza<br />
nella valutazione finemotoria, che è necessariamente<br />
inficiata dal deficit sensoriale visivo, presente nella nostra<br />
popolazione.<br />
Si ritiene metodologicamente corretto procedere testando<br />
tutta la popolazione dell’istituto e successivamente<br />
confrontare eventuali differenze di sviluppo nelle tre aree<br />
principali del comportamento adattivo: comunicazione,<br />
abilità quotidiane, socializzazione.<br />
Nel testo sono riportati i dati elaborati, con il commento.<br />
FOLLOW UP DI DUE FRATELLI AFFETTI DALLA<br />
SINDROME DELL’X FRAGILE.<br />
G. Strever, A. Passarella, G. Falciglia, G. Epifanio, D.<br />
Uliano (Campobasso)<br />
INTRODUZIONE<br />
La sindrome dell’X Fragile è una delle cause di ritardo<br />
mentale più frequente a carattere ereditario. Essa è dovuta<br />
202<br />
alla presenza di mutazioni dinamiche, a carico di un gene<br />
(FMR1) situato sul cromosoma X, che sono il risultato<br />
dell’instabilità e dell’espansione di sequenze di triplette<br />
ripetute.<br />
L’incidenza è maggiore nel sesso maschile (1:4000) rispetto a<br />
quello femminile (1:8000). Il quadro clinico è caratterizzato<br />
da ritardo mentale di grado variabile, anomalie<br />
comportamentali e particolari caratteristiche fisiche. Si<br />
associano iperlassità legamentosa, piede piatto e prolasso<br />
della valvola mitrale.<br />
MATERIALI E METODI<br />
Sono stati arruolati due bambini: M., maschio di anni 8 e 11<br />
mesi, e C., femmina di anni 5 e 6 mesi, fratelli affetti dalla<br />
sindrome dell’X Fragile, con mutazione completa. Sono stati<br />
sottoposti a follow up longitudinale a cadenza annuale con<br />
la seguente metodologia: osservazione di gioco,<br />
somministrazione di Griffiths Mental Development Scales,<br />
delle PM 47 e della Vineland Adaptive Behavior Scales,<br />
osservazione logopedica e neuro psicomotoria.<br />
CONCLUSIONI<br />
Dall’evoluzione dei dati dei follow up finora in nostro<br />
possesso si rileva quanto segue relativamente ad M.:<br />
‐ il livello di sviluppo cognitivo, valutato inizialmente,<br />
risultava uguale ad un QI di 64 e le risposte alle Matrici di<br />
Raven si collocavano al di sotto del 10° centile. Attualmente<br />
il QI risulta uguale a 60 e le risposte alle PM 47 si collocano al<br />
di sotto del 5° centile;<br />
‐ il linguaggio, ritardato e disfunzionale, è migliorato<br />
nel tempo nel versante recettivo, espressivo e funzionale<br />
anche se, allo stato attuale, non è adeguato all’età<br />
cronologica;<br />
‐ la relazione di chiusura iniziale è evoluta verso una<br />
maggiore socializzazione.<br />
Relativamente a C. si rileva quanto segue:<br />
‐ le competenze cognitive evolutive sono riferibili ad<br />
un ritardo di sviluppo di grado medio‐ lieve, il QI,<br />
inizialmente uguale a 40, è attualmente pari a 38;<br />
‐ il linguaggio, inizialmente povero e gergolalico,<br />
attualmente conserva le stesse caratteristiche, ma risulta più<br />
strutturato sul piano morfo‐sintattico anche se non adeguato<br />
alla sua età cronologica;<br />
‐ la relazione, inizialmente evitativa, risulta migliorata<br />
grazie ad una maggiore apertura al contatto corporeo ed<br />
oculare.<br />
In conclusione, i profili di evoluzione dei due bambini<br />
confermano i dati della letteratura sia per quanto riguarda<br />
l’evoluzione longitudinale sia per quanto concerne le<br />
differenze cliniche nei due sessi.