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BOOK ABSTRACT - Simfer

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L’errore più frequente risiede nel non prendere in<br />

considerazione questi presupposti: in particolare, per il<br />

trattamento cinesiterapico, sia nella fase acuta, sia nella fase<br />

degli esiti troppo spesso l’attenzione (e quindi le richieste di<br />

esercizio) sono focalizzate sulla contrazione dello sfintere<br />

anale che, com’è noto, non è danneggiato dalla<br />

prostectomia e non ha ruolo nella continenza urinaria.<br />

Il danno sfinteriale, di per sè non può essere direttamente<br />

emendato dalla cinesiterapia; gli obiettivi sono quindi relativi<br />

alla evocazione submassimale e massimale della muscolatura<br />

del piano pelvi‐perineale (integra, a meno di un danno<br />

neurogeno iatrogeno e pur in considerazione dello<br />

scollamento intraoperatorio), ricercando un incremento<br />

della forza di contrazione del muscolo, un incremento della<br />

stifness attiva, neuronale, che interviene precocemente e<br />

costituisce gran parte dei servo‐meccanismi, e della stiffness<br />

passiva o biomeccanica, legata alle proprietà viscoelastiche<br />

delle strutture muscolari, tendinee ed articolari,<br />

ottimizzando di conseguenza la capacità di risposta alle<br />

sollecitazioni improvvise ed alle variazioni di postura.<br />

Riteniamo che l’esercizio terapeutico propriocettivo possa<br />

contribuire al raggiungimento di questi obiettivi, dal<br />

momento che mira ad ottenere un’azione facilitante<br />

l’esecuzione di una consegna terapeutica caratterizzata da<br />

una attivazione motoria, che inserita in uno specifico<br />

contesto acquisisce un significato maggiore e più completo.<br />

L’addestramento propriocettivo richiede fantasia e creatività<br />

da parte del riabilitatore; tra le proposte che favoriscono la<br />

rieducazione dei servo‐meccanismi midollari di controllo<br />

troviamo (1):<br />

• esercizi in equilibrio statico con la contrazione della<br />

muscolatura pelvica<br />

• esercizi su tavole oscillanti su un solo piano dello<br />

spazio con la contrazione della muscolatura pelvica<br />

• esercizi su tavole oscillanti su due piani dello spazio<br />

con la contrazione della muscolatura pelvica<br />

• esercizi su tavole oscillanti a semisfera con la<br />

contrazione della muscolatura pelvica.<br />

LA GESTIONE DELL’INCONTINENZA URINARIA IN<br />

UN REPARTO DI LUNGODEGENZA.<br />

G. La Rosa, M. Gugelmetto, A. Bisceglia, M. Ciuffreda,<br />

D. Primon (Cittadella (PD))<br />

INTRODUZIONE<br />

L’icontinenza urinaria (I.U.) è di frequente riscontro nei<br />

pazienti ricoverati in reparti di Lungodegenza (LD) con una<br />

prevalenza del 50‐80%(1,2).<br />

Scopo del nostro lavoro è stato di valutare la prevalenza<br />

dell’I.U. in LD, le caratteristiche del paziente incontinente, la<br />

frequenza dell’uso del catetere vescicale, la presenza di<br />

infezioni urinarie correlate all’I.U., l’influenza sull’outcome<br />

ed individuare la migliore strategia gestionale attraverso<br />

l’ausilio di protocolli e linee guida.<br />

169<br />

Materiali e metodi<br />

MATERIALI E METODI<br />

Sono stati valutati per I.U. 296 pazienti (F 207, M 89, età<br />

media 81.4 anni) trasferiti al reparto di Lungodegenza dal<br />

Gennaio al Dicembre 2008.<br />

La valutazione di primo livello dell’I.U.basata su linee guida e<br />

protocolli aziendali validati comprendeva: presenza di I.U.<br />

e/o di catetere vescicale, distribuzione di I.U. per sesso, età,<br />

patologia e reparto di provenienza, presenza di infezione<br />

urinaria e confronto con un gruppo di continenti.E’ stato<br />

valutato inoltre l’income e l’outcome rispetto alla I.U., la<br />

degenza media, l’indice di Barthel all’ingresso ed alla<br />

dimissione.<br />

Analisi statistica:analisi della varianza.<br />

RISULTATI<br />

L’I.U. era presente nel 73% dei casi ed era più frequente nel<br />

sesso femminile (79.2% vs 59.7%). Al momento dell’accesso<br />

in reparto il 54.1% era portatore di catetere vescicale e in<br />

questi nel 69.4% era stato posizionato in ospedale. Il 18.9%<br />

usava sistemi ad assorbenza e condom. L’I.U. era più<br />

frequente nelle fasce di età comprese tra 70 e 90 anni e nei<br />

pazienti con ictus, broncopolmonite e demenza. La presenza<br />

di decubiti e l’allettamento correlavano in maniera<br />

significativa con I.U. L’indice di Barthel e la durata della<br />

degenza erano significativamente influenzate dalla presenza<br />

di I.U.<br />

Alla dimissione la percentuale di pazienti portatori di<br />

catetere vescicale era ridotta dal 54.1% al 34.8% con la<br />

rimozione del catetere vescicale in 57 casi. L’infezione delle<br />

vie urinarie era presente nel 62% degli incontinenti e nel 2%<br />

dei continenti. Dopo rimozione del catetere vescicale si è<br />

assistito alla guarigione dell’infezione urinaria nel 100% dei<br />

casi.<br />

CONCLUSIONI<br />

L’osservanza di linee guida e protocolli validati consente una<br />

migliore gestione dell’I.U. nel paziente ricoverato in<br />

Lungodegenza.La valutazione di primo livello dell’I.U.<br />

migliora significativamente l’outcome.<br />

RIEDUCAZIONE PELVI‐PERINEALE PRE‐<br />

OPERATORIA IN PAZIENTI CANDIDATI A<br />

INTERVENTO DI PROSTATECTOMIA RADICALE:<br />

VALUTAZIONI PRELIMINARI SUL RECUPERO DELLA<br />

CONTINENZA.<br />

M. Martini, G. Giovine, M. G. Arneodo, S. Bernardini, E.<br />

Blanc, R. Tappero (Torino)<br />

INTRODUZIONE<br />

L’incontinenza urinaria post‐prostatectomia radicale (RP) è<br />

una complicanza attesa ed invalidante. Il training muscolare<br />

del pavimento pelvico (PMFT) trova largo impiego<br />

terapeutico nel post‐operatorio, mentre esistono poche e

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